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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

 

Il Timone n. 50 – anno 2006 –

 

«… il tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo. Dovremmo, allora, capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno».
(Joseph Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, pp. 62-63).

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«Nella notte di Natale del 1942, durante l’accerchiamento del mio Corpo d’Armata, eravamo veramente allo stremo delle forze, quasi senza più speranza. C’era gente che si suicidava. Ho fatto una promessa alla Madonna: se esco di qui io mi impegnerò nell’attuare il secondo versetto del Pater Noster: venga il tuo regno. A determinarmi, più ancora della situazione patologica che vivevamo – il freddo, la fame, le notti insonni sul ghiaccio e sulla neve a temperature polari, i morti – era la constatazione dell’odio che c’era tra i nostri alleati tedeschi e i nemici russi dall’altra parte, gli uni e gli altri con una ferocia terribile. Mi chiedevo: ma com’è possibile che siamo arrivati a questo livello? Pensavo di darmi da fare nell’ambito della carità, però mi sono reso conto che sarei stato poco efficiente, perché non vi ero portato. Allora la Provvidenza mi ha fatto capire che non c’è solo il regno della carità, ma anche il regno della verità. Mi sono quindi impegnato nella ricerca della bellezza nel rispetto assoluto della verità. Questi sono i due pilastri: verità e bellezza».
(Eugenio Corti, in Roberto Corsi, Il lucignolo che fumiga. Furbi et Orbi della politica, p. 68).

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«Dio, che non ha bisogno di nulla, attraverso l’amore chiama in vita creature completamente superflue per poterle amare e perfezionare.
Egli crea l’universo già prevedendo – o dovremmo dire “vedendo”, perché in Dio non c’è distinzione di tempi? – il nugolo ronzante di mosche che circonda la croce, la schiena flagellata e compressa contro il legno scabroso, i chiodi infissi nei nervi mediani, il ricorrente senso di incipiente soffocamento mentre il corpo si affloscia sempre più, il ripetuto tormento delle braccia e delle gambe ogni qualvolta egli si solleva per poter respirare. Se mi è concesso usare una similitudine dal mondo biologico, Dio è un “ospite” che deliberatamente crea i suoi parassiti. Ci fa esistere cosicché possiamo sfruttare e “trarre vantaggio” da Lui.
In questo consiste l’amore.
Questo è il diagramma da seguire, tracciato da colui che è l’amore stesso, l’inventore di tutti gli affetti».
(C. S. Lewis, I quattro amori. Affetto, Amicizia, Eros, Carità, p. 116).

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«La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo. Si insegni loro che essi, ritornando alla Chiesa, non perderanno nessuna parte del bene che, per grazia di Dio, è finora nato in loro, ma che col loro ritorno questo bene sarà piuttosto completato e perfezionato».
(Istruzione Ecclesia Cattolica, della Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio, all’Episcopato cattolico, 20 dicembre 1949).

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«La grande rivelazione della biologia moderna (che Darwin non conosceva) è che la vita sulla terra non si è evoluta, col passare del tempo, dal semplice al complesso, ma al contrario è apparsa sulla terra già complessa e già nella sua massima perfezione. Il DNA che alberga nella cellula di una formica, di un topo, di un elefante, di una scimmia o di un uomo è, negli elementi chimici che lo compongono e nella sua struttura fisica, sempre lo stesso: è, come dicono i biologi, “universale”. (…) Le specie viventi nascono già complesse, già “programmate”, anche se ci sfugge come è nata tale programmazione e come essa influisca sulla “forma” finale del vivente. Abbiamo detto che ci sfugge il come, non però che ci sfugge il Chi ha programmato e realizzato una tale meraviglia».
(Jean-Marie de la Croix, L’evoluzione darwiniana dell’uomo: ipotesi vera o falsa?, pp. 83-84).

IL TIMONE – N.50 – ANNO VIII – Febbraio 2006 – pag. 34

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