«Stai tranquilla, è impossibile che il figlio di tante lacrime si perda» (Confessioni III, 12, 21). Questa fu la risposta che la madre di Agostino, uno dei santi più amati, attuali e capace di conquistare le anime più smarrite, ricevette dal vescovo a cui si era rivolta, angosciata per la sorte del figlio. Una consolazione che ogni mamma può fare propria, una intercessione, quella della santa che la Chiesa ricorda oggi, che possiamo chiedere con fiducia, sapendo che ogni figlio è guardato così da Dio Padre e ogni cuore materno è tenuto in grande considerazione. Monica, nata a Tagaste, (nell’attuale Algeria), nell’anno 331, per decisione dei genitori dei due, sposò giovanissima Patrizio, un uomo dal pessimo carattere, violento e infedele. Il rapporto col marito fu per lei la prima croce della vita matrimoniale e nemmeno la più pesante. Il dolore che provò nel vedere il figlio Agostino allontanarsi dalla fede nella quale pure l’aveva educato, le sue scelte motivate dal desiderio di fama, piacere e ricchezza sono forse state la lama più affilata ad averle trafitto il cuore.
Più resistente e tenace, però, si è mostrata la sua fede fatta di sofferenza e fiducia riposta in Dio, di preghiera instancabile, di lacrime e prudenza. Una donna forte, libera e autenticamente cristiana: contrariamente al costume dell’epoca Monica potè studiare e fin da giovane lesse e mediò le Sacre Scritture. Come racconta Lorenzo Montanari in un articolo di Famiglia Cristiana, Monica era «una donna cristiana, colta e libera, dunque, col cuore orientato ai tesori spirituali. Ciò che sappiamo della sua biografia si ricava dagli scritti di Agostino: in particolare nelle Confessioni il grande vescovo ripercorre la sua tortuosa, travagliata storia personale e spesso ci parla della madre». Del marito seppe guardare soprattutto, e nonostante tutte le asprezze che l’uomo le riservò, la dignità di un’anima amata da Dio e salvata dal sacrificio di Cristo: riuscì ad accoglierlo con dolcezza e intelligenza e ad avvicinarlo alla fede cristiana al punto che l’uomo chiese e ottenne il battesimo a ridosso della morte, nel 371.
Monica sembra dunque una donna particolarmente feconda, non solo per i suoi tre figli e per la cura con la quale li educò e si occupò dei beni di famiglia una volta rimasta vedova, ma perché oltre ai parti naturali affrontò con coraggio quelli spirituali: non meno travagliati e dolorosi dei primi e ancora più capaci di portare gioia con la nascita delle nuove creature. Anche per il figlio Agostino, infatti, sopportò una doppia gestazione e un doppio parto, mettendo in campo tutte le risorse tipicamente femminili che sostengono la donna nella fatica di accompagnare alla vita, del corpo e dello spirito, una creatura. Agostino, primogenito, particolarmente dotato di intelletto e capacità retoriche, prima di approdare finalmente in Dio e nella sua verità, prese altre strade, fatte di errori e di illusioni.
La madre non smise mai di seguirlo e sostenerlo con la preghiera e anche decisioni forti, come quella di negargli la permanenza in casa (quanti genitori arrivano con dolore e per amore a decisioni simili anche oggi!). Provata soprattutto nella virtù della pazienza e in quella della speranza contra spem, Monica ci fa da apripista: alla fine la consolazione più grande è arrivata ed è stata un dono smisurato non solo per lei, ma per tutta la storia della Chiesa e gli uomini di ogni tempo. Non si contano le persone che proprio grazie agli scritti di Agostino hanno ritrovato la strada per tornare a casa, non si sa quante mamme abbiano trovato e troveranno ancora conforto e fiducia nell’esempio di sua madre. «Dopo molti anni di incertezza sulla salvezza di suo figlio, le sue preghiere finalmente diedero i frutti attesi. Agostino, dopo un lungo cammino spirituale e intellettuale che lo aveva precipitato nel vuoto, ricevette il battesimo nella Pasqua dell’anno 387. » (Fonte foto: Screenshtot, Preghiamo Insieme, YouTube)
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