All’inizio degli anni Settanta, i miei coetanei non si appassionavano certo alle chiese, intese come edifici. Semmai, quelli che si dicevano “cattolici”, e che si interessavano all’architettura che si rifiutavano di chiamare ancora “sacra”, teorizzavano la rivolta contro il “trionfalismo preconciliare” e progettavano (e, purtroppo, talvolta costruivano…) capannoni in cemento armato a vista, garage, sale di incontro popolare, rigorosamente senza alcun segno cristiano all’esterno e spesso neanche all’interno. Una croce almeno sul tetto? Ma basta con simili violenze verso chi non è credente! Quel loro “scatolame edilizio”, era (dicevano) il mode...