Il Timone n. 116 – anno 2012 –
«Molti sacerdoti consacrano l’eucaristia nel contesto di un linguaggio narrativo, senza porre quello stacco rituale, che immette nel diverso modo di pronunziare le parole del Signore, a carattere performativo. Debole o inesistente è l’inchinarsi e il pronunziare “con somma pietà” le parole dell’Istituzione. Ciò produce nei fedeli l’impressione di un semplice racconto, senza percepire il Mistero che, qui ed ora, si realizza nell’evento sacramentale. L’elevazione delle sacre specie, solo indicata, ma non descritta dalle rubriche, viene compiuta in modo insufficiente, inespress...