Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

15.12.2024

/
/
Gli aborti tornano a crescere dopo 40 anni: «Visti come contraccettivi»
news
7 Dicembre 2024

Gli aborti tornano a crescere dopo 40 anni: «Visti come contraccettivi»

La nuova Relazione del ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194/78 trasmessa al Parlamento ha presentato dati inquietanti in merito all’aumento del ricorso all’interruzione di gravidanza negli ultimi anni. In particolare, nel 2022, sarebbero stati 65.661 gli aborti accertati, con un aumento di 3,2 punti percentuali rispetto al 2021, anno in cui si sarebbero registrate ben 63.653 interruzioni volontarie di gravidanza. Una pratica tristemente in aumento anche tra le minorenni: nel 2022, 1.861 ragazze con meno di 18 anni (in sostanza il 2,8% di tutti gli interventi effettuati in Italia) avrebbe fatto di ricorso all’ aborto.  In questa fascia, di età il tasso di abortività corrisponderebbe al 2,2 per mille, in aumento rispetto al 2,1 del 2021 e all’1,9 del 2020. Un trend che sembra portare l’ Italia a numeri molto vicini a quelli della laicissima Francia, in cui l’aborto è addirittura un diritto costituzionale e dell’Inghilterra. Ne abbiamo parlato con il neuropsichiatra e leader del Family Day Massimo Gandolfini

Professore, l’ aumento del numero degli aborti in Italia, evidenziato nella nuova Relazione del  ministero della Salute è un  dato oggettivamente sorprendente. Come si spiega secondo lei? «I dati sono davvero impressionanti perché purtroppo c’è l’aumento dell’utilizzo terribile dello strumento dell’interruzione di gravidanza come contraccettivo. Infatti sono aumentati soprattutto gli aborti farmacologici, in particolare la pillola dei 5 giorni dopo, ma anche quella del giorno dopo, a riprova di questa mentalità abortiva, per cui l’aborto è considerato al pari di una contraccezione e non si tiene più conto del fatto che è, invece, l’uccisione di un essere umano nell’utero della mamma. Per cui non sono solo dati preoccupanti, ma amareggianti per l’ indifferenza e la superficialità con cui si ricorre ad una simile pratica mortifera».

L’Italia si sta forse avvicinando a Francia e Regno Unito, dove la crescita degli aborti è in aumento da tempo? «Anche in Italia la cultura della morte sta radicandosi e soppiantando quella che dovrebbe essere una sana, corretta e giusta cultura della vita. É triste constatare come questo triste trend, nel nostro paese, si avvicini a quello dei paesi più laicisti».

Che ruolo hanno in tutto questo le pillole abortive? «Sicuramente hanno una forte influenza sul “costume”. L’aborto è stato banalizzato al punto tale ed è stato venduto nella mentalità dell’opinione pubblica come un diritto alla salute e alla libera determinazione della donna, non tenendo più conto che di mezzo c’è niente di meno che la vita di un essere umano. Ed è stato banalizzato al punto che non si fa nemmeno più caso a cosa significa, perché basta prendere una pillolina e viene tutto cancellato. E’ sicuramente una deriva drammatica, terribile perché c’è la cultura della morte e la vita non viene più minimamente considerata».

Che indicazioni darebbe ai nostri governanti per arginare tutto questo? «Innanzitutto bisognerebbe riprendere in mano il tema dal punto di vista culturale, sottolineando il fatto che l’aborto è l’uccisione di un essere umano innocente. Dunque una grande azione culturale in primis. Poi bisognerebbe riprendere in mano la questione della pratica, rendendo le persone consapevoli che questa ha la mera finalità di porre fine alla vita del bambino presente nel grembo. Inoltre sarebbe necessario mettere in atto tutte le contromisure necessarie, come vorrebbe la legge 194. Dunque istituire un fondo nazionale per cui quando le donne stanno orientandosi verso l’aborto per motivi economici e assistenziali, garantisca loro la possibilità concreta di tenere il bambino, superando tutte queste difficoltà e  garantendo al bambino il diritto alla sua vita. Questo lo vuole la legge 194 e non ci sarebbe bisogno nemmeno di fare un’altra legge, perché  la  194 non è solamente la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, ma è  anche la tutela sociale della maternità che mi chiedo dove, effettivamente, sia finita. Addirittura con la determina dell’AIFA del 2020 la vendita della pillola dei 5 giorni dopo non ha più bisogno della prescrizione medica per le minorenni e dunque mi sembra che la tutela sociale della maternità sia stata buttata nel cassonetto». (Fonte: Imagoeconomica)

ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista