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22.12.2024

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Giovanni Crisostomo, «bocca d’ora»
31 Gennaio 2014

Giovanni Crisostomo, «bocca d’ora»

 

 

Benedetto XVI ripercorre la storia della Chiesa nei primi secoli attraverso le testimonianze dei principali protagonisti. Efficace forma di apologetica, che si serve del racconto dell’intervento di Dio nella storia, tramite i suoi testimoni.

I contemporanei rischiano di avere un’immagine della Chiesa deformata dalle notizie parziali provenienti da una società dominata dall’influenza che i media hanno sulle opinioni delle persone, una influenza che riguarda tutti, anche chi, operando nei mezzi di comunicazione, crede di essere meno influenzabile.
Accade così che gli stessi cattolici si dimentichino facilmente cosa sia veramente la Chiesa, confondendola con il modello che di volta in volta viene proposto dai media, secondo le esigenze polemiche del momento. Così la Chiesa diventa a volte una lobby che vuole influenzare il potere politico, o addirittura appropriarsene direttamente, oppure una congrega di pedofili, come sembra diventare ogniqualvolta viene abilmente “montato” un caso specifico, che spesso poi si rivela infondato, oppure anche nel senso positivo, quando viene confusa con un’agenzia educativa o caritativa.
Forse pensando a questa confusione, papa Benedetto XVI ha ritenuto di dedicare le udienze generali del mercoledì a riproporre i tratti salienti della storia della Chiesa, attraverso le sue figure principali, i dodici apostoli e i primi testimoni del Vangelo nella Chiesa delle origini. Queste udienze sono state felicemente raccolte in un unico libro che ne permette una migliore fruizione da parte del lettore. Il Papa spera di ottenere alcuni risultati nei fedeli che leggeranno i suoi interventi, in particolare quello di far comprendere che il disegno di salvezza che Dio propone a ogni uomo si realizza nella storia attraverso tappe precise e identificabili dove «il primo passo è la “raccolta” del popolo di Israele», il «popolo della promessa, il cui raduno è il segno di salvezza per tutti i popoli, l’inizio dell’universalizzazione dell’Alleanza» (udienza del 22 marzo 2006).
Dopo aver presentato le singole figure degli Apostoli e degli altri principali testimoni del Risorto che si incontrano negli Atti o nelle Lettere di san Paolo, il Papa ha continuato a seguire l’avventura della comunità cristiana nel corso dei primi secoli, occupandosi di molti fra i grandi Padri della Chiesa, greci e latini.
Così il lettore ha la possibilità di guardare la Chiesa con un respiro più profondo, meno circoscritto alle vicende della cronaca, che sono importanti ma rischiano di diventare fuorvianti, se non sappiamo leggerle nel contesto dei duemila anni della straordinaria e miracolosa presenza della Chiesa, una presenza che, se non fosse divina e dunque capace di generare santi in ogni epoca storica, sarebbe senza dubbio franata sotto la miseria dei tanti uomini che hanno accompagnato le vicende umane della Sposa di Cristo.
Recentemente il Pontefice ha dedicato due udienze a una di queste straordinarie figure dei primi secoli, san Giovanni Crisostomo, nato intorno al 350 ad Antiochia di Siria, divenuto vescovo di Costantinopoli ma morto in esilio, nel 407.
Oltre a ricordare le vicende edificanti della vita e l’importante produzione teologica di questo padre greco della Chiesa, quando quest’ultima non aveva ancora conosciuto la divisione fra le Chiese orientali e quella di Roma, Benedetto XVI indica in lui «uno dei grandi Padri della Dottrina Sociale della Chiesa» per aver auspicato, nel commento agli Atti degli Apostoli, la nascita di una società che si basasse sulla persona e così superasse la concezione sociale della polis greca, nella quale la persona era completamente subordinata alla comunità e molti uomini erano anche privati del diritto alla cittadinanza. Il cristianesimo ha invece introdotto nella cultura e nella civiltà il primato della persona, che appunto consiste nel riconoscere come le istituzioni, le comunità, la famiglia e la stessa patria servano allo sviluppo dei singoli, al raggiungimento della loro perfezione, pur rimanendo la responsabilità di ognuno di contribuire al bene delle comunità maggiori attraverso uno dei principi cardine della dottrina sociale, quello della solidarietà, che in qualche modo riconosce una sorta di privilegio al bene comune.
Il primato della persona è penetrato progressivamente nella cultura del mondo antico, modificando i costumi dei romani, dei popoli barbari, che ne comprendevano la portata nella misura in cui diventavano cristiani. Crisostomo capì, ricorda il Pontefice, che non ci si poteva limitare ad aiutare i poveri «di volta in volta», attraverso l’elemosina, ma che bisognava indicare un ideale sociale che appunto prevedesse il superamento dell’ideale della polis greca, mettendo al centro la persona. Come ha spiegato il card. Carlo Caffarra, questa concezione cristiana verrà stravolta dall’individualismo illuminista del XVIII secolo entrando progressivamente nelle istituzioni europee in seguito alla Rivoluzione del 1789 e alle diverse rivoluzioni nazionali europee, dando vita a un individuo «diviso in se stesso da ogni altro» e all’«affermazione del primato della libertà intesa come negazione di ogni appartenenza» (conferenza del 17 maggio 2005, a Bologna, in memoria di papa Giovanni Paolo II). Un individualismo che ha atomizzato il corpo sociale, vanificando secoli di solidarietà praticata attraverso la collaborazione dei diversi corpi intermedi che costituivano la cristianità in Occidente, preparando il terreno alla lotta delle classi e alla concessione dei diritti personali soltanto all’uomo efficiente, non al concepito, all’embrione, all’anziano malato.

