Il 25 ottobre la Chiesa fa memoria dei martiri romani Crisante e Daria, due figure verosimilmente poco conosciute da molti fedeli e delle quali, in effetti, non si sa moltissimo se non che, appunto, subirono il martirio quando ancora erano due giovani nobili legati da una promessa di matrimonio. Una storia affascinante, la loro, che merita di essere per quanto possibile conosciuta e riscoperta.
Va in tale direzione, sul Timone di ottobre, un articolo di Andrea Galli, che anzitutto segnala un dato fondamentale: i resti degli «sposi sepolti vivi» in quanto cristiani, pur a distanza di molti secoli, ci sono ancora e sono da tempo conservati a Reggio Emilia, nella Cattedrale cittadina. Non a caso costoro sono comprotettori della città di Reggio, con anche la comunità civile che riconosce loro questo titolo.
Galli inoltre richiama l’attenzione su recenti analisi scientifiche che, a sorpresa, hanno confermato appieno quanto la tradizione ha sempre tramandato su Crisante e Daria, due «amanti del Cielo» la cui vicenda e storia merita dunque di essere davvero di essere non solo riscoperta, ma anche apprezzata; per ciò che i due giovani hanno compiuto allora, impegnandosi nell’evangelizzazione, e per ciò che il loro esempio può insegnare ancora oggi.
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