Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria il 8 aprile 1999, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall’autore.
1. Affronteremo sinteticamente, in questa conversazione, un tema utilizzato dalia propaganda anticattolica per denigrare la storia della Chiesa. Si tratta del “caso Galileo”.
2. A noi cattolici è stato rinfacciato che la persecuzione subita da Galileo ad opera del Tribunale del Sant’Uffizio costituisce la prova che la Chiesa Cattolica era nemica della scienza e della cultura.
3. Non solo. La “leggenda nera” sul caso Galileo ci dice anche che la Chiesa avrebbe condannato Galileo perché stava dimostrando, con le sue ricerche, che la Bibbia conteneva errori, mettendo con ciò in pericolo anche le altre verità di fede.
4. Per timore di arrivare a questo risultato, pericoloso per la Fede, la Chiesa avrebbe condannato Galileo all’abiura, cioè a rinnegare i risultati del le sue scoperte.
5. Di fronte a tali sospetti, a queste accuse, che giungono nelle nostre case attraverso i mass-media e quello che i nostri ragazzi imparano a scuola, noi cattolici non sappiamo che cosa rispondere.
6. Meno male che non tutti i cattolici sono fatti della stessa pasta. Uno che prima di chiedere scusa è andato a vedere come stanno veramente le cose è Vittorio Messori, che sarà una delle nostre guide. Un altro che si è preoccupato di studiare bene il caso Galileo è Rino Cammilleri. Ha scritto un opuscolo intitolato “La verità su Galileo” e anche questo opuscolo ci farà da guida.
7. La leggenda nera sul caso Galileo è nata dopo secoli di propaganda e di pubblicistica massonica, cioè di informazione organizzata e preparata da quel grande avversario della Chiesa Cattolica che è la Massoneria. È stata alimentata anche dalla pubblicistica laicista e comunista e può essere sintetizzata grosso modo in questi termini.
8. Galileo ha inventato il telescopio e grazie a questo strumento ha osservato il cielo, scoprendo che non è il sole a girare intorno alla Terra, ma la Terra a girare intorno al sole.
9. Ora, questa scoperta – narra la leggenda nera – dimostrava che la Bibbia era in errore, perché vi si trova scritto che Giosuè, per completare la disfatta dei nemici di Israele, ha fermato per un po’ di tempo il corso del sole. Se Giosuè ha fermato il corso del sole, ciò vorrebbe dire che, stando alla Sacra Scrittura, sarebbe il sole a girare intorno alla Terra.
10. In tal modo Galileo, con le sue scoperte, metteva in dubbio la verità della Bibbia. Naturalmente è subito intervenuto il tribunale della Inquisizione per processare Galileo, imprigionarlo e costringerlo ad abiurare.
11. Sempre secondo la leggenda nera, Galileo, dopo essere stato costretto con la forza ad abiurare dai giudici del Sant’Uffizio, avrebbe coraggiosamente sostenuto di avere ragione, pronunciando quella famosissima frase che tutti abbiamo sentito a scuola: “Eppur si muove!”. Vale a dire: voi ecclesiastici del tribunale dell’Inquisizione potrete anche incarcerarmi, costringermi a dire il falso, torturarmi, ma la Terra si muove comunque intorno al sole.
12. Dalla condanna di Galileo nasce – secondo la leggenda nera – quella inimicizia tra Chiesa e scienza che dura fino a nostri giorni.
13. Che cosa possiamo ribattere? Cercando di vedere come stanno le cose. Ma, per ragioni di tempo, mi limito ad esporre solo alcuni fatti che ci aiutano a capire quante bugie sono state dette sul caso Galileo. Non mancheranno le sorprese.
14. Veniamo alla prima sorpresa. Non è stato Galileo il primo uomo a credere che la Terra girasse intorno al sole. Già tre secoli prima di Cristo, un astronomo greco, Aristarco di Samo, sosteneva la stessa cosa.
15. Passiamo alla seconda sorpresa. Anche un canonico cattolico, un astronomo polacco di nome Copernico, morto 21 anni prima della nascita di Galileo era convinto che fosse la Terra a girare intorno al sole.
16. Dobbiamo ricordare che se Copernico decise di pubblicare la sua opera “La rotazione dei corpi celesti” solo nell’anno della sua morte (1543) non fu per paura della Chiesa e dell’Inquisizione, ma perché temeva di essere deriso dagli scienziati suoi contemporanei, molti dei quali erano certi che fosse il sole a girare intorno alla Terra.
17. A proposito di Copernico ecco una terza sorpresa: la sua opera fu pubblicata grazie alla volontà dei suoi superiori, tutti canonici e Copernico dedicò il suo studio al Papa Paolo III, che accettò la dedica.
18. Una quarta sorpresa. Da Copernico e fino all’episodio della condanna di Galileo, si succedono ben undici papi che non solo non disapprovano la teoria “eliocentrica” di Copernico, ma spesso l’incoraggiano. E non solo: Galileo stesso, che difende questa teoria, è trionfalmente accolto a Roma e viene fatto membro dell’Accademia Pontificia.
