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«Il cristiano sarà sempre un sovversivo di fronte ai totalitarismi»
NEWS 26 Ottobre 2024    di Jesus Sanz Montes*

«Il cristiano sarà sempre un sovversivo di fronte ai totalitarismi»

Pubblichiamo – in una nostra traduzione di lavoro – l’intervento di analisi del vescovo di Oviedo, monsignor Jesus Sans Montes, comparso su La Tercera del quotidiano spagnolo ABC con il titolo “Las aguas turbulentas de la actualidad”

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«Camminiamo nelle acque agitate della storia contemporanea. Non c’è un momento in cui non ci spaventiamo di fronte all’ennesima notizia dell’ultimo scandalo politico o dell’ultimo gesto di stampo dittatoriale. E lo scoraggiamento si diffonde in una società quasi narcotizzata da tanto veleno, che impedisce di reagire per legittima difesa, di acquisire una consapevolezza coraggiosa o di agire per conquistare qualcosa che si desidera.

Sembra che si sia realizzato ciò che diceva il sociologo Gilles Lipovetsky. I titoli provocatori dei suoi libri basterebbero già ad indicarci lo scenario critico e sordido in cui ci stiamo muovendo attualmente: “Un’epoca di vuoto” in cui l’individualismo ci isola e ci porta a scontrarci, un’ “Etica indolore” in cui, pur commettendo cose sbagliate, ciò non arriva a ferire la nostra coscienza, ma ci fa entrare nell’ “Impero dell’effimero” venendo inghiottiti da  mode passeggere che ci alienano e ci ingannano.

Si tratterebbe  del processo di costruzione di una società corrosa, perché senza le solide fondamenta della roccia, come ha ammonito Gesù nella sua famosa parabola (Mt 7,21-27). Tutto ciò creerebbe un mondo totalmente liquido, come ha ripetuto Zigmunt Bauman, così privo di solidità da finire per diventare gassoso.

Corriamo il rischio di abituarci a questa deriva politica, di non accorgerci nemmeno più del momento preoccupante e critico che stiamo vivendo, rendendoci inavvertitamente vulnerabili fino a diventare solo gli ‘zombie’ di un volgare Halloween, senza renderci conto della nostra orfananza, senza speranza.

Per questo motivo, la presenza e la parola della Chiesa è nefasta e insopportabile per alcuni dei nostri osservatori politici o per i media. E non tardano a rispondere in modo intemperante, con un messaggio letteralmente sincronizzato, proveniente dalle varie tribune e dalle varie testate, ogni volta che un cristiano – soprattutto se è anche vescovo – prende la parola per intervenire con moderazione e temperanza, ma anche con audacia profetica, chiamando le cose con il loro nome, cosa insopportabile per alcuni.

Il silenzio e l’invisibilità sono ciò a cui alcuni vorrebbero ridurre la presenza cristiana nell’intero tessuto sociale: nella cultura, nelle varie arti, nell’opinione pubblica, nei dibattiti etici e politici, nelle sfide sociali e culturali, ecc.

Al massimo, ci sarebbe permesso di continuare a respirare in qualche sacrestia isolata o in qualche anfiteatro virtuale, mentre ci confiscano lo spazio per altri tipi di farse di stampo popolare, concedendoci al massimo il diritto al campanile.

Ma noi abbiamo anche il diritto e il dovere di esprimerci, di far valere le nostre ragioni, di esporre le nostre riserve ben ponderate o le nostre critiche costruttive che contribuiscano ad edificare la società laica di cui anche noi facciamo parte. Per questo motivo, non accettiamo le nuove catacombe che alcuni partiti e la loro relativa grancassa mediatica cercano di imporci, confinandoci come appestati, senza voce, né voto, spingendoci all’inanità

Da anni abbiamo una gestione politica, nella nostra società, che non può lasciarci indifferenti, e che continua a voler sradicare e decostruire ogni traccia che faccia riferimento al cristianesimo. Ci sono modelli di governance che pesano sulla nostra coscienza cittadina e sulla nostra visione cristiana della vita.

In questi anni pieni di rivolgimenti abbiamo assistito a veri e propri “tagli” che scavalcano la libertà censurandoci e imponendoci una visione del mondo e della società che determina tante cose. Lo notiamo in Spagna e in altre parti d’Europa, attraverso le loro istituzioni legislative e parlamentari, e nei paesi fratelli dell’America Latina che sono ormai scivolati verso il populismo (Cuba, Nicaragua, Venezuela, Messico, Ecuador, ecc.) di stampo marxista e indigenista, in nome di una falsa liberazione.

Il grande scrittore inglese Thomas Stern Eliot ha parlato di ciò che accade quando l’uomo abbandona Dio e cioè che avrà sempre tre idoli da adorare: potere, denaro e lussuria. Una vera profezia dei mali che ci affliggono in questi nostri tempi dominati da politici corrotti e mendaci.

Questo è ciò che mi viene in mente quando guardo ogni giorno allo scenario sia  locale che internazionale, come frutto di un processo in cui i solidi valori su cui abbiamo costruito la nostra società e la nostra civiltà vengono distrutti dall’ansia del potere, dalla ricchezza a qualsiasi costo, dal piacere declinato in ogni indicibile perversione (potere, denaro e lussuria).

Lo diceva un teologo contemporaneo, Henri de Lubac: quando facciamo un mondo senza Dio, lo facciamo contro l’uomo. Una vera e propria fotografia di quello a cui stiamo assistendo nel nostro terribile scenario attuale.

Sappiamo che gli stati possono essere aconfessionali, ma le persone saranno sempre credenti. Questa affermazione può sembrare presuntuosa, ma credo, invece, che sia incontestabile. Perché tutti abbiamo un rapporto con Dio, che lo vogliamo o no: sia se lo confessiamo con fede sia se decidiamo di censurarlo  per motivi ideologici.

In questo senso non ci sono credenti e atei, ma credenti e idolatri, cioè credenti nel vero Dio o idolatri di falsi dei, come sottolineava Eliot. Ognuno sa allora quale frutto proibito consuma, quali indebite torri di Babele innalza o quali vitelli d’oro adora… per diventare come Dio, l’antica e unica tentazione umana che si verifica nelle dittature dei padroni senza scrupoli che vogliono solo continuare a conservare le loro poltrone e il loro controllo basato su menzogne ingannevoli e ingiustizie vergognose.

Peccato che non si accorgano mai del danno che fanno alla società, facendo marcire le democrazie con l’infame decadenza che introducono, nel loro folle uso e abuso delle regole del gioco che truccano a loro favore.

Per questo il cristianesimo sarà sempre sovversivo per chi ha un’idea totalitaria ed esclusiva che distrugge la famiglia, la vita nelle sue tre fasi (nascente, in crescita e in declino), la libertà che perverte con leggi liberticida.

Il cristianesimo, invece, ama la bellezza, non tradisce la verità, esercita il bene ed è aperto alla trascendenza. È normale, allora, che in questo scenario i cristiani chiedano la parola e offrano la loro testimonianza, anche se questo irrita chi non può controllarci. Ci stiamo lavorando. Pace e bene».

 


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