Sul sito tedesco Kath.net troviamo riportato integralmente il prezioso discorso del sacerdote Ignaz Steinwender, parroco di Zell am Ziller, tenuto all’Accademia teologica estiva di Aigen. Il tema della conferenza era “Il sale della verità cattolica”, a partire dalla citazione biblica: «Quando il sale perde il suo sapore», si è affrontata «la questione della verità nella selva del relativismo», tema su cui tanto si è speso papa Benedetto XVI. Più precisamente, quando Gesù ha detto ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13) e «Voi siete la luce del mondo!» (Mt 5,14), che cosa intendeva dire? E come questo può essere attuale nel tempo odierno dove regna il relativismo? Riportiamo di seguito alcuni estratti dell’omelia.
«Il sale dà sapore, il sale rende commestibile il cibo, il sale conserva il cibo in modo che non si rovini. Il sale è quindi simbolo di qualcosa che si distingue dal resto, qualcosa che non è lì per sé, ma per essere trasmesso, per rendere il cibo saporito, commestibile e durevole. […]. Per tornare alle Scritture: Gesù dice davanti a Pilato: “Io sono nato per questo scopo e sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità”. (Gv 18,37) E continua dicendo: “Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. (Gv 8,32) Promette ai discepoli: “Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi guiderà in tutta la verità”. (Gv 16,13) Questo significa che la Chiesa avrà tutta la verità, la pienezza della verità, o raggiungerà questa pienezza nel corso della storia. […].
Il Concilio Vaticano II lo conferma quando afferma nella Dignitatis Humanae in relazione alla formazione della coscienza: “Nel formare la propria coscienza, tuttavia, i credenti in Cristo devono tenere attentamente davanti agli occhi il sacro e sicuro insegnamento della Chiesa. Infatti, secondo la volontà di Cristo, la Chiesa cattolica è maestra di verità; il suo compito è quello di proclamare e insegnare autenticamente la verità che è Cristo, e allo stesso tempo di dichiarare e confermare autorevolmente i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla natura stessa dell’uomo. Inoltre, i cristiani devono sforzarsi di diffondere la luce della vita con ogni audacia, camminando con saggezza di fronte agli estranei, “nello Spirito Santo con amore sincero, nella parola di verità” (2 Cor 6,6-7), con il coraggio degli apostoli, fino a dare il proprio sangue (DH 14). […].
Questo discorso non riguarda le opinioni umane su questioni di fatto, né le posizioni politiche, che sono ambiti autonomi in cui possono e devono esistere legittime differenze di opinione, anche per i cristiani! Si tratta della verità, soprattutto in senso teologico, ma anche filosofico, metafisico. In qualche modo è fondamentale che ogni persona riconosca chi è, qual è lo scopo della sua esistenza, dove sta andando e quale strada conduce alla meta. La conoscenza di Dio porta alla conoscenza di sé! Riconoscere la verità fa parte della dignità umana! Quando una persona riconosce il proprio scopo, la propria meta e il proprio percorso, trova un’identità più profonda, una maggiore motivazione a intraprendere il cammino, trova gioia nel viaggio, può avere un effetto edificante e pionieristico. Questo porta la persona a essere più profonda, a realizzarsi, eccetera. Questa verità è il sale che può insaporire il cibo. […].
La questione della verità è vista in modo molto diverso nella società di oggi ed è diventata persino un argomento irritante per molti. Siamo in realtà in un’epoca antimetafisica. Oggi possiamo osservare un diffuso ateismo religioso (rifiuto della verità di Dio e della fede) o deismo (negazione della riconoscibilità di verità eterne), filosoficamente possiamo vedere scetticismo o addirittura nichilismo, epistemologicamente sembra prevalere oggi il relativismo, la relativizzazione delle verità teologiche e filosofiche e allo stesso tempo le capacità di verità dell’uomo. In contrasto con ciò, o forse proprio a causa di ciò, stanno emergendo sempre più ideologie che avanzano una pretesa di verità, spesso in contraddizione con il relativismo che rappresentano, e che spesso vogliono imporre questa pretesa con molti mezzi, anche discutibili. A livello sociale, ci troviamo nella selva del relativismo sulla via della dittatura! […].
