«La caratteristica-chiave di don Matteo è la speranza. Esiste il male, certo, ma c’è sempre la speranza. Non cerca il colpevole, ma vuole aiutarlo, per andare oltre il male che l’ha travolto».
Lo afferma Mario Ruggeri, bergamasco, classe 1973, sposato con due figli. Laureato in filosofia in Università Cattolica, con un dottorato in linguistica applicata e linguaggi della comunicazione, è uno dei «creatori» del sacerdote più amato d’Italia. Per la precisione è head writer, cioè coordinatore del team di giovani soggettisti della serie televisiva, a partire dalla settima edizione.
Don Matteo «non condanna mai, non giudica mai. Non dice: “Hai sbagliato”. Ma semmai: “Come ti posso aiutare?”. Oppure: “Puoi contare su di me”». Aggiunge Ruggeri: «Questo prete piace a coloro che stanno a casa, davanti alla Tv, perché è come se si sentissero interpellati da lui, coinvolti, e gli venisse detto: “Anche tu ce la puoi fare, qualunque sciocchezza tu abbia compiuto. Sei perdonato”» …
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