Proprio perché la pandemia è stata, ed è, un male terribile, ogni persona di buon senso ha il dovere di non rendere inutili i costi, umani e di altro tipo, sanitari ed economici, che essa ha fatto e sta facendo pagare.
Emerge un paradosso: nel momento storico di più accentuata esaltazione della categoria dell’autodeterminazione, il virus ha costretto e costringe a guardarci intorno; e a constatare che non esiste soltanto ciascuno di noi preso singolarmente, frequente portatore di desideri dei quali reclama dall’ordinamento il riconoscimento come diritti, e dalla scienza la realizzazione concreta.
Esistono delle comunità, familiare, di lavoro, territoriale, nazionale, sovranazionale, che impongono di prendere prioritariamente in considerazione la sopravvivenza nostra e di chi ci sta a fianco: l’imposizione di taluni obblighi, dal distanziamento alla mascherina, ci è stata spiegata proprio in funzione della tutela della vita e della salute del prossimo a noi più prossimo. Col Covid-19 le necessità della vita hanno avuto e stanno avendo la prevalenza sul resto, perfino su diritti veri, inalienabili, come… (per leggere l’articolo acquista il Timone o abbonati)
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