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21.12.2024

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Dio parla ad Abramo
31 Gennaio 2014

Dio parla ad Abramo

 

 

 

È proprio scritto così: «Fu rivolta ad Abram in visione questa parola del Signore: “Non temere, Abram, lo sono il tuo scudo, la tua ricompensa sarà molto grande”». Abramo vede colui che gli parla: è il suo Dio. E, nonostante tale annuncio, Abramo osa manifestargli la sua grande, intima sofferenza: «a me non hai dato discendenza»: infatti, Sara, sua sposa, era sterile. Ed ora accade l’ineffabile. Il Signore è accanto ad Abramo nella sua tenda. È notte. È scritto che egli “lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”.
Possiamo immaginare quel momento: il cielo era come un tessuto di stelle vivide, innumerevoli. Il loro Creatore è lì, presso Abramo. È scritto: «lo condusse fuori». Forse egli prese per mano quella creatura meravigliosa che aveva eletta ad essere totalmente sua. Lo sguardo di Abramo contempla quella fiumana di stelle: «Tale sarà la tua discendenza». Abramo è ora in una esaltazione indicibile per quella presenza di Dio, lì, accanto a lui, per quella promessa di Dio tanto grande e meravigliosa da sembrare inverosimile. Ma: «Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia».
Paolo, scrivendo ai Romani e ai Galati, mette in evidenza il grande valore della fede di Abramo nella onnipotenza di Dio. È questa fede che gli da gloria perché è certezza che non vi è nulla di impossibile per lui. Abramo “crede” che la sua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo. Questa “certezza” gli valse ben più di qualunque opera buona che egli avrebbe potuto fare. Tale è il significato delle parole: «(il Signore) glielo accreditò come giustizia». Quando noi “dubitiamo” della potenza di Dio, lo offendiamo profondamente. Nella Lettera agli Ebrei è scritto: «Senza la fede è impossibile essergli graditi».
Poi, quando il Signore dice ad Abramo che gli darà in possesso la terra di Canaan – altro fatto grandioso e inverosimile – Abramo osa chiedergli in qual modo questo potrà accadere. E il giorno dopo Dio fa un patto di alleanza con lui e gli annunzia che i suoi discendenti saranno forestieri per 400 anni in Egitto, ma ne usciranno con molti beni per ritornare lì, in quella terra e prenderne possesso. Allora e non subito «perché l’iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo».
Così ci è svelata la strategia divina. Al tempo di Giosuè, il popolo d’Israele avrebbe conquistato il territorio in cui Abramo si trovava. V: era ancora gente, in quel luogo, che non era giunta al colmo della malvagità. Quando, dopo 400 anni non ci sarebbe stato più nessun giusto, sarebbe accaduto per quel le popolazioni quello che accadde per Sodoma e Gomorra. Non il fuoco dal cielo le avrebbe distrutte, ma l’esercito di Giosuè guidato dalla potente mano di Dio.
E questa sarà anche la sorte ultima di tanti abitanti della terra che corrono spensierati verso la loro perdizione. La strategia divina, poiché è secondo giustizia, è immutabile. Con quelle grandiose promesse del Signore, nel suo cuore, Abramo ritornò alle sue attività consuete. Egli ignorava a quali prove Dio lo avrebbe sottoposto perché la sua fede in lui fosse assoluta, fino all’eroismo, in lui che lo aveva preso per mano, che gli aveva detto di voler essere il suo “scudo”, il suo protettore.

 

(continua)

 

IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 58

 

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