Il cammino sinodale lungo più di tre anni si è concluso sabato verso sera, anche se la sua conclusione di fatto non è propriamente una conclusione. O forse lo è, nel senso che la Chiesa resta sinodale; qualcuno sussurra che sia ormai in stato di sinodo permanente.
Papa Francesco ha annunciato che non farà una esortazione post sinodale come di solito, ma ha sottoscritto il documento finale. «Desidero in questo modo riconoscere il valore del cammino sinodale compiuto, che attraverso questo documento consegno al santo popolo fedele di Dio», ha detto il Papa nel discorso ai partecipanti al Sinodo nell’Aula Paolo VI del Vaticano.
Durante il briefing finale con i giornalisti, il punto chiave lo ha espresso monsignor Riccardo Battocchio, Segretario Speciale: «Il Papa ha deciso e se approvato da lui il documento finale fa parte del magistero, non come testo normativo ma come delle linee sulle scelte che potranno essere fatte». Insomma, si chiude per poi riaprire.
Chi si aspettava rivoluzioni benedette da Francesco resta un po’ con l’amaro in bocca. Il Papa ama aprire processi, e questo sicuramente è stato fatto, ma l’impressione è che su certi temi cari all’agenda liberal Francesco non abbia alcuna voglia di dare il suo placet.
Sul tema caldo delle diaconesse deve essersi consumato un certo dramma tra i padri che spingevano per arrivare subito alla scelta, visto che la posizione espressa il 21 ottobre dal capo dell’ex Sant’Ufficio, cardinale Victor Manuel Fernandez, è stata piuttosto chiara: «Sappiamo che il Santo Padre ha espresso che in questo momento la questione del diaconato femminile non è matura ed ha chiesto che non ci intratteniamo adesso su questa possibilità. La commissione di studio sul tema è giunta a delle conclusioni parziali che faremo pubblicare al momento giusto, ma continuerà a lavorare».
In ogni caso sulle diaconesse la spinta è forte, e lo testimonia il modo n. 60 del documento finale con i suoi 97 voti contrari (il massimo di “no” su tutto il documento), ma nello stesso tempo vi si legge che «Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta».
Voti contrari (45) anche sul modo che tratta del ruolo della Conferenze episcopali. Anche in questo caso, difficile capire dove si andrà a parare e tre anni di discussioni hanno evidenziato che si propone «di precisare l’ambito della competenza dottrinale e disciplinare delle Conferenze Episcopali. Senza compromettere l’autorità del Vescovo nella Chiesa a lui affidata né mettere a rischio l’unità e la cattolicità della Chiesa, l’esercizio collegiale di tale competenza può favorire l’insegnamento autentico dell’unica fede in un modo adeguato e inculturato nei diversi contesti, individuando le opportune espressioni liturgiche, catechetiche, disciplinari, pastorali, teologiche e spirituali».
La sinodalità, il grande topos di questo lungo cammino, viene definita come «il camminare insieme dei Cristiani con Cristo e verso il Regno di Dio, in unione a tutta l’umanità; orientata alla missione, essa comporta il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l’ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, il formarsi del consenso come espressione del rendersi presente di Cristo vivo nello Spirito e l’assunzione di una decisione in una corresponsabilità differenziata» (paragrafo 28).
Secondo le categorie mediatiche di progressisti e conservatori probabilmente non ci sono né vincitori, né vinti in questo sinodo “sul sinodo”, resta un processo aperto. Le meravigliose sorti e progressive attese da taluni sono di fatto ferme al palo; il documento finale appare poco facile alla lettura di una parrocchia, assomigliando di più a un testo per esperti; restano al lavoro (fino a giugno) dieci gruppi di studio per cercare di dipanare le matasse più contorte e consegneranno i risultati al Papa, che però verosimilmente non arriverà a pronunciarsi, ma a sua volta rimanderà i risultati ai vescovi nel mondo. Il sinodo è finito, anzi no.
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