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22.12.2024

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Il bisogno di Dio
31 Gennaio 2014

Il bisogno di Dio

 

 


Benedetto XVI ci aiuta a capire e a superare alcune difficoltà della evangelizzazione nel mondo di oggi. Il significato e la forza dell’Eucaristia, cibo indispensabile per giungere al traguardo della vita eterna e per rispondere alla necessità del divino

 

 

«SeguirLo riempie il cuore di gioia e dà senso pieno alla nostra esistenza, ma comporta difficoltà e rinunce perché molto spesso si deve andare contro corrente». Papa Benedetto XVI pronunciava queste parole nell’Angelus di domenica 23 agosto, ricordando il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni che la liturgia ha proposto per alcune delle domeniche precedenti, quello in cui il Signore ci dice di essere il Pane della vita disceso dal Cielo e quindi costringe ogni uomo a sceglierlo non per i suoi miracoli, in particolare quello della moltiplicazione dei pani che sfama migliaia di persone, ma perché seguire Gesù significa ottenere la vita eterna, mangiare quel pane che toglie per sempre la fame.
Il Papa ricorda che compiere questa scelta ottiene la gioia del cuore e dà un senso alla nostra vita, ma vuoi dire anche incontrare difficoltà e andare “contro la moda corrente”, cioè contro lo spirito dominante il mondo, quello sempre governato dal Maligno, e contro questo mondo storico in particolare, nel quale affermare di essere seguaci del Signore può comportare diversi gradi di difficoltà. Nell’epoca dominata dalle ideologie, testimoniare pubblicamente la fede comportava, nei paesi comunisti, la persecuzione, spesso il martirio. Oggi i martiri ci sono ancora e si trovano soprattutto nei Paesi asiatici dominati dai fondamentalismi islamico e induista o ancora dal Partito comunista (Cina, Vietnam), dove i cristiani vengono uccisi nel silenzio dei media mondiali, come è accaduto recentemente in Pakistan, ma come accade anche in India.
Certamente, nei Paesi occidentali, la testimonianza pubblica della fede può provocare derisione, emarginazione culturale, a volte persecuzioni amministrative nei Paesi dominati da un laicismo aggressivo e intollerante, come la Spagna di Zapatero: tuttavia, in Occidente, la persecuzione non è la prima preoccupazione del fedele cattolico.
Andare controcorrente oggi nel mondo occidentale significa rifiutare la “dittatura del relativismo” e avere il coraggio di cercare e poi proclamare la verità, di cercare le ragioni ultime della vita: chi sono, da dove vengo, che cosa mi accadrà dopo la morte, come mi devo comportare con i miei simili, a cominciare da quelli che mi sono accanto, quali doveri ho nei confronti delle comunità a cui appartengo? Molti uomini oggi eludono queste domande e affogano nel relativismo, nella ricerca continua ed esasperata di un piacere da consumare quotidianamente per sentirsi vivi, per cercare una ragione di gioia nella propria esistenza. Invece la gioia – dice Benedetto XVI – viene dal seguire il Signore, che riempie di senso la vita. La gioia segue l’incontro con la Verità e diventa il modo principale attraverso il quale facciamo conoscere la Verità che abbiamo incontrato: Verità che è una Persona e ha una dottrina.

I giovani in Occidente
Queste domande incombono sul futuro dell’Occidente e dello stesso mondo cattolico. L’uomo occidentale, in particolare il giovane, ha il tempo e il modo per porsi queste domande, per cercarne una risposta magari indagando sulle radici della sua storia e civiltà: a differenza del suo coetaneo cinese o africano, per fare alcuni esempi, non è oberato da pressanti e drammatiche urgenze di sopravvivenza, perché frequentemente vive nel benessere, anche se ha, come tutti gli uomini, problemi quotidiani da affrontare e risolvere. Spesso è proprio nella vita quotidiana che si annida l’ostacolo principale alla sua conversione: non ha un potere che gli impedisce di cercare la verità, ma uno stile di vita che lo “trattiene”, che gli offusca la mente, che circonda e seduce il suo cuore. È quel “materialismo pratico” indicato dal Magistero pontificio, diffuso in Occidente soprattutto in concomitanza con la caduta delle ideologie negli anni Ottanta del secolo scorso e poi dilagato in seguito al 1989: concludendo il Congresso eucaristico nazionale, poche settimane dopo la sua elezione, papa Benedetto XVI attribuiva al «mondo in cui ci troviamo, segnato spesso dal consumismo sfrenato, dall’indifferenza religiosa, da un secolarismo chiuso alla trascendenza» caratteristiche simili al deserto «grande e spaventoso» (Dt 8,15) in cui il popolo d’Israele ricevette la manna che gli permise di sopravvivere. Anche l’uomo moderno ha bisogno del pane divino per vivere in questo tempo e ottenere la salvezza eterna: «Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l’occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi un dovere imposto dall’esterno, un peso sulle nostre spalle. AI contrario, partecipare alla Celebrazione domenicale, cibarsi del Pane eucaristico e sperimentare la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può trovare l’energia necessaria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana”.

Il bisogno di Dio
Cento anni fa, papa san Pio X (1903-1914) aveva compreso la necessità dell’uomo moderno di nutrirsi di Dio il più frequentemente possibile e promosse la diffusione della comunione quotidiana, portando definitivamente a termine una lunga battaglia contro il rigorismo giansenista che in parte ancora affliggeva la mentalità di non pochi cattolici, soprattutto in alcune diocesi. Oggi, il suo successore ricorda che l’uomo moderno, costretto a vivere il cristianesimo in una società ostile, ha un infinito bisogno «di un Dio vicino, di un Dio che si dà nelle nostre mani e che ci ama”. Benedetto XVI ricorda che anche oggi, come accadde nel racconto evangelico, molte persone vorrebbero un Dio grande, secondo la loro misura, capace di soddisfare i bisogni ritenuti primari, ma che Gesù, allora e oggi, non addolcisce il suo insegnamento, anche a costo di perdere discepoli («Forse anche voi volete andarvene?», Gv 6,67): «Per la verità, quell’atteggiamento s’è ripetuto tante altre volte nel corso della storia. Si direbbe che, in fondo, la gente non voglia avere Dio così vicino, così alla mano, così partecipe delle sue vicende. La gente lo vuole grande e, in definitiva, anche noi spesso lo vogliamo un po’ lontano da noi”.

Dalla contemplazione nasce la missione
Quando Dio entra nel cuore dell’uomo lo trasforma. In sostanza, il problema centrale della nuova evangelizzazione è tutto qui: se gli uomini accolgono e permettono al Signore di operare attraverso la loro libertà, diventano capaci di proclamarlo, di amare e di perdonare gli altri. Così il mondo si trasforma e nasce la nuova civiltà della verità e dell’amore: «Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. È una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé. Cristo ci attira a sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli e la comunione con il Signore è sempre anche comunione con le sorelle e con i fratelli. E vediamo la bellezza di questa comunione che la Santa Eucaristia ci dona”.

BIBLIOGRAFIA

 

L’omelia di Benedetto XVI è stata pronunciata a Bari, il 29 maggio 2005, a conclusione del XXIV ‘” “Congresso eucaristico nazionale.
Le parole di Benedetto XVI sono state pronunciate all’Angelus di domenica 23 agosto 2009, a Castelgandolfo: « (…) generare una civiltà che nasca dalla verità e dall’amore» è la consegna di papa Giovanni Paolo Il nel suo discorso ai partecipanti al Meeting di Rimini, il 29 agosto 1982. I riferimenti alla persecuzione dei cristiani in Asia e alla grave mancanza di libertà religiosa in questo continente si possono trovare sul sito www.asianews.it (in particolare l’editoriale di Bernardo Cervellera del 27 agosto 2009, Libertà religiosa, strumento di progresso e di stabilità).

 

 


 

IL TIMONE N. 86 – ANNO XI – Settembre/Ottobre 2009 – pag. 58 – 59

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