Tutto ciò che è nuovo, a livello tecnologico, tende a suscitare se non simpatia almeno favore. Tutto ciò che prima non c’era, inutile negarlo, esercita infatti su di noi un certo fascino, legato alle possibilità e agli orizzonti che apre. Sicuramente quella del riconoscimento facciale, per quanto non sia una novità in senso assoluto, rappresenta una frontiera che affascina e che apre a possibilità decisamente interessanti, sotto molteplici aspetti; assai meno noti, invece, sono i rischi ad essa collegati.
Ebbene, proprio dei rischi anzi delle minacce del riconoscimento facciale si è occupata Kashmir Hill, giornalista del New York Times che ha realizzato un’inchiesta a dir poco sconvolgente su Clearview Ai, una app che scansiona i volti e raccoglie online ogni dato personale. Tale inchiesta è sfociata in Your face belongs to us – A secretive startup’s quest to end privacy as we know it, un volume inserito nella lista dei libri dell’anno del Financial Times.
Roberto Vivaldelli ha dialogato, in esclusiva per il Timone, direttamente con Kashmir Hill, la quale gli ha esposto non solo i risultati dei suoi studi, ma anche quali siano i rischi – per la privacy individuale e, in definitiva, per la stessa democrazia – che il riconoscimento facciale sta rendendo concreti. Anche perché questo tipo di tecnologia, pur avanzatissima, non è immune dagli errori. Per questo e per altri motivi ben illustrati in questo articolo, meglio tenere la guardia alta su tale nuova frontiera. Non farlo, potrebbe presto rivelarsi un errore fatale.
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