Regia di David Mamet
con William H. Macy, Philip Seymour Hoffman, Alec Baldwin.
2000 – 102 minuti – colore
Divertente… ma non solo
Riuscire a dire cosa sia a rendere volgare un film non è semplice ne tanto meno breve.
Semplificando, si può affermare che la volgarità è tale quando è fine a se stessa e, soprattutto, quando è inutile. “Hollywood Vermont” è lo splendido esempio di come si possano girare pellicole, affrontando argomenti e situazioni “rischiose”, senza per questo cadere nel becero. La storia è quella di una troupe cinematografica che, a causa della mancanza di fondi e delle intemperanze poco morali del protagonista, è costretta, in tutta fretta, a cercare un nuovo luogo per le riprese. La scelta cadrà su di una sperduta e tranquilla cittadina, ma la lavorazione del film sarà l’occasione per far emergere le immoralità, i sotterfugi, l’imperante venalità, le meschinità del variegato mondo umano, che ruota attorno alla macchina da presa (e non solo). Anche il mite sceneggiatore sarà messo a dura prova, quando dovrà scegliere tra l’integrità dei propri principi e la possibilità di continuare la carriera. Tutto si risolverà perché, a ognuno di noi, dev’essere concessa una seconda possibilità.
“Hollywood Vermont” è una delle più intelligenti, acute, divertenti commedie degli ultimi anni. Il modo con cui vengono messi alla berlina determinati comportamenti, prendendo come pretesto il mondo del cinema, è esemplare e deve fare riflettere. Come diventa interessantissimo lo “sdoppiamento” che avviene nel film nel momento in cui il protagonista viene messo di fronte alla scelta delle proprie azioni. Mamet, che firma la regia e la sceneggiatura, si conferma uno degli autori più intelligenti e profondi attualmente in circolazione, dirigendo la pellicola, anche da un punto di vista tecnico, in modo superbo.
La trivialità di alcune situazioni o discorsi potrebbe suscitare qualche perplessità, ma l’abbondante ironia, il grande divertimento e la totale assenza di banalità, rendono completamente godibile il film.
IL TIMONE N. 80 – ANNO XI – Febbraio 2009 – pag. 63