Le elezioni presidenziali statunitensi alle porte non vedono contrapposti solo due candidati – la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald J. Trump -, ma due visioni del mondo contrapposte. Soprattutto, due idee diverse di America. Da una parte, l’internazionalismo liberale di Harris e il progressismo woke dei democratici; dall’altra il “jacksoniano” Trump, il tycoon paladino dell’America profonda e degli “hillibilly” delle zone rurali raccontati da J.D. Vance, candidato alla vicepresidenza per i repubblicani, nel suo Elegia americana.
Il dibattito negli Usa in una tavola rotonda esclusiva del Timone condotta da Roberto Vivaldelli con il giurista Robert P. George, lo scrittore Rod Dreher, il teologo R. R. Reno, il vaticanista John Allen Jr.
Ma in quale terreno si misurerà la vittoria dei due contendenti alla presidenza? Il giudizio della classe operaia è quello più caldo, come racconta Stefano Graziosi.
E cosa succederà dopo? Come cambierebbero i rapporti con Russia, Cina, India, Africa e Israele con la vittoria di Trump o Harris. L’analisi di Andrew Spannaus.
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