19. Giungiamo così ad una prima conclusione: quando Galileo inizia le sue osservazioni scientifiche, la Chiesa non è affatto nemica della scienza e contraria agli esperimenti scientifici. E non era di certo avversa a priori all’ipotesi secondo la quale la Terra girava intorno al sole, sostenuta da Copernico e poi da Galileo. Purché si parlasse di ‘ipotesi’ e non di ‘tesi’, come vedremo.
20. Fino al 1616 – anno del primo dei due processi a Galileo – la discussione sul sistema copernicano era permessa e persino incoraggiata nella Chiesa. Ad una condizione: che rimanesse confinata in ambito scientifico, senza sconfinare nel campo teologico e che fosse considerata una ipotesi scientifica, non una tesi, almeno fino a quando non si fossero trovate prove inoppugnabili.
21. C’è una lettera del cardinale Bellarmino, scritta al domenicano Foscarini nel 1612, nella quale si dice esplicitamente che Galileo avrebbe dovuto portare le prove della teoria copernicana, altrimenti doveva esprimersi per ipotesi.
22. La posizione del Bellarmino era la più corretta: ancora oggi, in ambito scientifico, fino a quando non si hanno le prove, si deve parlare per ipotesi, non per tesi. Non solo. Bellarmino afferma chiaramente che se dovesse esserci una prova reale di ordine scientifico, allora si poteva rivedere l’interpretazione di certi passi della Bibbia.
23. Come vedete, non c’era nella Chiesa una preclusione aprioristica, una chiusura ideologica verso la teoria eliocentrica, cioè verso la convinzione che la Terra ruotasse intorno al sole.
24. Proseguiamo. Prima di dare un giudizio dobbiamo conoscere qualcosa di Galileo. Chi era questo grande scienziato cattolico che mai dubitò che le sue ricerche scientifiche potessero mettere in discussione la vera fede cattolica?
25. Galileo nasce a Pisa il 15 febbraio del 1564. Ha soltanto 19 anni quando compie le prime scoperte sulle oscillazioni del pendolo.
26. Ha un carattere difficile che lo pone in contrasto con i colleghi di insegnamento. E non solo. Nel 1618, due anni dopo il primo ammonimento da parte del Sant’Uffizio, Galileo si trova a disputare sulla natura di tre comete, apparse poco tempo prima, con padre Orazio Grassi, che in questa caso aveva ragione contro Galileo, che negava addirittura l’esistenza delle comete.
27. Ebbene, pur in torto, il linguaggio di Galileo rivela un caratterino niente male: “Serpe lacerata”, scorpione”, “balordissimo”, “solennissima bestia” sono i titoli tutt’altro che galanti che Galileo attribuisce al padre Grassi.
28. Dal punto di vista morale non era un santo: convive more uxorio con una donna, Marina Gamba, che non vuole sposare e dalla quale avrà tre figli, un maschio e due femmine. Queste ultime si fanno suore, anche per insistenza del padre, che dopo aver abbandonato la madre doveva in qualche modo sistemarle.
29. È interessante notare che mai nessuno nella Chiesa ha rinfacciato allo scienziato pisano il suo comportamento morale. Al contrario, nella Ginevra del protestante Calvino uno come Galileo sarebbe stato decapitato, o arso sul rogo, per il delitto di convivenza.
30. Utilizzando il cannocchiale Galileo scopre le “macchie” della Luna e le fasi di Venere. Ma i primi a contestarlo sono i suoi colleghi di insegnamento. Molti si rifiutano di guardar dentro il cannocchiale, sostengono che quello che Galileo vede “in cielo” sono solo della macchie sulle lenti.
31. Ne nasce una disputa molto dura. Galileo riesce ad avere ragione dei suoi avversari grazie all’appoggio dei potentissimi astronomi e filosofi della Compagnia di Gesù, cioè dei Gesuiti, capitanati da san Roberto Bellarmino, che sostengono le scoperte di Galileo.
32. E non solo. Qualche anno dopo Galileo si trova in mezzo ad una disputa con altri scienziati riguardo il ghiaccio. In questa disputa Galileo viene appoggiato da Papa Urbano VIII, suo amico e ammiratore.
33. Come si vede, la Chiesa dei tempi di Galileo, nei suoi massimi vertici, non era affatto nemica della scienza e nemmeno di Galileo.
34. Proseguiamo con un altro episodio che dimostra come Galileo fosse molto bene considerato nella Chiesa. Quando scrive alcune lettere in difesa del sistema copernicano, che sostiene essere la Terra che gira intorno al sole, il padre Calvini a Firenze lo attacca e Galileo viene difeso da padre Benedetto Castelli e da padre Luigi Maraffi, che era il Maestro Generale dei Domenicani..
35. Non solo. Il cardinale Giustiniano ordina al padre Calvini di ritrattare pubblicamente le sue accuse a Galileo. E ancora. A Napoli, padre Foscarini pubblica, con l’approvazione ecclesiastica, una apologia di Galileo e del sistema copernicano.
36. Come si può notare, molti uomini di Chiesa, cardinali e religiosi, specie i Gesuiti – e sappiamo quanto fosse prestigiosa la Compagnia di Gesù a quel tempo – sostengono Galileo nelle sue teorie.
