XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
In questa domenica del tempo ordinario si potrebbe pensare che le vedove siano il soggetto principale di queste letture. Tale affermazione sarebbe frutto di una lettura veloce e superficiale di quanto abbiamo ascoltato. Provo ad approfondire un po’ questo pensiero. Nei libri dei re troviamo il racconto del profeta Elia . Di lui, tutto sommato, sappiamo ben poco; eppure, egli è l’archetipo del profeta. Tant’è che farà la sua comparsa nell’evento fondamentale della trasfigurazione e viene indicato come il simbolo dei profeti. La storia letta oggi in 1Re 17, 10-16, è all’interno di un quadro generale molto particolare che abbraccia i regni di Ahab e Ahazya, un periodo in cui gli Assiri esercitavano forti pressioni sul territorio, mentre il regno d’Israele si era alleato con alcuni regni aramei e fenici per poter contrastare gli Assiri stessi. I rapporti intrapresi tra Israele e gli altri regni sono giudicati altamente nocivi per la spiritualità yahwista israelita. Infatti, queste alleanze porteranno al culto di Ba’al (il più importante dio fenicio, legato alla tempesta, all’acqua) all’interno del popolo israelita.
Il nostro profeta, Elia, il cui nome significa «il mio dio è Yhwh», si scontra contro le alleanze e il culto al Ba’al intrapreso da Israele. Ciò gli costerà caro poiché il re Acab e la regina Gezabele lo vogliono morto. In questo contesto, Elia fa la sua comparsa e annuncia la sventura della siccità per tutto il territorio. La siccità indica la delusione di Yhwh nei confronti di Israele che non ha mantenuto l’alleanza con Lui ma ha preferito alleanze umane che hanno portato a sviare il popolo che ha iniziato a rendere culto a Ba’al.
In questa cornice, Elia viene mandato da Yhwh a Sarepta di Sidone per alloggiare da una vedova sconosciuta di cui non sapremo mai il nome. L’ordine di Yhwh è assurdo per la logica umana, per almeno due motivi: 1. la costa fenicia è molto lontana rispetto a dove stava soggiornando Elia; 2. Viene mandato nella patria del dio Ba’al.
Il profeta si abbandona alla volontà di Yhwh e così si troverà conteso tra due donne. Da una parte, una povera vedova che non lo conosce, mentre dall’altra parte abbiamo la potente regina Gezabele che cerca il profeta per ucciderlo, ma non riesce a trovarlo. L’incontro tra Elia e la povera vedova è alquanto particolare. Anche se la donna risponde ad Elia in uno modo apparentemente riluttante, ella si mostrerà disponibile nei confronti del profeta straniero che la incalza con richieste sempre più onerose (prima l’acqua, poi il cibo e deve servire lui per primo, v. 13).
La donna straniera, non credente a Yhwh, si affida totalmente al profeta e alla promessa che Yhwh le fa mediante la sua bocca. Il dono che otterrà la vedova oltrepassa l’immaginabile anche per il lettore odierno. Infatti, non solo lei, Elia e il figlio della vedova, potranno mangiare e sopravvivere alla siccità, ma anche tutta la sua casa godrà di tale dono fino al termine della siccità. Dono scaturito dell’atto di bontà e dalla sua fiducia a Yhwh e al suo profeta.
Il lettore accorto potrà notare come Yhwh si mostra superiore alle forze contrarie alla vita e a qualsiasi dio; infatti, lo stesso Ba’al ne esce sconfitto, lui che è il dio della tempesta non era in grado di dare un solo goccio d’acqua al suo popolo. Nella pericope del vangelo di Marco, abbiamo un’altra vedova la quale ha un atteggiamento simile a quello della donna fenicia. Infatti, anche questa dona tutto quello che aveva. Dona le sue due monetine, un quarto di asse romano, un kodrantes. Questo suo dono vien notato da Gesù, il quale sottolinea come sia un dono molto più grande di quello offerto da tutti gli altri, poiché mette in pratica il comandamento fondamentale dell’alleanza: «amare Dio con tutto ciò che aveva per vivere».
Dall’altra parte abbiamo la “siccità” degli scribi. L’accusa di Gesù è terribile poiché li paragona quasi al di fico sterile. Si mostrano pii e religiosi ma sono avidi, non portano frutto, e godono del riconoscimento che gli uomini danno loro. Se le cose stanno così e sono riuscito a mostrarle per bene, il soggetto fondamentale di queste letture non sono le vedove in quanto vedove ma è l’atteggiamento di quelle persone che si aprono all’azione trascendentale di Dio. E se nel secondo caso parliamo di una vedova israelita, il primo caso è ancora più particolare perché parliamo di una donna che non ha nulla a che vedere con Israele, eppure si trova soggetto della promessa che Cristo farà ai suoi ascoltatori: «Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto» (Mt 10, 41).
Tale è l’atteggiamento richiesto per coloro i quali desiderano seguire il Cristo.
Potrebbe interessarti anche