Qualche anno fa il tema dominante era presepe sì, presepe no, soprattutto nelle scuole. Queste grosso modo le posizioni dei due schieramenti: per i secondi avrebbe offeso le altre culture, per i primi diventava un vessillo da alzare per dichiarare bellicosamente una non meglio precisata identità culturale. Quest’anno, senza trovare risorse aggiuntive per scandalizzarci o – come vorrebbero i suoi ideatori – per entusiasmarci della trovata trasgressiva (sbadiglio, sbadiglio) ci troviamo di fronte all’ennesima provocazione irrispettosa e soprattutto ignorante del vero significato della Natività.
Un presepe composto dai personaggi principali dei Simpson nella configurazione classica, padre, madre, neonato in culla, con l’aggiunta di Hitler crocifisso in secondo piano. L’inconcepibilmente fiero promotore di questo scempio un sacerdote già noto per altre sortite del genere (vedi la natività senza san Giuseppe e con due Madonne), tutte sbilanciate nei confronti delle istanze dominanti, per intenderci il pacchetto Lgbt etc.: trattasi di don Vitaliano Della Sala, parroco di due chiese a Mercogliano, in provincia di Avellino. La non-natività è stata allestita nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, a Capocastello.
Il senso dell’opera secondo le intenzioni dei promotori, nello specifico Massimo Saveriano dell’associazione “Per Grazia ricevuta” (quale grazia, se è dato saperlo? e cosa ne ha fatto in caso di siffatto dono?), è un richiamo all’umanità perché recuperi la sua naturale purezza. Assunto che, se fosse vero, negherebbe lo scopo del meraviglioso cataclisma portato dall’Incarnazione, risposta sovrabbondante alla degradazione della natura umana che non nasce affatto nuda e pura, bensì ferita dal vero trauma intergenerazionale che da soli non possiamo estinguere, ci colpisce alla radice dell’essere e si chiama peccato originale. Ma si tratta di un dogma, una cosa da robi vecchi, per questi campioni di modernità, apertura a qualunque rivendicazione e produzione di religione su misura.
Vediamo dunque nel dettaglio la configurazione di questa truce natività, offesa al Redentore e all’intelligenza di un intero popolo (a dargli corda), e il superbo intreccio di simboli che l’artista, Piergiuseppe Pesce, ha tracciato al suo interno. Lo riporta tra gli altri anche Fanpage: «Homer Simpson rappresenta la criminalità, Marge Bouvier il lusso, Bart la schiavitù dai social e dalla ludopatia, Lisa la guerra e il terrorismo. Gesù, invece, al centro della scena su uno skateboard, rappresenta la via di fuga dell’umanità e da Hitler, il male oscuro di una terza guerra mondiale». Secondo il prete no-global «ogni personaggio dei Simpson rappresenta dunque un monito per l’umanità, “che oggi rischia di di nuovo di cedere al male oscuro, rappresentato dalla presenza del Fuhrer, di una terza guerra mondiale”».
Ah. Perché stupirci davanti al Creatore delle galassie e degli oceani, al tessitore del nostro corpo in ogni sua fibra, al Dio che ha voluto accendere in ognuno di noi la scintilla indistruttibile dell’anima immortale e ha deciso di farsi neonato per venire a salvarci pareva brutto? Pareva troppo poco ricordare che questo stesso Bambino è il solo e invincibile Principe della pace, l’uomo-Dio che morendo ha vinto la morte svuotandone il pungiglione dal terribile veleno? Sciocchi noi, cattolici modello-base, a non rendercene conto. Forse perché il modello-base non gode di buone recensioni, vista la smania di alcuni di buttarsi su modelli customizzati, evoluti, ibridi.
Ci volevano i Simpson, si vede. E la solita polverosa antropologia da mito del buon selvaggio per cui se non ci fosse la società brutta e cattiva, tutta stereotipi culturali e patriarcato, ogni bambino nascerebbe nudo e puro – come dichiara il responsabile dell’associazione in questione – e tutti potremmo vivere liberi di esprimere qualsiasi cosa, felici, contenti e con un orientamento sessuale a piacimento. E come al solito ci ritroveremmo in uno dei tipici paradisi terrestri infernali nati da un’ideologia troppo umana. E chi siamo noi, in fondo, per ricordare che un gigante di santità e pilastro della civiltà cattolica europea aveva concepito la prima rappresentazione sacra del mistero del Natale per potersi inginocchiare davanti al Salvatore, adorandolo, contemplandone l’umiltà e cercando di fondersi nel suo smisurato amore?
Il desiderio di san Francesco d’Assisi che a Greccio realizzò il primo presepe regalandolo alla storia e alla devozione di tutti i cattolici nel mondo era semplice e altissimo: «Vorrei raffigurare al vivo la scena del Natale, e vedere con gli occhi del corpo la povertà in cui Gesù Bambino venne al mondo, e come fu adagiato in una greppia e come vi giaceva tra il bove e l’asinello». Avere una scena da contemplare con i sensi del corpo per condurla ai sensi spirituali e con questi e quelli commuoversi davanti al Signore. Una cosa che sembrerebbe sufficiente a saziare infinite generazioni di credenti dal momento che non esiste cosa più grande e paradossale della continua umiliazione di Dio che entra nella natura umana, la abita, vi si nasconde e manifesta e con la sua natura ci nutre.
Ancora una volta non abbiamo capito niente, sentiamo dunque le affermazioni dell’ineffabile Massimo Saveriano che, bontà sua, ci spiega la vera vocazione dell’arte (ne desumiamo che il presepe in questione vada considerato…come opera d’arte): «L’arte va concepita interiormente. Ognuno può esprimere il proprio pensiero. Il mio è questo: si nasce nudi e puri, ma poi si può diventare crudeli, come lo sono stati i più grandi dittatori della storia. I Simpson, per me, rappresentano la società di oggi con le sue contraddizioni. Il simbolo del cuore, quella fiamma al collo dei personaggi, rappresenta la libertà e la speranza di esprimersi, di combattere contro quella figura di Gesù, che è nato puro ma poi è diventato simbolo di potere. E noi, gay, di lotte ne abbiamo fatte e ne facciamo ancora». Ah. (Fonte foto: Screenshot SkyTg24-YouTube)
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