37. Nel 1615 troviamo Galileo a Roma, impegnato a propagandare presso i cardinali della Chiesa il suo sistema. A Roma indirizza al cardinale Orsini una lettera nella quale sostiene che la prova della rotazione della Terra intorno al sole è data dalle maree.
38. Purtroppo, questo soggiorno romano si chiude con una semplice censura del sant’Uffizio a Galileo Per la verità: in questo primo processo Galileo non viene nemmeno nominato: si condanna la teoria copernicana, si mette all’indice il libro di Copernico fino a quando non sia corretto, cioè fino a quando l’affermazione che la Terra gira intorno al sole non sia esposta come una ipotesi scientifica.
39. Galileo non viene dunque processato nel 1616, ma solo convocato dal sant’Uffizio ed invitato a non sostenere e a non insegnare la tesi copernicana. È solo una ammonizione, estremamente mite.
40. Invece, il 22 giugno 1633, nel convento di Santa Maria sopra Minerva, tenuto dai Domenicani, Galileo viene condannato perché nella sua opera “Dialoghi sopra i massimi sistemi”, opera che aveva ricevuto – si badi bene – l’approvazione ecclesiastica, Galileo sostiene la tesi copernicana.
41. La tesi copernicana, abbiamo detto. Ma Galileo aveva fatto una promessa, che non ha mantenuto: per ottenere l’imprimatur, egli si impegnava a parlare dì ‘ipotesi’ copernicana, non di tesi; perché non c’erano prove che la Terra girasse intorno al sole. Invece, non tenne fede alla parola data.
42. Di più: nei quattro giorni di discussione davanti ai giudici, per sostenere che la Terra ruotava intorno al sole, Galileo portò un solo argomento. Ed era sbagliato. Sosteneva, infatti, che le maree erano dovute allo “scuotimento” delle acque provocato dal moto terrestre. I giudici contestano questa prova e a loro volta sostengono – con ragione – che le maree sono dovute all’attrazione della Luna, non alla rotazione terrestre.
43. Possiamo giungere a questa conclusione: nel 1633, quando Galileo viene condannato, le cose stavano in questi termini: Galileo aveva ragione di dire che è la Terra a ruotare intorno al sole ma non aveva le prove. La prima prova scientifica della rotazione della Terra è del 1748, quindi più di cento anni dopo il processo.
44. Facciamo ora un passo avanti. Vediamo a quale condanna dovette sottostare Galileo. È presto detto: ad abiurare, certamente, ma anche a recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali.
45. Ecco svelata la ferocia del sant’Uffizio. Vi potete immaginare, amici radioascoltatori, ì salti di gioia che avrebbero fatto i milioni e milioni di esseri umani processati dai tribunali nazionalsocialisti o da quelli comunisti se invece di essere condannati a morte, ai lavori forzati, alla deportazione, all’esilio e alla fame, fossero stati condannati a recitar preghiere?
46. Non solo. Messori ci informa che Galileo, consapevole con il suo caratteraccio di aver fatto di tutto per indisporre i giudici, non mancò di ringraziare i dieci cardinali che lo avevano “condannato” per la mitezza di questa pena..
47. Processato, Galileo non passa un solo giorno di carcere, non viene sottoposto a tortura. Anzi, convocato a Roma per il processo, viene prima ospitato in un alloggio con cinque camere, con vista sui giardini vaticani e con cameriere personale. E tutto a spese della Santa sede.
48. E poi viene alloggiato nella splendi da Villa dei Medici al Pincio. Quindi si trasferisce nel palazzo dell’Arcivescovo di Siena, che era uno dei tanti ecclesiastici che gli volevano bene, per finire a sistemarsi nella sua villa di Arcetri, vicino a Firenze.
49. Galileo, nonostante questa condanna del Sant’Uffizio, non perde la stima e l’amicizia di vescovi e scienziati. Mai gli è impedito di studiare e di lavorare. Anzi, proprio dopo la condanna pubblica forse la sua opera principale – Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze – e può ricevere regolarmente visite, così che i migliori colleghi di tutta Europa vanno a visitarlo e a discutere con lui.
50. Ancora. Galileo non ritenne mai che i suoi studi mettessero in pericolo la sua fede cattolica. Muore a 78 anni, nove anni dopo aver subito la condanna del Sant’Uffizio, e lascia scritto: “In tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa”. È scritto con il linguaggio del tempo ma si capisce bene.
51. Muore confortato dall’indulgenza plenaria e dalla benedizione del Papa, segno anche questo che la Chiesa, nonostante la condanna, non lo considera un nemico, né Galileo si è mai considerato nemico della Chiesa.
52. Un’ultima considerazione. Abbiamo ricordato prima quella famosissima frase: “Eppur si muove!” che Galileo avrebbe detto davanti ai giudici che lo condannavano. Va detto che Galileo non pronunciò mai quelle parole; parole inventate da un giornalista italiano, un certo Giuseppe Baretti, nel 1757, a Londra, ben 124 anni dopo la condanna di Galileo.
53. Credo che per questa sera possa bastare.
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