Padre Aldo Trento, Missionario della Fraternità San Carlo, è morto ad Asuncion in Paraguay dove aveva dedicato la sua vita a malati, disabili, carcerati e ragazze madri. Uomo e sacerdote dal cuore ardente, padre Aldo in alcune occasioni aveva anche collaborato con Il Timone. L’ultima volta risale al 2018, proprio nel mese di dicembre, quando inviò la sua lettera a Gesù Bambino. La pubblichiamo di seguito. Chiedeva a Gesù di aiutarlo a non dimenticarsi che sarebbe stato giudicato sulla carità, di certo lui ne ha messa in gioco tanta e confidiamo che Gesù Bambino ora lo avvolga in un abbraccio pieno di tenerezza. A Dio padre Aldo. (Lorenzo Bertocchi)
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Non mi far dimenticare che sarò giudicato dalla carità – padre Aldo Trento
Caro Gesù Bambino,
Ho tante cose da chiederTi, ma per non essere esagerato ne numero alcune, anche perché so che Tu già conosci tutto di me e non hai bisogno che io scriva un lenzuolo di parole.
Si racconta che apparve Gesù Bambino a san Girolamo, quello della “Vulgata”, alla vigilia di Natale, mentre il santo viveva in una grotta a Betlemme facendo penitenza e colpendosi il petto con una pietra dicendo «Miserere mei, Deus». «Girolamo, domani è il mio compleanno e voglio un regalo da te». Il grande biblista rispose: «Ti offro la mia intelligenza». Ma Gesù gli disse: «Ma l’intelligenza che hai, sono io che te l’ho data ed io voglio una cosa che è solo tua». Il santo uomo rimase triste e non sapeva più cosa avrebbe potuto regalare a Gesù, il quale però gli venne in aiuto dicendogli: «Girolamo, c’è una cosa che è solo tua e questa io voglio: i tuoi peccati».
Ebbene caro Gesù Bambino, aiutami ad offrirti i miei peccati, dei quali spesso ho vergogna e allo stesso tempo donami il dono dell’ironia. Nei miei 72 anni di vita Tu sai bene quanto ho sofferto per gli scrupoli che mi facevano dubitare della tua Misericordia, guardandomi io stesso con disprezzo. Oggi sto molto meglio, ma non è scontato per me avere uno sguardo ironico sulle mie debolezze. Per cui ti chiedo di potermi guardare come mi guardi Tu, con tanta tenerezza, senza mai dimenticare che i miei peccati sono la ragione del Tuo farti uomo, della Tua nascita a Betlemme.
Ti chiedo di poter sempre seguire il Tuo esempio, continuando a farmi povero con i poveri, ammalato con i miei ammalati, perché sentano che appartengo loro, che non sono soli nel loro dolore. Però Tu sai che il dolore mi fa anche paura, perché sono molto fragile, per cui Ti supplico di donarmi l’energia necessaria per essere di conforto ai miei numerosi figli che mi hai donato e continui a regalarmi ogni giorno. Molti di loro sono bambine abusate che hanno avuto il coraggio di non abortire. Nel loro sguardo brilla la luce dell’innocenza, una innocenza ferita ma non distrutta. Anche loro Ti scriveranno le letterine, nelle quali Ti chiederanno, come fanno da anni, di donare a questo povero uomo, che è il loro papà (io direi nonno), la Grazia della salute. Allora Ti prego di ascoltarle, perché io possa continuare ad essere un punto di “sicurezza affettiva”, quella sicurezza che è stata per Te la Presenza di Maria e Giuseppe. Si cresce solamente nella appartenenza ad una famiglia e sei Tu ad insegnarcelo, perché fino ai 30 anni sei vissuto nella casetta di Nazareth, nell’abbraccio di Tua Madre e del Tuo Papà adottivo. Per questo Ti chiedo di donarci famiglie generose che accolgano nelle loro case queste mie bambine. Il mio amore per loro è grande, ma non è paragonabile a quello di una bella famiglia come quella che hai avuto Tu.
Infine Ti chiedo che io non dimentichi mai che non sarò giudicato in base a quella lista di virtù umane o cristiane che fin da piccolo mi hanno inculcato, ma rispetto alla carità, come ci ricordi nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo e come pure ci ricorda San Paolo nella sua lettera ai Corinzi. In questi anni ho accompagnato a morire 1600 ammalati ed ho accolto 2150 pazienti di tutte le età, amandoli come figli. La carità copre i miei molti peccati, le mie moltissime miserie, come ci ricorda ancora l’Apostolo. E poi, Gesù, a Simone il Fariseo, scandalizzato perché avevi permesso alla peccatrice di lavare i Tuoi piedi con le lacrime e asciugarli con i suoi lunghi capelli, hai detto: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato».
Fa’ che ogni giorno la mia vita traspiri di questa certezza, l’unica che mi riempie di pace… anche perché, come ci insegnavano in seminario: «Animam salvasti animam tuam predestinasti». Ciò che salva, ciò che cambia la vita è solo l’amore, un abbraccio pieno di tenerezza.
E Tu, caro Gesù Bambino, sei questa tenerezza che mi dice: «Padre Aldo, che bello volerci bene».
Tuo, padre Aldo.
(Fonte: Screenshot INFINITO + 1, YouTube)
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