Meno 30% di sacerdoti negli ultimi 7 anni. Un calo dei battesimi ancora più marcato – pari al 31,5% – dal 2016 al 2023, con il numero passato da 50.867 a 34.826. Di contro, una vera e propria esplosione di richieste di cancellazione dal registro battesimale, balzate dalle 1.240 del 2016 alle 14.251 dello scorso anno (il 98% delle quali nelle Fiandre), il che equivale ad un più 1.049%. In tutto ciò, tra il 2018 e il 2022, ben 131 chiese sono state chiuse. Ora, da qualunque parte li si prenda e li si guardi, le 110 pagine abbondanti de L’Église Catholique en Belgique 2024, l’ultimo rapporto della Chiesa belga, raccontano sempre la stessa storia: quella d’un cattolicesimo non solo declinante, ma apertamente rifiutato dalla società.
Roma, sia ben chiaro, è ben consapevole di questo scenario; non a caso, lo scorso settembre, proprio vistando il Belgio, Papa Francesco ha avvisato vescovi e preti sulla necessità di adeguarsi ad un «cristianesimo di minoranza». Questo però, ovviamente, non rende meno doloroso lo scenario che va profilandosi, anche se rientra, di fatto, in un più generale panorama di secolarizzazione europea. Ciò nonostante, la lettura che va per la maggiore è quella secondo cui il declino della Chiesa belga sarebbe anche l’esito – amaro, evidentemente – dello scandalo degli abusi; il che certamente in parte è vero.
In particolare, si ritiene che sia stata la serie televisiva sugli abusi del clero, Godvergeten («I dimenticati da Dio»), a generare l’ondata di sbattezzati che si registra nelle Fiandre. Possibile. Tanto più considerato che non solo la piaga in questione è purtroppo reale, ma anche lontana dall’essere risolta, se si considera che in Belgio dal 1° luglio 2023 al 30 giugno 2024 si sono raccolte 218 denunce di abusi sessuali nella chiesa, rispetto alle 47 registrate l’anno precedente. Insomma, il grande fuoco dello scandalo (di cui si è occupato anche il Timone) sembra lontano dall’essere spento; eppure sarebbe forse incauto – visto anche cosa dicono le indagini svolte anche in Italia dal nostro mensile sull’abbandono della pratica religiosa – attribuire solo ad esso il declino della Chiesa belga, non così diverso da quelle di altri Paesi europei.
Allo stesso modo, sarebbe ingeneroso tracciare un quadro della Chiesa belga come ormai estinta; per il semplice fatto che così non è. A dimostrarlo, ancora una volta, sono sempre i numeri, che raccontano di una presenza cattolica che, pur in un contesto difficile e di netta minoranza, si fa sentire. Solo nel 2023, per dire, sono stati coinvolti nelle parrocchie 76.397 volontari, per un totale di 3,5 milioni di ore di lavoro, l’equivalente di 2.103 posti di lavoro a tempo pieno. Anche i santuari mariani danno segni di vitalità, se si pensa che lo scorso anno hanno attirato oltre 1,6 milioni tra visitatori e pellegrini.
Questo forse spiega come mai, in questo importante Paese europeo di oltre 11,5 milioni di abitanti, nonostante la rapida e potente secolarizzazione, il Cattolicesimo – pur in declino come abbiamo abbondantemente sottolineato – rimane comunque un punto di riferimento. «Il 50% dei belgi si identifica ancora come cattolico, l’8,9% dei quali partecipa alla messa almeno una volta al mese […] la voce della Chiesa è diventata molto meno udibile e ascoltata» ma «il cattolicesimo è rimasto forte nell’impegno sociale, attraverso la rete di scuole cattoliche (più della metà degli studenti delle scuole primarie e secondarie le frequenta) e i movimenti giovanili» (La Croix, 27/9/2024).
Anche dal mondo dei giovani, a ben vedere, arriva qualche segnale di vitalità; basti pensare che alla Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) di Lisbona quasi 2.000 sono stati quanti, dal Belgio appunto, sono partiti per la via di Lisbona. Nel rapporto, a questo proposito, si può leggere l’interessante testimonianza della giovane Marthe Beyaert, di 19 anni, rimasta molto colpita dalle parole di Papa Francesco, che ai partecipanti alla manifestazione aveva chiesto di portare ovunque la luce del Vangelo, amando come Gesù. «Si tratta di un compito difficile», ha commentato la giovane, «ma questa esperienza della Gmg mi dà la forza di portare questo messaggio».
La speranza è naturalmente che la fede possa animare anche altri come Marthe. Ne va infatti del futuro della Chiesa in Belgio che, se non compromesso, non appare di certo roseo, anche se non bisogna scoraggiarsi perché, proprio quando la fede sembra spacciata, ecco che dà inattesi segni di vitalità. Lo abbiamo scritto sulle pagine del Timone di settembre (qui per abbonarsi), raccontando come perfino in Svezia – il «Paese più secolarizzato del mondo» – la pur piccola Chiesa cattolica è in ripresa; e speriamo, in un futuro non lontano, di poter fare altrettanto con la Chiesa cattolica in Belgio che, per quanto espressione d’un «cristianesimo di minoranza», resta alla pari di tutte le altre chiamata a testimoniare l’annuncio più vero e più bello: quello del Vangelo. (Foto: Pexels.com)
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