Li potremmo definire senza dubbio contrabbandieri della fede cattolica in un mondo secolarizzato. Oggi più di un filippino su dieci – 12 milioni – si trova all’estero per lavoro. Un esercito silenzioso fatto di operai, infermiere, donne delle pulizie, muratori, colf, marinai, ma anche di professionisti qualificati sparsi per il globo porta con sé la propria cultura e la propria fede. La racconta nel primo piano di novembre Luigi Piras
Quella della comunità filippina è una presenza che spesso in Occidente passa letteralmente inosservata. Eppure è numerosa, e lieto e mite è il contributo che loro seminano nelle nostre case, nelle nostre famiglie. A lasciare il segno sono soprattutto colf, badanti e baby sitter numerose nelle grandi città: portano in tante famiglie un sorriso cristiano e l’amore al Santo Niño, anche se l’integrazione nelle parrocchie. Valerio Pece nel primo piano di novembre ci conduce dentro un viaggio alla scoperta di questa presenza solo apparentemente silenziosa.
Quella dei Filippini è l’evangelizzazione più riuscita dell’Estremo Oriente. La pervasività della fede nel Paese asiatico ha davvero pochi eguali. Non solo il popolo resta tenacemente attaccato alle sue radici spirituali, ma anche le élite economiche non temono di manifestare il proprio appoggio alla Chiesa, come avvenuto per il Gruppo SM Investments, uno dei maggiori conglomerati industriali del Paese, la cui leader ha dichiarato, parlando del film Unplanned: «Ogni filippino, ogni persona, dovrebbe vederlo». Ne parla Roberto Manfredini.
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