venerdì 20 settembre 2024
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Usa, famiglie in fuga dagli Stati democratici. Chissà perché
NEWS 20 Settembre 2024    di Giuliano Guzzo

Usa, famiglie in fuga dagli Stati democratici. Chissà perché

Chissà che succederà il prossimo 5 novembre, giorno in cui gli americani saranno chiamati al voto. Se diamo retta i sondaggi, inclusi quelli di Fox News, Kamala Harris è in vantaggio su Donald Trump e dovrebbe spuntarla; il che farà felicissimi il mondo mainstream, quello dei mass media, delle università di Hollywood e dello star system, i cui esponenti pro democratici non si contano più: da Taylor Swift a Bruce Springsteen, da George Clooney a Tom Hanks, da Ben Affleck a Leonardo Di Caprio…Forse però la vittoria di Kamala Harris potrebbe non piacere troppo alle famiglie americane; o quanto meno ad una significativa quota di esse. Non si spiegherebbe, diversamente, quanto rilevato da un nuovo report ricercatori dell’Institute for Family Studies i quali, esaminando gli Stati che attraggono e perdono famiglie, non hanno potuto fare a meno di notare un fenomeno: quello delle famiglie che stanno abbandonando molti degli Stati più progressisti degli Stati Uniti per dirigersi verso quelli considerati più conservatori o politicamente diversificati.

Attenzione, non parliamo di quattro gatti ma quasi di un esodo. Sì, perché se da un lato non è affatto infrequente per un americano – vuoi per lavoro o studi, vuoi per amore – cambiare Stato nel corso della sua vita, dall’altro non si può neppure considerare normale che negli Stati storicamente democratici, ovvero quelli che hanno votato progressista alla presidenza sia nel 2016 sia nel 2020, ben 213.000 famiglie con figli, tra il 2021 e il 2022, abbiano, per così dire, levato le tende per andarsene altrove. Andando a spulciare i dati dei singoli Stati, si scopre come quelli che hanno perso più famiglie siano stati quelli più storicamente progressisti, vale a dire quello di New York (-71.000) e quello della California (-92.000). Ha perso famiglie nel periodo osservato, anche se in numero più contenuto (-4.000), anche quel Minnesota salutato come una Mecca delle famiglie, almeno giudicare dalla copertura mediatica adulatoria di cui godono le politiche familiari varate dal governatore democratico Tim Walz, guarda caso scelto dalla Harris come suo vice nella corsa alla Casa Bianca.

Per correttezza va detto che anche alcuni Stati più conservatori compaiono nella classifica di quelli che perdono famiglie, come Louisiana e Alaska.  «Ma l’elenco degli stati che guadagnano famiglie», fanno notare i ricercatori dell’Institute for Family Studies, «è, allo stesso modo, dominato da Stati repubblicani: Idaho, Montana, Florida, Carolina del Sud, Texas e Tennessee» sono tutti tra gli Stati che possono vantare una più alta «migrazione familiare». D’accordo, ma come si spiega questo fenomeno di esodo familiare dagli Stati blu a quelli rossi? Appare doveroso chiederselo. Una risposta sicura e incontrovertibile, lo diciamo subito, non c’è. Ma secondo chi ha notato questo fenomeno, molto si spiega con il fatto che gli Stati repubblicani prediligono sicurezza, lavoro e libertà educativa più di quelli democratici: «Nessuna quantità di crediti d’imposta sarà mai più preziosa per una famiglia di strade sicure e alloggi dignitosi […] Il congedo parentale non supererà mai un buon mercato del lavoro […] E, per essere onesti, la maggior parte dei genitori si oppone alle politiche che costringono le figlie ad affrontare maschi biologici sul campo da gioco o nello spogliatoio».

Sono considerazioni dalle quali è difficile dissentire, evidentemente; e che mettono fortemente in crisi la narrazione progressista secondo cui bastano politiche family friendly per conquistarsi il favore delle famiglie, mentre invece conta anche altro e contano anche i valori. «Tutto ciò potrebbe aiutare a spiegare perché, nonostante l’approvazione di una serie di politiche pro-famiglia», concludono gli autori di questo importante report, gli accademici Lyman Stone e Brad Wilcox (peraltro quest’ultimo è stato intervistato proprio sul tema della famiglia sulle pagine della nostra rivista: qui per abbonarsi) -, «il tasso di migrazione familiare del Minnesota è passato da un netto  positivo  dal 2015 al 2018 a un netto  negativo  all’anno sotto il governatore Walz dal 2019 al 2022. I sussidi che ha offerto alle famiglie non sono stati sufficienti a convincerle a sopportare le ricadute del suo più ampio programma politico». Possiamo dunque solo immaginare la gioia delle migliaia di famiglie che hanno lasciato gli Stati democratici, in caso di vittoria di Kamala Harris (Fonte foto: Imagoeconomica/Pexels.com)

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