Con Adriano I la Chiesa di Roma inizia una feconda alleanza con i Franchi.
Un connubio che si rafforzerà con il tempo, al punto di assicurare alla Chiesa la difesa dei suoi territori legittimamente acquisiti con donazioni e accordi. Importante la questione dell’iconoclastia, che il Papa risolve brillantemente
Il pontificato di Adriano I è decisivo per la storia della Chiesa, perchè durante il suo lungo regno (ben 23 anni) tre grandi questioni vengono affrontate e risolte con soluzioni particolarmente feconde: il rapporto con i Longobardi, la nascita dello Stato della Chiesa e la questione dell'iconoclastia.
Originario di un'illustre famiglia dell'aristocrazia romana, Adriano rimane orfano già in tenera età di entrambi i genitori. Avviato con profitto agli studi dall'influente zio Teodoto, presto si distingue per la profonda pietà, l'ascesi, la carità verso il prossimo. Papa Paolo I (757-767) lo nomina chierico e successivamente Stefano III
(768-772) gli conferisce il diaconato, dignità con la quale è eletto Papa all'unanimità il1 febbraio 772.
Inizia il pontificato seguendo la propria indole incline alla bontà e alla benevolenza. Con i primi provvedimenti concede un'amnistia generale aiutando in modo particolare parecchi suoi parenti (per alcuni è l'involontario iniziatore della pratica nepotistica dei Papi).
Il primo problema che deve affrontare è costituito dai turbolenti rapporti con il re longobardo Desiderio (756-774), il quale, appena avuta notizia dell'elezione di Adriano, manda un'ambasceria per tentare di stringere con lui un patto d'amicizia. Adriano, personalità tollerante ma conscio dei suoi diritti, risponde invitando Desiderio a rispettare l'impegno, assunto con papa Stefano III, di restituire i territori usurpati alla Chiesa. Il re longobardo non ha alcuna intenzione di assolvere la sua promessa, tanto che ancora prima di ricevere queste proposte attacca ed invade i territori dello Stato Pontificio; conquista Ferrara, Faenza e assedia Ravenna per poi dirigersi minaccioso verso Roma.
Adriano, visto il pericolo, chiede aiuto al re dei Franchi Carlo Magno, che prontamente varca le Alpi e sbaraglia il grosso dell'esercito dei Longobardi in Val di Susa.
A questo punto Desiderio, convinto anche dalle minacce di scomunica di Adriano, torna a Pavia trincerandosi dentro le mura della città per tentare di respingere l'assedio dei Franchi. Tutto inutile: Carlo Magno nel giugno del 774 sconfigge definitivamente i Longobardi determinandone il crollo dopo 206 anni di regno.
Il desiderio di visitare S. Pietro spinge Carlo, durante l'assedio di Pavia, a recarsi in pellegrinaggio a Roma, in occasione della Pasqua del 774. L'accoglienza dei romani per la prima visita di un sovrano d'oltralpe è strepitosa. Molto suggestivo è l'arrivo a piedi presso la basilica di S. Pietro: Carlo s'inginocchia sul primo gradino della scala della basilica, mentre alla sommità c'è papa Adriano, che attende in piedi l'arrivo dell'illustre pellegrino.
Carlo sale in ginocchio tutte le scale, giunto presso Adriano I lo abbraccia e poi per mano entrano insieme nella basilica.
Oltre all'aspetto spirituale, il viaggio a Roma per Carlo ha anche un fine "politico": trovare una soluzione per la questione territoriale dell'Italia sollevata più volte da Adriano. Il mercoledì successivo alla Pasqua si raggiunge l'accordo sulla base della Promissio di Quierzy, come sollecitato da Adriano. La Promissio, emessa nel 754 dal padre di Carlo, Pipino, in favore di papa Stefano Il, prevedeva la cessione alla Santa Sede di alcuni territori, oltre al conferimento a Pipino del titolo di patricius romanorum, fino ad allora concesso solo agli imperatori bizantini. Adriano I concede tale privilegio a Carlo quando questi, dopo aver giurato fedeltà al Papa, si cinge, pare, la "corona ferrea" (le fonti sono discordanti) nominandosi Rex Francorum et Langobardorum atque Patricius Romanorum, in seguito alla cattura di Desiderio a Pavia un mese dopo la sconfitta militare.
Tuttavia, la nuova dignità di Carlo Magno sarà fonte di diversi attriti con il Papa dati i continui indebiti sconfinamenti in ambito ecclesiastico del re franco, ma Adriano si dimostrerà sempre molto accondiscendente, data l'importanza dell'alleanza.
Il trattato tra Adriano e Carlo (il testo controfirmato è però andato perduto) dà una conferma fondamentale alla legittimità dello Stato pontificio (anche se Carlo ritarda ad attuarlo suscitando le proteste di Adriano), nato nel 728 con la donazione del castello di Sutri da parte del re longobardo Liutprando a papa Gregorio II (715-731). In questo modo è assicurata la necessaria indipendenza politica-amministrativa della Chiesa per la difesa e la libera promozione del prezioso patrimonio di fede donatogli da Gesù Cristo. Ciò nonostante, Adriano avrebbe desiderato espandere i domini ecclesiastici su gran parte della penisola italica, ma deve accontentarsi, salvo qualche piccolo miglioramento, a quanto già ottenuto da Stefano II.
La questione di maggior rilievo del pontificato di Adriano I riguarda lo scontro intorno al culto delle sacre immagini (iconoclastia).
Questo culto era stato inizialmente proibito dall'Imperatore bizantino Leone III (717-741) e aveva prodotto una vera e propria furia persecutoria contro le icone. La controversia si risolve quando sale al trono orientale l'imperatrice Irene (775-802), la quale nel 787 convoca il secondo Concilio di Nicea invitando anche Adriano I. Il Papa non partecipa all'assise, ma incarica due suoi legati di esporre un suo scritto teologico sulla questione. Il trattato, al quale non viene mossa nessuna obiezione, introduce l'importante distinzione tra il legittimo atto di "venerazione" (doulìa) delle immagini e quello di adorazione (latrìa), che invece è ammesso solo per Dio. AI termine dei lavori, il Concilio dichiara l'''iconoclastia'' pratica eretica, mentre stabilisce la liceità del culto delle immagini poiché l'Incarnazione di Gesù ha incluso nella redenzione anche le membra carnali degli uomini, oltre che la loro anima. Nonostante una cattiva traduzione dal greco degli Atti del Concilio, che farà trascinare la questione ancora per qualche tempo, l'unità tra Oriente ed Occidente è ristabilita.
Molto importanti sono gli interventi edilizi voluti da Adriano I per la città di Roma, che superano di gran lunga quelli realizzati dai suoi predecessori. Definito Amator ecclesiarum (innamorato delle chiese), costruisce e ristruttura molti luoghi di culto. È l'iniziatore della cinta muraria della città, fortificata con l'erezione di ben 383 torri.
Si distinse anche per la particolare carità verso i fedeli. Durante l'inondazione del Tevere del dicembre 791, si prodiga in ogni modo per aiutare la popolazione. Ricostruisce completamente quattro grandi acquedotti, così da assicurare con una certa regolarità la fornitura d'acqua.
Muore il giorno di Natale del 795 e viene sepolto il giorno dopo a S. Pietro. La notizia della sua scomparsa fece sprofondare Carlo in un pianto a dirotto come se avesse perso un padre, tanto che realizza un epitaffio ancora oggi visibile sul portico della basilica Vaticana. Le basi per l'incoronazione di Carlo nel natale dell'800 sono gettate.
IL TIMONE N. 72 – ANNO X – Aprile 2008 – pag. 54-55
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl