sabato 23 novembre 2024
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Quel “tale” che ha voltato le spalle al centuplo quaggiù
NEWS 13 Ottobre 2024    di don Francesco Di Nucci

Quel “tale” che ha voltato le spalle al centuplo quaggiù

Nel Vangelo della scorsa domenica Gesù ci ha invitato a tornare “al principio”, al sogno di Dio per l’uomo, alla santità: pienezza della comunione delle creature con Lui. È questo a dire il vero il desiderio che da sempre alberga nel cuore dell’uomo, una sete di eterno, dell’Eterno. È il sogno che si fa domanda nelle parole giovane che si avvicina a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.

Il Vangelo ci narra un incontro che sulle prime si annunciava promettente e che poi precipita ingloriosamente in un nulla di fatto, è la storia di un aborto. Un fallimento pastorale. Anche Gesù ha dovuto segnare il passo dinnanzi a quel santuario che si chiama libertà e dove si entra solo se accolti e se la persona chiamata abbassa la maniglia della porta che si apre solo dall’interno. La storia comincia con l’incursione del “tale” che corre incontro a Gesù e gli ostruisce il cammino. Ha maturato una domanda che gli ha tormentato il cuore e ora gli tormenta le mani mentre è davanti al maestro: cosa devo fare? Cosa fare della mia vita per essere felice? Qui si ha il coraggio di guardarsi, è di scena il volto e il petto che dice apertura e accoglienza. Dopo ci si difenderà con le spalle che sono uno scudo per non essere guardati e scomodati. La via dei comandamenti è già stata percorsa, li osserva con attenzione, non è un giovane alle prime armi, alla prima “cotta spirituale”.

Siamo portati a pensare alla vita spirituale come ad un accumulo di crediti e di meriti, ad una somma di titoli da vantare sul biglietto da visita. Ma l’amore non è mestiere da contabili, non si investe, ci si investe, non si gioca come in borsa, ci si gioca con tutto se stessi. È di tema l’amore, la vita stessa di Dio, e non le prestazioni spirituali e le contorsioni nella palestra delle virtù. “Allora Gesù fissatolo lo amò”. Se anche lontanamente ci si lascia interrogare e inchiodare da questo sguardo del Maestro, tutto il resto si scontorna fino a scomparire del tutto come pula che il vento disperde.

Il giovane ricco vuole raggiungere il Regno, cerca l’Eterno, vuole arrivare alla Vita, ma vuol farlo attraverso logiche e strumenti tutti suoi, senza affidarsi a Dio, senza sganciarsi dalle zavorre che lo tengono lontano dal “principio” senza restare nello sguardo di Dio. Stare nel suo sguardo amante e infuocato è la sfida che i santi hanno accettato fino a consumarsi per Lui come la lampada che fa compagnia alla Custodia del Santissimo nelle nostre chiese. Oltre il cono di luce del Suo sguardo ci sono cose che promettono e non danno, abbracci che attirano fino a strangolarci, luccichii di città belle viste da lontano, ma che avvicinate e percorse graffiano anche l’anima.

La posta in gioco è alta, Gesù non concede saldi di fine stagione, ma chiede tutto per darSi totalmente a chi è disposto a rischiare per Lui e per il Regno di Dio: “Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi!”. Sembra alto il prezzo, ma è solo simbolico, quello che si versa all’iscrizione è solo un’ombra rispetto a quanto si riceve. È un modo per scoraggiare i pavidi e i calcolatori, Gesù non vuole con sé funzionari e narcisisti continuamente allo specchio. “Si fece scuro in volto e se ne andò rattristato perché aveva molti beni”. Si rabbuiò in volto e in cuore e voltò le spalle alla felicità. Intitolati a lui avremmo avuto strade e santuari, basiliche e sacrati, ma quel giorno scelse di restare attaccato ai beni perdendo il Bene.

Come tanti nostri giovani restò a sfogliare le margherite del dubbio e non si lanciò nell’avventura dell’Amore, nel sogno di Dio, restando per sempre e per tutti solo “un tale”.


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