I giorni passano ma a Valencia il bilancio delle vittime dell’alluvione, come noto, purtroppo continua a salire. Se infatti da un lato il conteggio appare già spaventoso – si parla di 217 vittime accertate ed oltre 1.000 dispersi -, dall’altro tutto lascia pensare che continuerà a salire drammaticamente; basti dire che non si sa ancora quanti possano essere rimasti “sepolti” nel parcheggio sotterraneo (da 6.000 posti!) del centro commerciale Bonaire ad Aldaia, uno dei più grandi della città spagnola.
Inoltre c’è da dire che proprio in queste ore sono previste altre abbondanti piogge che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Dunque per Valencia sembra proprio non esserci tregua e a più di qualcuno verrà spontaneo chiedersi – nel bel mezzo di questo dramma che continua di ora in ora – «dove sia Dio». Non ci sarebbe nulla di strano, anzi è decisamente normale che simili interrogativi emergano proprio in queste fasi di dolore e di morte, quando ogni certezza sembra crollare, a maggior ragione per chi ha perso tutti i propri beni o addirittura un proprio caro.
Ebbene, una possibile risposta all’interrogativo su «dove sia Dio» ora a Valencia è emersa nelle scorse ore. Emersa letteralmente: dal fango. Sì, perché nel comune valenciano di Paiporta – lo stesso dove, al grido di «assassini, assassini», sono stati rabbiosamente contestati il re Felipe, la regina Letizia e il premier Pedro Sanchez – è stata travolta dal fango anche una chiesa: quella di San Jorge. Ed è proprio andando a vedere le condizioni di quel luogo di culto, anch’esso non risparmiato dall’alluvione, che dalle acque è emerso qualcosa che si può a buon diritto considerare un simbolo o, a suo modo, un piccolo segno.
Stiamo parlando di una immagine di Cristo recuperata dal fango. L’immagine, che è stata condivisa dalla diocesi, di questo ritrovamento appare particolarmente toccante, dato che il volto sofferente del Signore – completamente sporco -, è davvero suggestivo. Ed ha portato padre Gustavo Riveiro, parroco di San Jorge a Paiporta, a dichiarare che quella immagine di Gesù «con il volto pieno di fango ci ricorda gli oltre cento defunti di Paiporta, il numero delle persone scomparse non ancora quantificabili, e le loro famiglie, che è la vera tragedia, quella delle persone che hanno perso la vita».
«Tutto il resto verrà recuperato quando e se possibile», ha inoltre aggiunto il sacerdote dopo essersi recato a La Torre e Castellar, altre due zone fortemente colpite dal disastro. Giova a questo punto ricordare anche le parole dell’arcivescovo di Valencia, mons. Enrique Benavent, che ha reso noto ancora tre giorni fa di come anche Papa Francesco lo avesse contattato «per interessarsi alla situazione che stiamo vivendo». L’immagine della statua della chiesa di San Jorge interamente coperta di fango, però, nel suo mutismo è però più eloquente d’ogni parola o dichiarazione che si possa fare su questa tragedia.
Quel volto di Gesù, infatti – così simile a quello delle vittime che sono state travolte dalle acque, perdendo la vita -, riesce infatti, anche dal di là d’un piano meramente simbolico, a comunicare qualcosa di più di una vicinanza, vale a dire una presenza. La presenza di un Dio che, nel momento in cui ci si chiede con disperazione «dove sia» mentre siamo travolti dal dolore e dalla morte, ecco, è già lì, proprio accanto a noi. Pronto sia a condividere le nostre sofferenze, caricandosele sulle spalle come 2.000 anni or sono, sia a ricordarci – sempre con la Sua presenza -, che se si crede in Lui, per quanto sia tremenda una alluvione, dopo il fango verrà la Luce (Fonte foto: Arcidiocesi di Valencia)
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