Il 18 novembre la Fondazione NEOS ha ospitato nell’auditorium “Mutua Madrileña” di Madrid alcuni importanti interventi sulla crisi globale dell’Occidente. Tra le riflessioni più eminenti, quello del filosofo e storico francese Rémi Brague che attraverso la disamina contenuta nel suo studio intitolato “Perché l’uomo occidentale odia se stesso?” ha analizzato l’odio di sé che caratterizza ormai la cultura europea e il suo problematico rapporto col cristianesimo. Un odio di sé che parte proprio dal disprezzo e dal rifiuto verso qualunque forma di legame identitario o qualunque mezzo politico, spirituale e culturale che rimandi ad esso e che il filosofo racchiude efficacemente nell’espressione “determinazioni culturali che provengono dall’ esterno”, che includono sia le determinazioni culturali come i genitori e l’ambiente sociale, sia il paese con la sua lingua, la sua cultura e la sua storia, sia le determinazioni naturali, cioè il sesso o l’età e persino il fatto fondamentale di appartenere alla specie umana.
Per Brague, «Chi odia se stesso, rifiuta ciò che lo definisce nel profondo. Un chiaro esempio di ciò» – ha sottolineato – «è l’odio per il cristianesimo che si percepisce in certe élite occidentali». Il professore ha chiarito che non si riferisce solo a un fenomeno passivo come la disaffezione verso la pratica religiosa, ma piuttosto «a un desiderio attivo di porre fine alla Chiesa e alla religione, in particolare alla religione cattolica». E che «l’odio per il cristianesimo è la prova della sua importanza decisiva nella storia della cultura europea». Il filosofo ha anche affrontato il modo in cui l’uomo moderno ha svuotato la propria identità separandosi da tutte le determinazioni naturali e culturali, come la sua storia, il sesso biologico e persino la sua appartenenza alla specie umana. Questa disconnessione, ha spiegato Brague, porta a una sorta di invidia, di odio di sé, ad un peccato che ha definito “diabolico” in senso biblico, ovvero «Satana non come nemico di Dio, ma come nemico dell’uomo». Andando più nello specifico, Brague ha individuato alcuni bersagli particolari di questo rifiuto e disprezzo identitario, ad esempio l’odio per un particolare tipo di uomo: bianco, maschio e cristiano.
Quindi sarebbe chiaro, a questo punto, che «l’Occidente ha fatto più danni nel mondo di altre culture, soprattutto perché è potente. Ovviamente, i potenti fanno più danni dei malvagi. L’Occidente deve chiedere perdono e aspettarsi di riceverlo». Concludendo il suo discorso, il filosofo, ha affermato che, «senza un punto di riferimento esterno, trascendente, l’uomo non può dire di valere più di una lumaca, né rivendicare una dignità speciale». Infine, in accordo con diversi altri pensatori, ha sottolineato che la presunta “morte di Dio” ha come inevitabile conseguenza logica la morte dell’uomo. Tuttavia, nonostante queste premesse, Brague ha voluto concludere il suo discorso con un messaggio di speranza: «L’aspetto positivo della situazione attuale è che ci dà l’opportunità di riscoprire l’urgenza vitale della fede». Sperando che l’Occidente, che almeno un tempo si poteva definire “cristiano”, colga una volta per tutte questa occasione, aggiungiamo noi. (Foto: Screenshot Santacrocevideo, YouTube)
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