 

San Giovanni Crisostomo

Nato in una famiglia facoltosa cristiana di Antiochia attorno al 350, Giovanni verrà educato dal celebre retore pagano Libanio. Battezzato nel 368, formato alla vita ecclesiastica dal vescovo Melezio, spinto da un desiderio di perfezione trascorrerà quattro anni tra gli eremiti del vicino monte Silpio e quindi altri due anni in solitudine all’interno di una grotta sotto la guida di un maestro. Ammalatosi, costretto a ritornare ad Antiochia, troverà la sua definitiva vocazione nella vita apostolica, in particolare nella predicazione, diventando il più grande oratore della tarda antichità per cui verrà soprannominato “Crisostomo”, che appunto significa “bocca d’oro”. Diacono nel 381, presbitero nel 386, verrà consacrato vescovo nel 397 e guiderà la diocesi di Costantinopoli, la capitale dell’Impero romano d’Oriente, dove potrà manifestare le due doti pastorali di amministratore dedito alle esigenze dei poveri (verrà chiamato l’«elemosiniere») e critico severo di un uso improprio del potere imperiale, che gli costerà l’esilio, per ben due volte. In esilio quindi morirà il 14 settembre 407, nella festa dell’Esaltazione della Croce, a Comana nel Ponto, nella cappella dedicata al martire san Basilisco, accanto al quale verrà sepolto. Le sue spoglie verranno trasportate nella chiesa degli Apostoli di Costantinopoli e poi nel 1204 a Roma, dove sono venerate nella Cappella del Coro dei Canonici della basilica di San Pietro. Giovanni Paolo II le donò, in parte, al Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, il 24 agosto 2004. Autore dell’opera più vasta fra tutti i Padri Greci (molti sono i suoi interventi tradotti dalla importante collana di testi patristici edita da Città Nuova), Crisostomo viene venerato dalla Chiesa d’Occidente e da quella orientale, mentre Giovanni XXIII lo ha proclamato patrono del Concilio Vaticano II.

 

Bibliografia

Benedetto XVI, Gli apostoli e i primi discepoli di Cristo. Alle origini della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 2007 (raccoglie le Udienze Generali di un anno, dal 15 marzo 2006 al 14 febbraio 2007).
Le successive Udienze generali di Benedetto XVI sui Padri della Chiesa, e in particolare quelle su san Giovanni Crisostomo del 19 e 26 settembre 2007, si possono trovare sul sito della Santa Sede www.vatican.va.
Altre informazioni su san Giovanni Crisostomo in Hubertus R. Drobner, Patrologia, Piemme, 2002, pp. 437-449.
La conferenza del card. Carlo Caffarra si può trovare sul sito www.caffarra.it.

TIMONE – N.67 – ANNO IX – Novembre 2007 pag. 58-59

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