La civiltà dell’amore si costruisce instaurando istituzioni politiche e sociali autenticamente cristiane. La storia ci ha consegnato un modello: la Christianitas medievale.
A cui i cattolici devono guardare per costruire il futuro.
Il 16 dicembre 2000, in occasione del congresso storico che si svolgeva in vaticano per celebrare i 1200 anni dell’incoronazione di Carlo Magno, compiuta dal Papa san Leone III la notte di Natale dell’anno 800, Giovanni Paolo II ha voluto ricordare, in un messaggio ai congressisti, l’importanza culturale e religiosa del grande imperatore, padre, con san Benedetto, dell’Europa cristiana.
L’incoronazione di Carlo Magno fu infatti un atto pubblico e simbolico di importanza universale, destinato ad esprimere, per più di un millennio, la concezione della sovranità cristiana. Tale dottrina è esposta dagli apostoli Pietro e Paolo nelle loro Lettere e può essere riassunta dalla massima Non est potestas nisi a Deo (Rm 13,1). In questa massima riecheggiano le parole rivolte da Gesù Cristo al plenipotenziario dell’Imperatore romano: “Tu non avresti su di me alcun potere, se non ti fosse stato dato dall’alto” (Gv 19,11). Gesù Cristo dispose la coesistenza sulla terra di due autorità sovrane: un potere spirituale, proprio della Chiesa, e un potere temporale, incarnato nella persona di Cesare, che deve essere onorato e obbedito come quello religioso, poiché il Signore comanda di dare “a Cesare quello che appartiene a Cesare e a Dio quello che appartiene a Dio” (Mt 22,21). Nella concezione cristiana della politica, un intimo rapporto di collaborazione collega la sfera temporale e quella spirituale. La natura di questa relazione è espressa da Papa Gelasio (492-496) nella celebre formula dei “duo luminaria”, secondo cui “vi sono due poteri principali mediante i quali il mondo viene governato: l’autorità sacra dei Pontefici e il potere regio”.
L’Europa fondata da Carlo Magno fu guidata per cinque secoli da questi due poteri: I”auctoritas sacrata dei Pontefici, o Ecclesia, e la regalis potestas dei sovrani, o Imperium. Il Papa e l’Imperatore, monarchi dei due governi supremi, esercitarono entrambi una piena potestas derivante, sia all’uno che all’altro, direttamente o indirettamente da Dio. Nell’epoca in cui, secondo le parole di Leone XIII, “la filosofia del Vangelo governava gli Stati”, la Cristianità fu la realizzazione, sul piano naturale, dì quella grande società soprannaturale che è il Corpo Mistico di Cristo. A partire dal XVI secolo si fece strada in Europa una nuova concezione del potere politico.
L’Umanesimo emancipò con Machiavelli la sfera politica da quella religiosa e morale, di cui la Chiesa era custode. Il protestantesimo, negando l’autorità stessa della Chiesa, separò definitivamente da questa il potere politico.
Nel XVII e XVIII secolo il “contrattualismo” di Hob bes, Locke, Rousseau, pretese di assegnare al sovrano, individuale o collettivo, gli attributi assoluti spettanti a Dio. Queste teorie trovarono la loro realizzazione nella Rivoluzione francese del 1789, che si presentò come la negazione in radice della concezione cristiana della società.
La dottrina tradizionale dei rapporti tra l’autorità spirituale e il potere temporale fu ribadita nel XIX secolo soprattutto da Leone XIII nelle encicliche Immortale Dei (1885) e Libertas (1888). Pio IX però aveva già previsto nel Sillabo (1864) le conseguenze catastrofiche del tentativo di edificare una società fondata sulla separazione tra ordine spirituale e ordine temporale, e quindi tra politica e morale, sradicando le fondamenta divine della società. Il totalitarismo del secolo XX ha alla sua base proprio questi errori, come ha ricordato Giovanni Paolo II nel suo messaggio del 16 dicembre, affermando che “non si può non rilevare come le ideologie che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo siano uscite da un’Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane”.
Giovanni Paolo II ha contrapposto all’Europa cristiana di Carlo Magno quella che nasceva negli stessi giorni a Nizza, attorno alla “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”, esprimendo la sua delusione “per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio, nel quale peraltro sta la fonte suprema della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. (…) È proprio alla luce delle sventure riversatesi sul ventesimo secolo che sì comprende come ì diritti di Dio e dell’uomo s’affermino o cadano insieme”.
La débàcle del secolo XX impone ad ogni cattolico la necessità di riconquistare la autentica dottrina sociale della Chiesa, secondo la quale, come afferma Pio XII nel suo discorso ai giuristi cattolici del 6 dicembre 1953, “ciò che non risponde alla verità e alla norma morale non ha oggettivamente alcun diritto né all’esistenza, né alla propaganda, né all’azione”.
Si può accettare lo Stato “laico”, o neutrale in materia religiosa, come una situazione di fatto, ma non lo si può desiderare come un bene, né ammetterlo come un principio. Il cattolico è di conseguenza tenuto a combattere il processo rivoluzionario di scristianizzazione dello Stato e della società e ad operare per l’instaurazione di istituzioni politiche e sociali autenticamente cristiane, nella convinzione che “non si edificherà la società diversamente da come Dio l’ha edificata (…). Essa è esistita ed esiste: è la Civiltà cristiana, è la società cattolica. Non si tratta che dì instaurarla e restaurarla incessantemente nelle sue naturali e divine fondamenta, contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà: Omnia instaurare in Cristo (Ef 1, 10)” (san Pio X, Lettera Notre Charge Apostolique del 25 agosto 1910).
In questa prospettiva, guardare a Carlo Magno e all’Europa cristiana del Medioevo, non significa divinizzare il passato, ma cercare nella storia i modelli permanenti a cui ispirare la costruzione del futuro.
BIBLIOGRAFIA
II De Regimine principum di san Tommaso d’Aquino, ripubblicato con il titolo La politica dei principi cristiani dall’editore Cantagalli di Siena e le encicliche di Leone XIII Libertas e Immortale Dei, in Le encicliche dei pontefici, ripubblicate in versione italiana, a cura di Ugo Bellocci, dalla Libreria Editrice Vaticana e in versione bilingue dalle Edizioni Dehoniane. Per una contrapposizione tra la dottrina tradizionale e quelle rivoluzionarie, si veda Roberto de Mattei, La sovranità necessaria, il Minotauro, Roma 2001.
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl