Non è un luogo comune dire che la piccola impresa è la spina dorsale dell’economia italiana. È vero ed è significativo ricordarlo per tante ragioni. La più importante è che, non a caso, la piccola impresa è soprattutto un’impresa familiare in cui l’imprenditore è un pater familias fondatore, responsabile, e genitore garante di un’evoluzione continua. La piccola impresa è una comunità di persone, legate non solo dall’obbiettivo del lavoro e del profitto, ma anche e soprattutto da un’esigenza di partecipazione e creatività. La crisi di questa tipologia di impresa indica, più in generale, il fatto di non aver saputo valorizzare questo modello di sviluppo, ma ancor più l’aver messo nel dimenticatoio Dio.
A fare la differenza è quindi il tipo di etica e di logica che sta nella testa e nel cuore degli imprenditori e dei loro collaboratori nell’impresa. Il dossier del Timone di gennaio affronta questa differenza riflettendo con Gianfranco Fabi sul ruolo di queste imprese nell’economia italiana e con Stefano Fontana su cosa insegna la Dottrina sociale della chiesa.
Per capire in concreto di cosa si tratta Benedetta Frigerio racconta la vicenda umana e imprenditoriale del papà della Nutella, Michele Ferrero, e quella di Vittorio Tadei, romagnolo patron di un impero della moda (nella foto insieme a don Oreste Benzi).
Andrea Zambrano, invece, ha incontrato Cesare Ponti, quello del celebre aceto, e Stefano Zanni, che ha creato Holyart conosciuto come “l’Amazon del sacro”. Infine, un viaggio nella diocesi di Bologna per scoprire le scelte del compianto cardinale Carlo Caffarra quando ha ricevuto in eredità l’azienda di cancelli automatici Faac…
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