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Chi lo avrebbe mai detto, il porno causa depressione. Ennesimo studio.
NEWS 18 Settembre 2024    di Raffaella Frullone

Chi lo avrebbe mai detto, il porno causa depressione. Ennesimo studio.

C’è sempre uno “studio americano” che certifica qualcosa. A volte tutto e il contrario di tutto, a volte l’ovvio, perché questi si sa, sono tempi in cui occorre sguainare le famose spade per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate, come diceva Chesterton.

Stavolta lo studio è un sondaggio dell’Institute for Family Studies secondo cui «l’uso frequente di pornografia online è collegato a un aumento dell’incidenza di esiti negativi sulla salute mentale tra i giovani adulti», con circa un terzo degli utenti giornalieri di pornografia che hanno riferito di «sentirsi giù, depressi o senza speranza». E come potrebbe essere altrimenti.

Secondo lo studio, gli uomini «hanno circa il doppio delle probabilità rispetto alle donne di dichiarare di essere utenti giornalieri di pornografia online», mentre i «giovani adulti liberali» hanno circa il doppio delle probabilità rispetto ai conservatori di dichiarare di guardare pornografia online almeno una volta al giorno. Inoltre l’indagine ha rilevato che l’uso quotidiano di materiale pornografico è risultato simile tra gli intervistati sposati e non sposati e risultava pressoché coerente a seconda del reddito e del livello di istruzione. Una dipendenza di certo non classista purtroppo e che illude le persone di trovare sollievo ad un vuoto che forse è di natura esistenziale.

Padre Sean Kilcawley, direttore dell’apostolato Freedom From Pornography, nella diocesi di Lincoln, in Nebraska ha dichiarato di aver osservato nel suo ministero che la pornografia, così come la masturbazione frequente si porta con sé una vera e propria depressione. «E’ come aver sete e bere acqua salata, senza quindi dissetarsi» e questo genera frustrazione che ovviamente annulla l’effetto di serotonina e dopamina che al momento della fruizione arriva al cervello.

Un altro dato non trascurabile è l’inconsapevolezza di chi cade in questa dipendenza di scivolare nei disturbi mentali, principalmente negli ossessivi compulsivi, particolarmente legati a dipendenze come la pornografia, che vedono chi ne è affetto isolarsi rispetto alle relazioni familiari, lavorative e amichevoli. Non solo. Spesso, osserva Padre Kilcaweley, chi fa utilizzo di materiale pornografico, spiega di farlo per combattere solitudine, «ma l’esito è esattamente l’opposto, la pornografia alimenta e potenzia il senso di isolamento», che diventa totalizzante, soprattutto se ad esso si associa il sentimento di vergogna e frustrazione che ne segue.

A certificare, tra gli altri, il forte legame tra l’uso della pornografia e il peggioramento della salute mentale, era stato tre anni fa uno studio dell’Università Francescana di Steubenville (Ohio), pubblicato su Frontiers in Psychology. Un test in cui gli oltre mille utenti intervistati ammettevano di soffrire di stati ansiosi, attacchi di panico, depressione, disturbi ossessivi. Non certo quel senso di leggerezza che il mondo vorrebbe vendere quando si tratta di pornografia, non esattamente un effetto positivo che si auspicherebbe di diffondere anzi, un baratro nel quale, una volta che ci si finisce dentro, è difficile – ma certo non impossibile – riuscire a uscire.

 

Fonte foto: Bing


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