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22.12.2024

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Hegel: se scompare la legge naturale
31 Gennaio 2014

Hegel: se scompare la legge naturale

 

 

 


Hegel fonda la supemazia assoluta dello Stato, fonte suprema dell’etica e della morale.
Così non esiste una legge morale naturale. E lo Stato può schiacciare il singolo

 

La filosofia di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) è l’espressione compiuta, sia sul piano metafisico che sul piano gnoseologico, della negazione della trascendenza, perchè egli nega la differenza tra Dio e mondo.
I grandi temi del sistema hegeliano sono riconducibili ad alcune tesi di fondo:
1. L’unità di finito e infinito, per cui ogni realtà finita è un momento dello sviluppo dell’infinito.
2. L’identità di reale e razionale.
3. La storia come dimensione unica e assoluta, esito e manifestazione del processo dialettico.

L’unità di finito e infinito

Per Hegel il mondo è una realtà unitaria al di fuori della quale non c’è nulla. Le singole parti finite non sono sostanze di diversa natura, ma manifestazioni di un’unica realtà assoluta, cioè Dio. Anche Dio, l’Assoluto non è «sostanza», ma processo di continua auto-produzione e continuo auto-prefezionamento.
Si può dire che il sistema hegeliano ha un contenuto «teologico» in quanto risolve ogni realtà nello Spirito assoluto e infinito, cioè Dio.
Per descrivere la natura e la vita dello Spirito, Hegel adotta termini propri della teologia cristiana, che però vengono svuotati del loro contenuto soprannaturale e piegati a significare una visione esclusivamente naturale e necessaria della realtà e delle vicende cosmiche; così, nel dogma dell’Incarnazione di Cristo egli non vede un fatto storico, bensì designa in modo immaginifico la realtà dello Spirito che coincide con l’uomo, con ogni uomo. Il mondo e la sua storia sono così concepiti come dispiegamento e manifestazione di Dio, un Dio identico al mondo la cui natura coincide con il divenire dialettico.

Identità di reale e razionale
La sentenza hegeliana secondo cui «tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale» riassume il senso del sistema hegeliano. Con l’identità di razionale e reale egli afferma che il Pensiero di Dio permea tutto ciò che esiste; lo Spirito infatti è Ragione e tra realtà e Ragione c’è identità sostanziale.
La seconda parte della sentenza esprime l’idea che il processo di auto-produzione dello Spirito, attraverso cui si costruisce la realtà, non è espressione di un movimento casuale, ma risponde ad una legge scientifica che non lascia alcuno spazio alla possibilità ed alla libertà. Anche se Hegel cercherà di evitare che la sua tesi venga interpretata come affermazione della necessità degli aspetti banali e immediati dell’esistenza, tuttavia non potrà negare il suo significato di giustificazione della sostanziale razionalità del reale. Affermare l’identità tra realtà e Ragione significa sostenere che essere e dover-essere coincidono, che le vicende dispiegate nella storia sono momenti necessari del processo attraverso cui lo Spirito si attua: ciò che è, è anche ciò che razionalmente deve essere.
Lo Spirito procede in modo dialettico, il che vuol dire che il processo costitutivo della realtà e della storia non è una crescita lineare, ma procede «a salti»: ogni momento (che Hegel chiama tesi) è superato dalla sua negazione (antitesi) dando origine a un nuovo momento superiore (sintesi), che a sua volta è tesi in vista di una nuova antitesi. Nella dialettica ogni momento deve essere superato attraverso la sua negazione e, poi, dalla negazione della negazione; la realtà viene così completamente disciolta nella totalità, l’unico valore che le appartiene è di essere un momento del processo.
La storia sacra, che inizia con la creazione, passa attraverso il peccato originale e la Redenzione, per terminare con la seconda venuta di Cristo, si trasforma in Hegel in un processo che risponde alla «legge» della tesi, dell’antitesi e della sintesi.
La dialettica è il divenire dell’essere, ma anche l’essere come divenire. È un movimento che non presuppone nessuna sostanza diversa dalla ragione.

Lo storicismo
Gli eventi storici non solo manifestano il loro senso profondo come momenti della storia totale, ma hanno sempre il significato della vittoria della Ragione (Dio) che si afferma in una forma superiore; come dire che chi prevale nella storia è «nella verità», ha sempre ragione. In questo modo ogni fatto risulterà «giustificato» dalla sua stessa esistenza: sarà «bene» perchè c’è.
D’altra parte, se la storia umana è Dio che si fa, se è Dio stesso ad attuarsi in essa, ogni evento storico sarà vero e buono per il fatto di essere accaduto. Il giudizio sulla storia è compiuto all’interno dello stesso processo storico: il «diritto» vince sempre, perchè ciò che accade è attuazione della Ragione.
Qualcuno potrebbe vedere in questa affermazione una somiglianza con quella cattolica secondo la quale «La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica n. 58). Ma non bisogna confondere il male, che rimane tale anche se trasformato in occasione di bene dalla Provvidenza di Dio, con la valutazione positiva di tutto quanto accade, secondo il pensiero hegeliano.
Il fine ultimo della storia è la realizzazione della libertà dello Spirito e questa libertà si realizza, secondo Hegel, nello Stato; lo «Stato etico» non può essere né lo Stato liberale, in cui il singolo pretende di far valere i propri diritti individuali, nè lo Stato democratico, legato all’idea di sovranità popolare, perchè il popolo, al di fuori dello Stato, «è solo una massa informe».
La sovranità dello Stato non è quindi fondata né sugli individui nè sulla società, ma deriva dallo Stato stesso; il che equivale a dire che lo Stato è superiore agli individui ed alla società come il tutto è superiore alle parti.
Questo modello organicista dello Stato si accompagna al rifiuto del modello contrattualista, che fa dipendere la vita associata da un contratto stipulato tra volontà individuali, e del modello giusnaturalista, che afferma l’esistenza di diritti naturali che precedono e superano lo Stato.

Totalitarismo e giuspositivismo
Insomma, dal sistema hegeliano emerge che l’individuo è completamente assorbito nello Stato: non ha alcuna autonomia da far valere, né alcun diritto da rivendicare di fronte allo Stato. Lo Stato cioè ha tutta la legittimità di usare a suo piacimento il singolo uomo e addirittura può – se lo ritiene necessario – schiacciare ed eliminare il singolo e le minoranze. Notiamo allora come in Hegel si possa trovare (tra le altre cose) una fondazione ed una legittimazione del totalitarismo. Questo perché secondo Hegel lo Stato è Dio stesso e non riconosce alcuna altra autorità ulteriore. Di conseguenza, lo Stato è per Hegel la fonte suprema dell’eticità e della moralità. Non esiste quindi una legge morale naturale a cui lo Stato debba attenersi, perché esso stesso è la sorgente di ogni principio etico: lo Stato definisce e stabilisce il bene e il male.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Antonio Livi, La filosofia e la sua storia. La filosofia contemporanea – L’Ottocento, Dante Alighieri, 1997, pp.96-139 (specialmente pp. 113-115, 120-121, 137-138, 128-130)..

 

 

 

 

IL TIMONE  N. 92 – ANNO XII – Aprile 2010 – pag. 32 – 33

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