Notre-Dame stava bruciando. Lo è venuto a sapere direttamente in caserma anche se in quel momento non doveva essere in servizio. Inizia con questa scena il racconto di Mathieu (nome di fantasia), uno dei vigili del fuoco intervenuti a domare il catastrofico incendio che nel 2019 è scoppiato nella cattedrale parigina. Il fuoco è divampato alle 18:53 del 15 aprile, inizio della Settimana Santa nel sottotetto alla base della guglia. Secondo i vigili del fuoco, le fiamme sono partite da un ponteggio installato sul tetto.
Domani, 7 dicembre, il glorioso edificio cattolico riaprirà ai fedeli di Francia e di tutto il mondo. Se c’è una cosa che questo immane disastro ha ottenuto, forse, è di riconsegnare il valore della costruzione al suo significato primario. I Francesi hanno sofferto e pregato per la loro cattedrale e non solo protestato e atteso che un monumento dal valore artistico eccezionale tornasse a splendere nel vasto patrimonio nazionale. Notre-Dame è una chiesa e come tale ospita e significa la presenza del Dio incarnato e presente nella storia; questa è la sua identità nonostante tutte le riduzioni laiciste a cui il tempo corrente ha provato ad abituarci.
I TESORI DELLA CATTEDRALE DA SALVARE
Sul sito del pellegrinaggio nazionale dedicato alla rinascita della cattedrale, les7routes, l’uomo racconta la sua preziosa testimonianza di conversione avvenuta proprio durante quel frangente così drammatico. «Alcuni eventi cambiano davvero la vita, e ricordo esattamente cosa stavo facendo quando ho sentito la notizia. Ero fuori servizio in quel momento, ma essendo rimasto in caserma ho visto che c’era confusione, le campane continuavano a suonare, per cui ho pensato che stesse succedendo qualcosa di importante, quindi sono sceso per prendere notizie. È stato allora che ho saputo che Notre-Dame stava bruciando. Ma non avevamo idea di quanto fosse grave l’incendio. Dovevamo trovare volontari che ci sostenessero, quindi mi sono offerto volontario perché c’era un grande bisogno di uomini, per posizioni molto diverse. Aiutare i compagni già sul posto a combattere l’incendio e unirsi a una squadra dedicata al recupero delle opere dalla sala del tesoro, ha richiesto molte persone, poiché si trattava di un incendio di vera intensità. Lungo la strada ci siamo resi conto dell’entità dell’incendio. Ciò che mi ha colpito in modo particolare all’inizio è stata la folla in strada, che ha rallentato il nostro cammino attraverso Parigi».
Tra le prime immagini che lo colpiscono ci sarà proprio quella dei tantissimi francesi in ginocchio: «È stato molto impressionante! Cantavano e pregavano, e noi vedevamo che erano devastati. Erano incredibilmente uniti! Ed era bellissimo». Poco dopo il suo arrivo la guglia è crollata, in quel momento viene presa una decisione importante: serviva una squadra per salvare il tesoro della cattedrale, portando al sicuro quante più opere e reliquie possibile. Nel cuore della cattedrale era custodita la corona di spine, chiodi della crocifissione, altre preziose reliquie e oggetti liturgici di grande valore religioso e artistico. Mathieu e gli altri componenti della squadra seguono dunque il curatore nella sala del tesoro. Dovevano portare a termine un’operazione pericolosa e delicata e tutelare i tesori non solo dai danni ma anche da possibili furti.
LA PERDITA DELLA FEDE
Mathieu è battezzato, è cresciuto con un’educazione cattolica e racconta di avere fatto il chierichetto da bambino. Ma proprio a causa della desolazione e del dolore che incontra continuamente nella sua professione, aveva abbandonato completamente la fede. Non reggeva tutta quella sofferenza e non riusciva a capire come Dio potesse permetterla. L’obiezione suprema, quella del dolore, soprattutto quando è innocente. Uno scandalo che colpisce la ragione e il cuore e che può scoraggiare anche gli spiriti più gagliardi. Non è difficile rintracciare anche nella nostra vita momenti di disperazione dovuti proprio a questa visione che ci fa credere ingiustificabile l’azione o meglio l’apparente inerzia del nostro Dio. Se la fede imparata da bambino lo lascia piano piano, fiaccandone il cuore incapace di reggere il peso del male che vedeva compiersi apparentemente indisturbato, la stessa fede, anzi una fede rinnovata e forte, torna ad abitarlo in un istante. Entra in una cattedrale mangiata dalle fiamme e ne esce convertito: «Avevo dubitato per molti, molti anni, ma per quanto sorprendente possa sembrare, fui catturato e uscii dalla cattedrale convertito».
IL CROCIFISSO È IL TESORO CHE SALVA
Ma cosa è successo in quella chiesa avvolta da fiamme capaci di distruggere quasi tutto? Che non hanno distrutto tutto, e che la presenza che giustifica la costruzione di ogni chiesa nel mondo, dalle cattedrali gotiche a quelle orrende chiese-capannone in cui qualche volta ci imbattiamo anche in Italia, ha agito da par suo. Ecco le parole con le quali il vigile del fuoco descrive quel breve, decisivo incontro: «Quando sono entrato nella cattedrale, c’era ovviamente un buco enorme nel tetto. Di fronte a me c’era l’altare e quella famosa croce che credo tutti abbiano visto nelle foto dopo l’incendio. Questa croce brillava con tutti i suoi sensi. Ma attenzione! NON era accesa. Era lei che diffondeva la luce. Tutto ciò che potevamo vedere era lei! E devo ammettere che ho provato un grande senso di pace in quel momento, e ho sentito di non avere nulla da temere, perché per me è stato davvero l’incendio del secolo! Sono rimasto lì per 10 o 15 secondi, stordito da questa visione… Ero in totale sintonia con questa croce. Poi sono tornato al lavoro. In nessun momento mi sono sentito in pericolo, e questo è stato un innesco per la mia riconciliazione con nostro Signore».
LA SOFFERENZA DI CRISTO SALVA E DÀ NUOVA VITA
La conversione è come sempre il miracolo più sorprendente perché di fronte alla realtà solita, anche grazie a segni esteriori che però non sono sempre necessari, un’anima libera decide di tornare a Dio. Ora Mathieu continua il cammino di fede che ha ricominciato quella sera in una chiesa in fiamme, davanti ad una croce splendente e vede la realtà di sempre con occhi cambiati, più profondi, più disponibili ai segni della presenza di Cristo. «Ero già stato preparato vedendo tutti quei fedeli pregare come vi ho detto all’inizio. Ora posso dire che la presenza di nostro Signore era già lì per confortarci. Era un segno dal Cielo. Dio voleva vedere come ci saremmo comportati in questa prova. Questa visione ha cambiato la mia vita! Certo, vado a messa, più volte alla settimana se possibile, ho ripreso a pregare, guardo molti film per recuperare un sacco di cose che non ho imparato durante tutta questa vita senza il Signore. Ho anche ricevuto la cresima e sono felice di accompagnare qualcuno al catecumenato. Ma soprattutto sono molto più attento al Signore e vedo tutti i segni che ci manda attraverso gli altri». (Fonte foto: Pexels.com/Pexels.com)
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