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15.01.2025

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Tregua Israele-Hamas, il primo colpo di Trump
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15 Gennaio 2025

Tregua Israele-Hamas, il primo colpo di Trump

Ieri due funzionari israeliani coinvolti nei colloqui di Doha (Qatar), citati dall’Associated Press e ripresi dai media israeliani, hanno dichiarato che Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

L’ACCORDO

La bozza dell’accordo tra Israele e Hamas prevederebbe tre fasi di realizzazione con la garanzia di Usa e Consiglio di sicurezza Onu. Nella prima fase, che dovrebbe durare 42 giorni, Hamas libererebbe 33 ostaggi: in primis donne, bambini, anziani e altri civili feriti o malati. Ma della lista farebbero parte secondo le ultime indiscrezioni anche 5 soldatesse in ostaggio a Gaza. In cambio Israele dovrebbe far cessare il fuoco e avviare il ritiro dai «centri popolati» della Striscia e liberare centinaia di detenuti palestinesi. Nella seconda fase dovrebbe completarsi il ritiro dell’esercito israeliano in cambio del rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi (anche i morti). Nella terza fase si dovrebbe poi affrontare il nodo intricatissimo del futuro governo della Striscia di Gaza.

IL RUOLO DI TRUMP

Come riporta Davide Malacaria su piccolenote.it il giornale israeliano Haaretz rivela un retroscena interessante per comprendere la svolta: “Venerdì sera scorso, Steven Witkoff, inviato del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump per il Medio Oriente , ha chiamato dal Qatar per dire agli assistenti del primo ministro Benjamin Netanyahu che sarebbe arrivato in Israele il pomeriggio seguente. Gli assistenti [del premier] hanno risposto educatamente che si era nel bel mezzo dello Shabbat, ma che il primo ministro lo avrebbe incontrato volentieri sabato sera. La reazione brusca di Witkoff li ha colti di sorpresa. Ha spiegato loro in un inglese colorito che non gli interessava affatto lo Shabbat. Il suo messaggio è risuonato forte e chiaro. Così, con un insolito deragliamento dalla prassi ufficiale, il primo ministro si è presentato nel suo ufficio per un incontro ufficiale con Witkoff, che è poi tornato in Qatar per suggellare l’accordo». Altri retroscena li racconta Amos Harel, secondo il quale la minaccia di Trump di “scatenare l’inferno” se non si fosse raggiunto un accordo prima del suo insediamento, stanno “esercitando una certa pressione su entrambe le parti” (confermando che l’avvertimento di Trump non ero rivolto solo ad Hamas).

L’incontro tra il premier israeliano e Witkoff è stato “teso”, come riferisce il Timesofisrael, e ha avuto un esito positivo, dal momento che sabato sera Netanyahu ha deciso di inviare a Doha, sede delle trattative, «la delegazione di più alto livello, dal momento che comprendeva i vertici del Mossad e del servizio di sicurezza Shin Bet, nonché il capo dell’organismo per la gestione degli ostaggi e per le persone scomparse delle IDF”. La decisione di inviare una delegazione siffatta, commenta Arel, è un altro indicatore del fatto che “un accordo è vicino”. Peraltro, annota ancora Arel, “sembra che il primo ministro abbia concesso a questa squadra un margine di manovra nei negoziati più ampio rispetto al passato. Nei round precedenti è stato spesso evidente che Netanyahu aveva creato fin dal principio difficoltà ai negoziatori israeliani, conferendo loro un mandato molto limitato».

BIDEN E BLINKEN

Il presidente degli Usa uscente, Joe Biden, avrebbe accompagnato l’iniziativa di Witkoff su mandato di Trump con una telefonata diretta al presidente Netanyahu per aumentare la pressione. Il Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken in un discorso al Consiglio Atlantico ha presentato intanto un piano per ricostruire e governare Gaza dopo la guerra, anche se ad occuparsi del futuro di Gaza non sarà Blinken. E qualcuno teme che proprio le parole di Blinken possano rappresentare un problema per le trattative in corso, una possibile ultima trappola per una situazione che si mostra piena di speranze.

(foto Ansa)

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