Che cos’è una donna? La domanda che ha fatto la fortuna del documentario What Is a Woman? (2022) di Matt Walsh è tornata prepotentemente di attualità in questi Giochi Olimpici, come noto, col caso dell’atleta Imane Khelif (che ha agilmente vinto l’oro nella boxe), atleta che perfino Franco Falcinelli – già ct azzurro e presidente della Federboxe dal 2001 al 2012 – ha ritenuto ingiusto abbia gareggiato contro delle donne. «Khelif una donna? Va bene», ha detto Falcinelli nientemeno che a Repubblica – tenendo il punto di fronte ai continui tentativi del giornalista Giuliano Foschini di incalzarlo e di portarlo dalla propria parte – «una donna che però, come mi sembra abbiano dimostrato chiaramente le analisi effettuate dall’Iba, aveva cromosomi maschili e una condizione che non aveva nulla a che fare con lo sport femminile» (Repubblica, 9/8/2024, p.34).
Per la verità, Falcinelli non è certo il solo al di sopra di ogni sospetto – cioè non tacciabile di militanza politica sovranista -, ad aver sollevato dubbi sull’opportunità di far competere Imane Khelif con altre donne. Prima di lui, infatti, sono intervenuti altri anche nel mondo dello sport, come Rafa Lozano, Ct della squadra spagnola di boxe alle Olimpiadi di Parigi, che ha dichiarato: «Imane Khelif si è allenata con noi, ha fatto male a tutte le nostre ragazze. Allora l’abbiamo messa con Jose Quiles, hanno fatto pari». Contro l’opportunità di far competere Khelif – o comunque per la necessità di nuove regole olimpiche – si sono espresse anche svariate donne (per giunta di nota estrazione progressista), sia a livello internazionale – come JK Rowling – sia a livello nazionale, come Marina Terragni ed Anna Paola Concia.
Tutti interventi che tuttavia non sono bastati a rendere chiaro il punto cruciale da cui siamo partiti e che aiuterebbe a risolvere l’intera questione: che cos’è una donna? Per fortuna, ad affrontare meravigliosamente questo aspetto, illuminando questi giorni di polemiche con eleganza e grazia inconfondibilmente femminili ci ha pensato la ginnasta Sofia Raffaeli. Classe 2004, la “formica atomica” – così viene soprannominata perché sa muoversi leggera ma anche con una straordinaria esplosività – è già l’italiana più di successo nella storia del suo sport; al punto che la giuria internazionale le ha riconosciuto il “Raffaeli”, cioè un movimento da lei inventato: si tratta di un pivot in relevè con gamba libera a 180°, una flessione della stessa di 45° e il busto inclinato lateralmente. Perché parliamo di Sofia Raffaeli?
Beh, intanto perché ieri ha disputato una gara incredibile, vincendo (nonostante un errore) la prima storica medaglia di bronzo nella prova individuale All-Around nella ginnastica ritmica; E poi perché ammirarla è davvero un antidoto alla polemica di questi giorni, perché nei suoi movimenti ci sono sì – com’è giusto che sia – la forza e la potenza della professionista, senza che però questo scalfisca in nulla, proprio in nulla, la straordinaria bellezza del cromosoma X di cui è testimone. Una bellezza che, in questi giorni, tanto hanno provato a difendere e riaffermare. Ma che forse non chiede altro che d’essere contemplata come un’evidenza. Dopotutto, come insegna Anthony M. Esolen in Sex and unreal city – Gran libro edito dal Timone -, il principale guaio del nostro Occidente è uno solo: la realtà, che viene alterata, distorta e vilipesa. In questo caso parliamo della realtà del femminile. Che Sofia Raffaeli insegna senza parole, anzi togliendoci le nostre. Come può far solo una vera donna. (Fonte foto: X/Eurosport)
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