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3.12.2024

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Va bene fa caldo, ma salviamo la decenza
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14 Agosto 2024

Va bene fa caldo, ma salviamo la decenza

È arrivato il momento di rispolverare Jane Austen: «Che cosa terribile il caldo. Mi costringe a stare in uno continuo stato di ineleganza». Come darle torto? A tutte noi, in estate, tocca la medesima sciagurata sorte: ogni mattina l’armadio ci restituisce lo stesso, irrisolto quesito: pudore o sopravvivenza? Decenza o comodità? Decoro o freschezza? La tentazione è fortissima.

Per non parlare del difficile rapporto con il phon, quella usuale, amica pratica di asciugatura del capello, anche detta messa in piega casalinga, dopo la quale ci si sente subito presentabili e in ordine, assume d’estate i tratti di uno strumento di tortura infernale, che trasforma una fanciulla profumata appena uscita dalla doccia in un essere madido di sudore sotto il calore dell’asciuga capelli che, ad un certo punto, viene puntualmente abbandonato. Una resa senza condizioni. E il capello rimane così, mezzo fatto, mezzo no, raccolto un po’ per ripiego un po’ per la già citata sopravvivenza. E non salvano le buone intenzioni. Si parte infatti con l’idea di raccogliere i capelli in uno chignon super chic modello Nicole Kidman e si finisce più per somigliare ad un incrocio tra una lottatrice di sumo e Ursula della Sirenetta. Una tragedia.

Resta il fatto che la Decenza non va in vacanza, nemmeno i suoi colleghi Buon Gusto e Pudore possono essere pensionati così. Perciò via libera ai consigli non richiesti per non diventare come i personaggi di People of Walmart, sito americano che immortala i clienti dell’omonimo supermercato abbigliati nei modi più impensabili, da quello che pesa le mele in pigiama a quello che si aggira tra gli scaffali vestito da Batman. Mettiamo qualche punto fermo.

Le infradito sono ciabatte, e – spoiler – le ciabatte si usano in casa. L’unica eccezione è concessa alle donne (noi non siamo per la parità di genere), che possono indossarle anche fuori casa, ma sempre in contesti vacanzieri e non per andare in ufficio, a patto che siano minimamente decorose (le Birkenstock sono negli oggetti banditi, a meno che non siate Margot Robbie nel film Barbie). In nessun caso, neanche per fuggire dalla bomba atomica, sono ammesse fuori casa le hawaianas, altrimenti dette flip flop, che in quanto ciabatte da mare, devono essere rigorosamente abbandonate quando ci si trova a oltre 200 metri dal litorale (o al massimo dalla piscina, ma qui i metri si riducono).

In ufficio ci sono dei no. Estate o inverno che sia. Cari amici maschi il pantaloncino no. No, neanche il bermuda, e no, nemmeno quello elegante. Sempre perché noi non siamo per la parità di genere, non vogliamo vedere gambe maschili che girano fra le scrivanie, non perché siano necessariamente brutte, ma perché teniamo all’eleganza maschile che non è scindibile dal pantalone lungo, in certi contesti. E ovviamente no anche alla canottiera. A meno che non siate Marlon Brando e al momento ci risulta morto. Meno che meno il torso nudo mentre si corre o si fa sport all’aperto. Coprite la vostra vanità nel voler mostrare i muscoli se li avete, se non li avete è una ragione in più per far spazio al pudore.

Per le donne restano bandite in contesti formali le spalline. Ebbene sì, le spalline fanno lingerie e in lingerie non si va al lavoro, se proprio non riuscite a resistere copritele con una camicia di lino a meno che non siate in barca a Portofino. No secco anche per i kaftani, prendisole e simili, che hanno diritto di cittadinanza solo sul bagnasciuga. No ovviamente a tutto quello che è trasparente, anche se è così comodo perché leggero, no al costume in vista e infine una nota. La biancheria intima si chiama così per una ragione, quindi non è che debba essere visibile a chi non vive nella vostra intimità.

Infine in Chiesa, ci sarebbe molto da dire ma stiamo agli essenziali, ripristiniamo un po’ di buon senso, prima del buon gusto e prima ancora di quella merce ormai rara ma fondamentale chiamata senso del Sacro. Se siete andati in piscina, non è una buona scusa per presentarvi a Messa con gli short inguinali o coi bermuda, trovate il modo per cambiarvi o almeno per coprirvi, ma non presentatevi davanti a Nostro Signore con la stessa mise dell’aperitivo in spiaggia. Perché sì, l’abito fa il monaco. È vero a volte il calore e il sudore mettono a durissima prova, ma non sarà abbandonando il decoro che troverete refrigerio, al massimo farete raggelare gli altri fedeli.

(Fonte foto: Imagoeconomica)

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