Sono lontani i tempi in cui il Nord Europa godeva di sovrani sapienti e devoti, per questo vale le pena almeno ricordare. Si tratta di re Baldovino, il sovrano cattolico che regnò in Belgio dal 1951 fino alla morte nel 1993, noto per aver abdicato per trentasei ore nel 1992 pur di non firmare la legge sulla legalizzazione dell’aborto. Proprio il sovrano che, al termine del suo ultimo viaggio in Belgio, papa Francesco ha ritenuto degno di essere chiamato «santo», tanto da annunciare l’apertura del processo di beatificazione.
Era il 4 aprile del 1990, quando le Camere del Belgio approvarono un disegno di legge che depenalizzava l’aborto entro le prime dodici settimane di gravidanza. Il popolo si era espresso a favore, ma mancava la firma del re. Preferì abdicare, piuttosto che avere sulla coscienza una legge iniqua. Non potendo porre veto all’iter legislativo, decise almeno di non permettere che il suo nome comparisse. Scrisse a riguardo: «Questo progetto di legge solleva in me un grave problema di coscienza […]. Firmando tale progetto di legge […], giudico che assumerei inevitabilmente una certa corresponsabilità. E questo, non lo posso fare». Perché poi al re fossero restituite le sue funzioni si rendeva necessario un voto del parlamento: il 5 aprile il voto del parlamento permise a Baldovino di riprendere il suo posto di capo dello Stato. Questo dimostra che aveva realmente corso il rischio di perdere tutti i suoi poteri.
Nella vita del sovrano la preghiera occupava sempre il primo posto al mattino, dopodiché non mancava la Messa quotidiana, tantoché in ogni Paese in cui doveva recarsi chiedeva se si potesse trovare un sacerdote che celebrasse. Si accostava regolarmente alla confessione e spesso, con la regina e consorte Fabiola, passava un fine settimana di ritiro spirituale. Seppur regnando in una monarchia parlamentare, dove al re non è permesso esprimere le sue opinioni senza l’approvazione del parlamento, ebbe una forte influenza – più sotto forma di consigli che di decisioni -, manifestando, in tutti i 42 anni del suo regno, un interesse sincero verso il proprio Paese.
Egli aveva posto tutta la sua vita e quella della moglie sotto la protezione di Gesù, fin dalla proposta di matrimonio a Lourdes – proposta che arrivò dopo aver pregato intensamente che Dio gli mostrasse la persona giusta. La preghiera di re Baldovino, che trovate di seguito, dimostra il suo totale abbandono a Dio, preferendo l’ultimo posto, preferendo abbassarsi piuttosto che innalzarsi. D’altronde santa Teresina di Liseaux chiamava le umiliazioni «l’ascensore» per innalzarci fino al Cielo.
IO NON CONTO
«Che importa se devo bere un calice amaro,
E se sento il mio cuore triste fino alla morte:
Poiché sei tu, Gesù, che vuoi il sacrificio,
Io non conto.
A tua volontà, mio Gesù, lascia cadere il velo,
mostrami la tua bellezza, stringimi tra le tue braccia,
o dal cielo oscurato ruba ogni stella:
Io non conto.
Dammi, mio Gesù, la tua pace o la tempesta,
corona i miei sforzi, o non sostenermi,
sotto il peso dei dolori lascia piegare la mia testa:
Io non conto.
Che il mio cuore sia ferito, anche da coloro che amo,
Che importa mio Gesù, visto che mi amerai!
Che il bene che faccio sia esso stesso sospettato:
Io non conto.
Se vuoi che ti onori incessantemente,
O se devo languire nell’impotenza,
ahimè!
Che importa, mio Gesù! Lo vuoi: ti adoro!
Io non conto.
Se devo finire di scalare il calvario,
se il Cireneo manca anche ai miei passi,
che importa, mio Gesù! Vedrai la mia miseria.
Io non conto.
Gesù:
Se la tua fede, caro figlio, è così grande e così alta,
se vuoi dimenticarti per vivere tra le mie braccia,
io lo so, io posso, io ti amo e conto,
Se non conti!
Io:
Non importa il mio piacere, la mia gioia, la mia sofferenza!
Solo Gesù deve contare nel mio cuore qua sotto.
Solo a lui gloria, amore, gratitudine:
Io non conto».
(Fonte foto: Ansa)
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