Banner ÔÇ£Il Sabato del TimoneÔÇØ 18 genn 25_1920x280

8.01.2025

/
/
Santissimo nome di Gesù, origine e significato della festa di oggi
news
3 Gennaio 2025

Santissimo nome di Gesù, origine e significato della festa di oggi

È a san Giuseppe che il cielo affida, per mezzo dell’angelo che gli appare in sogno, il nobile compito di assegnare a Gesù il Suo nome, la cui memoria liturgica celebriamo oggi 3 gennaio. Nel vangelo di Matteo (1, 19-21) il giusto Giuseppe vede il corso dei suoi pensieri e delle decisioni amare che stava per prendere interrotto e deviato nel fiume della volontà divina alla quale obbedisce con pienezza e, c’è da immaginare, sollievo: «Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Il nome Gesù deriva dall’aramaico Yeshua che significa “Javhè è salvezza”, “Dio salva” ed esprime l’identità piena di Cristo che coincide con la sua vocazione. Ognuno di noi, forse, vorrebbe sperimentare nella propria vita la perfetta corrispondenza tra il suo nome e volto e lo scopo ultimo per cui viene chiamato alla vita: Gesù ci è modello e maestro anche in questo.

La devozione per il nome del nostro Salvatore è nata con la Chiesa; il nome stesso dei credenti è ricalcato sul suo (i discepoli iniziano ad essere chiamati cristiani già nel primo secolo, come testimoniano gli Atti degli Apostoli), ma solo dal XIV secolo si è concretizzata anche in culto liturgico. Il merito è di san Bernardino da Siena e dei suoi confratelli. Leggiamo su Aciprensa nell’articolo dedicato alla festa di oggi, ciò che «San Bernardino da Siena (1380-1444) disse in una delle sue prediche: “Questo è quel santissimo nome sospirato dai patriarchi, atteso con ansia, preteso con gemiti, invocato con sospiri, chiesto con lacrime, donato quando si è compiuta la pienezza della Grazia». Predicatore instancabile, dell’Ordine dei frati minori, percorse l’Italia portando il vangelo e invitando i fedeli a baciare la piccola tavoletta di legno sulla quale era incisa l’immagine dell’Eucarestia e in essa il monogramma IHS, ovvero le iniziali del nome di Gesù in greco.

Da monogramma divenne “cristogramma”, significando Iesus Hominum Salvator – Gesù Salvatore degli Uomini. Il calendario romano aveva inizialmente posto la memoria liturgica del Santissimo Nome la seconda domenica dopo l’Epifania e in seguito nella domenica tra il 2 e il 5 gennaio; nel 1969 la celebrazione venne rimossa per essere però ripristinata da san Giovanni Paolo II che la fissa come memoria facoltativa al 3 gennaio. Alcuni ordini religiosi la celebrano in giorni diversi dal 3 gennaio (i francescani, i carmelitani e gli agostiniani lo fanno il 14 gennaio, mentre i domenicani festeggiano il giorno dopo, il 15 gennaio). Nel Nome di Gesù Dio stesso ha posto la sintesi della salvezza ed esso è, insieme al segno della croce, compendio dei tesori più grandi che la nostra fede ci ha consegnato. Ecco dunque i grandi benefici che l’invocazione fiduciosa del Santissimo Nome ci assicura:

«Fornisce aiuto nei bisogni corporali, secondo la promessa di Cristo: “Nel mio nome prenderanno i serpenti nelle loro mani e anche se berranno veleno, non farà loro male; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16, 17-18). Nel Nome di Gesù, gli apostoli diedero la forza agli storpi (Atti 3:6; 9:34) e la vita ai morti (Atti 9:40). Dona conforto nelle prove spirituali. Il Nome di Gesù ricorda al peccatore le figure del padre del figliol prodigo e del buon Samaritano; così come ricorda ai giusti la sofferenza e la morte dell’innocente Agnello di Dio. Ci protegge da Satana e dai suoi inganni, poiché il diavolo teme il Nome di Gesù, che lo ha sconfitto sulla Croce. Nel nome di Gesù otteniamo ogni benedizione e grazia nel tempo e nell’eternità, perché Cristo ha detto: “Tutto ciò che chiederete al Padre, egli ve lo darà nel mio nome”. (Gv 16,23). Pertanto, la Chiesa conclude tutte le sue preghiere con le parole: “Per Gesù Cristo, Nostro Signore”. Si compie così quanto detto da san Paolo: «Perché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nel cielo, sulla terra e negli abissi». (Fil 2, 10) (Foto: Pexels.com)

ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_gennaio2025(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista