Pubblichiamo di seguito un breve estratto del libro di Costanza Cavalli, Il Ciuffo di Trump. Morte e rinascita dell’incubo delle élite, edizioni Il Timone, da oggi disponibile sul nostro store on line
Donald Trump gliel’ha fatta sotto il naso. Non una, non due, ma tre volte. I democratici americani sono un popolo ostico, arroccati sulle spalle di giganti da cui non hanno alcuna intenzione di scendere, sopportano malvolentieri le periferie e sbavano per le metropoli. Sono negazionisti intimi: negano prima di tutto a loro stessi quello che vedono davanti a sé. […]
I progressisti se l’erano dimenticato. O erano così abbacinati dai lustrini di Oprah Winfrey, così impegnati a buttare giù le statue nelle università, così festosi nell’inaugurare toilette inclusive, così innamorati dell’identitarismo, così agghindati sulle copertine di Vogue, così leziosi con il loro vocabolario cosmetico e alienante (i latini sono diventanti «latinx», gli afroamericani «black americans» per superare l’eredità storica della deportazione in schiavitù dall’Africa e l’acronimo «Bipoc» avrebbe dovuto salvaguardare tutti: black, neri, indigenous, nativi, people of color, persone di colore), che non hanno voluto a vedere. E invece di solcare il blu dell’Oceano hanno trovato le ombre rosse della nazione, un impasto umano fatto dell’operaio con i denti consumati dal tabacco, del messicano (regolare) che sgrana il Rosario in tasca, delle madri che si preoccupano sia dei diritti riproduttivi sia del fatto che la figlia possa competere equamente e in sicurezza nello sport. […]
Partiti con l’intento di tracciare i contorni di qualche isoletta repubblicana, i liberal sono stati costretti a sbarcare sulla terraferma, alla seconda scoperta dell’America. Erano troppo impegnati a condurre una campagna elettorale da un miliardo di dollari, 15 milioni solo per la partecipazione delle pop star, da Lady Gaga a Katy Perry, da Beyoncé a Bruce Springsteen. Il Boss, che da Barack Obama a Hillary Clinton non si è perso un endorsement per i dem, ha cantato Dancing in the dark, una canzone sul turno di notte scritta da un figlio della working class, aedo vita natural durante delle classi operaie. È stata trasformata in un inno per gente che, se di notte non dorme, è perché ha ridotto il dosaggio delle benzodiazepine. […]
Ma dicevamo dei liberal: ora vanno a tentoni, si danno supporto l’un l’altro, si guardano intorno sbigottiti. Prima del voto, sulla rivista The Atlantic Ellen Cushing ha scritto che nessun articolo di giornale ha suscitato tanto scalpore quanto uno non pubblicato, ovvero quello con cui il Washington Post avrebbe dovuto comunicare ai suoi lettori quale candidato avrebbe appoggiato.
E i social si sono riempiti di utenti che informavano di aver disdetto l’abbonamento al Washington Post. Il silenzio elettorale, fra l’altro, è stato tradizione dei giornali fino agli anni Ottanta.
Dopo il voto, il New York Times ha somministrato un kit di sopravvivenza per campare nonostante il ritorno del menzognero «imbonitore sceso da una scala dorata»: bisogna trovare gioia nella lotta, hanno scritto, e quindi facciamo passeggiate nei boschi, sediamo in veranda a guardare le foglie che cadono, stiamo in compagnia di buoni amici, leggiamo i grandi romanzi. Nel caso in cui non fosse sufficiente, hanno offerto i consigli di uno psicoterapeuta. […]
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