Diventa sempre più vero che l’uomo che non crede in Dio alla fine crede tutto. La perdita della fede, cioè il relativismo nella fede, porta alla superstizione, all’idolatria, alla fede scientifica, alla sostituzione politica della religione come nel caso del nazismo e del comunismo, e può in ultima analisi portare al superuomo di Nietzsche o al paradiso terreno, che si rivela essere uno stato totalitario. […].[Giovanni Paolo II, n.d.r.] scrive: “La cultura europea dà l’impressione di una “apostasia silenziosa” da parte dell’uomo ricco che vive come se Dio non esistesse”. Questa nuova situazione di coscienza rende in realtà chiara la perdita di Dio, la perdita della metafisica, la perdita della verità. È chiaro che questa situazione di coscienza ha favorito l’intrusione del relativismo all’interno della Chiesa e può essere considerata una delle principali cause dell’attuale crisi di fede. […].
Il cardinale Ratzinger osserva che la filosofia dominante del relativismo “è diventata il problema centrale per la fede nella nostra ora”. Questo relativismo non appare solo come “rassegnazione di fronte all’immisurabilità della verità, ma si definisce anche positivamente dai concetti di tolleranza, conoscenza dialogica e libertà”. Il cardinale Ratzinger ammette che questo relativismo sia ampiamente giustificato in ambito politico. Il problema, tuttavia, è che viene applicato al campo della religione e dell’etica. […].
Il relativismo influisce anche sulla pastorale sacramentale. Sempre più persone desiderano ricevere i sacramenti, ma non vogliono più vivere di questa fonte di forza. Non celebrano più la fede, ma consumano una festa. I sacramenti vengono degradati in questo modo. Lo slogan molto usato [è, n.d.r.] “Gesù sì, Chiesa no” […]. I sacramenti hanno perso il loro vero sapore. Hanno solo un carattere decorativo. Nelle celebrazioni liturgiche, Dio esce sempre più dal centro. La comunità celebrante è al centro dell’attenzione al posto di Dio. Il sacerdote viene ridotto a maestro di cerimonie, che deve fare celebrazioni suggestive. […].
Il relativismo si è riflesso in particolare nella morale e nell’etica, in parte anche nella dottrina e naturalmente nella pratica. Il mancato riconoscimento della dottrina della legge naturale si è manifestato per la prima volta nel dissenso contro l’insegnamento della Chiesa sull’Humanae Vitae, che ha coinvolto vasti ambienti anche all’interno della Chiesa cattolica ed è arrivato fino alle conferenze episcopali. […]. La coscienza è stata invocata contro gli insegnamenti della Chiesa, aprendo così la possibilità di contrapporre la coscienza autonoma agli insegnamenti morali della Chiesa anche in altre questioni etiche. […]. È importante ricordare che chi non vive la fede, la verità, si riconosce sempre meno e la sua coscienza diventa sempre più ottusa.
Se la Chiesa perde il suo sapore in questo modo, allora viene gettata via. Perde gradualmente il suo significato sociale, viene espulsa da molti settori, le sue affermazioni diventano sempre più irrilevanti, i cristiani lasciano la Chiesa, per alcuni è ancora una certa offerta che viene accolta di volta in volta, una sorta di stazione di servizio quando si ha bisogno di qualcosa. Il sale viene gettato via all’interno della chiesa. Spesso troviamo scritto “cattolico”, ma non c’è più dentro. Alla fine porta all’autodissoluzione! […].
Se il sale perde il suo sapore, allora questo ha un effetto sul cibo […]. Il sapore del sale è la verità data alla Chiesa, che è il Signore stesso, il Santo. E questo Signore ha già trionfato! La vittoria è già stata ottenuta! Secondo il giudizio umano, sembra impossibile diffondere o almeno conservare la fede in Cristo nell’epoca odierna, caratterizzata dal pluralismo e dal relativismo. Nella riflessione finale sull’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, Giovanni Paolo II fa riferimento al grande segno che è apparso nei cieli, come descritto nell’Apocalisse di Giovanni. È la lotta impari tra il drago, che è il diavolo e il seduttore dell’umanità, e la donna indifesa e sofferente in preda alle doglie del parto.
In questa donna possiamo anche riconoscere la Chiesa. Il Papa scrive poi: “Ma il vero vincitore sarà il bambino nato dalla donna. In questa battaglia, una cosa è certa: il grande drago è già stato sconfitto (Ap 12,9). E anche se il drago continuasse a resistere, non c’è da temere, perché la sua sconfitta è già avvenuta”. I martiri del passato sono stati portati da questa certezza di vittoria già ottenuta. Che la loro testimonianza ispiri noi cristiani di oggi e ci dia anche la certezza che il potente drago, che oggi appare di fronte al relativismo, è già stato sconfitto». (Fonte foto)
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