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Alle Olimpiadi dell’inclusivité è vietato dire che le donne si truccano
NEWS 31 Luglio 2024    di Raffaella Frullone

Alle Olimpiadi dell’inclusivité è vietato dire che le donne si truccano

Immaginate di essere sul posto di lavoro, e citare un luogo comune. Ad esempio che gli uomini non trovano il burro nel frigorifero, che i genovesi sono tirchi, che i bergamaschi sono orsi, che i francesi non hanno il bidet. E immaginate di vedervi licenziati in tronco poche ore dopo a causa di quelle parole. Questo è quello che è successo a Parigi, culla dei valori Occidentali della liberté, egalité e fraternité, durante i giochi olimpici più arcobaleno della storia, quelli ecosostenibili, con i letti di cartone e senza condizionatore per salvare il pianeta, i giochi in cui finalmente è giunta al culmine la “parità di genere” e i generi nuotano nella fluidità come le pantegane nella Senna.

Ma riavvolgiamo il nastro. E andiamo alla sera del 27 luglio. Bob Ballard è al lavoro. 82 anni, da circa quarant’anni commenta gli eventi sportivi per la Bbc. Le sue specializzazioni sono il nuoto, le immersioni, il tennis, il basket, l’hockey sul ghiaccio, il calcio e il cricket e per questo sta seguendo le Olimpiadi. È in diretta e sta facendo la cronaca della staffetta 4×1000 del team australiano femminile insieme a Lizzie Simmonds, un ex nuotatrice che ha già commentato con lui le gare europee del 2021.

Le nuotatrici tardano un po’ dopo aver vinto la medaglia d’oro, stanno salutando i fans, Ballard è in diretta e deve ovviamente andare avanti a chiacchierare, come si fa sempre, così, sorridendo commenta sul ritardo delle ragazze dicendo: «Sapete come sono le donne, si staranno ritoccando make up». Apriti cielo. Immediatamente Lizzie Simmonds si è stizzita definendo la sua uscita «vergognosa». A nulla è valso il tentativo di lui di smorzare i toni aggiungendo che anche alcuni uomini lo fanno, la clip è diventata virale e le accuse di sessismo hanno iniziato a fioccare sulle olimpiadi dell’inclusivité a suon di hashtag e non solo.

Non ci è voluto molto ed è arrivata la presa di posizione dell’azienda: «Durante un segmento della copertura di Eurosport ieri sera, Bob Ballard ha fatto un commento inappropriato. Per questo motivo è stato rimosso dal nostro team di commentatori con effetto immediato». La vicenda è proseguita come da copione, come da protocollo di rieducazione dal caso Barilla in poi. Ballard spintaneamente si è scusato. Ha scritto su X: «I commenti che ho fatto sabato durante la cerimonia di vittoria della staffetta australiana di stile libero hanno causato qualche offesa. Non era mia intenzione turbare o sminuire nessuno e, se l’ho fatto, mi scuso. Sono una grande sostenitrice dello sport femminile. Mi mancherà molto la squadra di Eurosport e auguro loro il meglio per il resto delle Olimpiadi».

Ballard ha poi invitato i suoi sostenitori a non attaccare Lizzi Simmonds incolpandola di quanto accaduto. A rendere più surreale il tutto, se mai ce ne fosse bisogno, c’è il fatto che Ballard, 82 anni, non è un maschio conservatore bianco, etero e cattolico (e quindi colpevole a prescindere, come Giuliano Guzzo insegna), nel 2021 in un’intervista ha dichiarato che il suo orientamento sessuale non è mai stato un mistero e in queste ore, riportando la vicenda, molti lo definiscono “gay”, tra chi lo fa si annovera la testata Outsport, che si definisce leader delle cronache sportive Lgbt. Eppure non basta. Non basta quello che si vive, la dittatura della parità di genere, intrisa di femminismo, non perdona nessuna parola spesa pubblicamente che non sia a favore della causa.

E qui è il momento di entrare nel merito. Che cosa mai ci sarà di offensivo nel dire che le donne si truccano, e che spesso, per completare questa delicata operazione, ritardano? Per quale malata ragione sarebbe denigratorio, sessista o maschilista? Forse non è la pura verità? Forse vogliamo negare l’evidenza che le principali consumatrici di prodotti di bellezza siano donne e che siamo noi a passare più tempo davanti allo specchio? O forse si vuol arrivare a dire che anche gli uomini si truccano e quindi non è corretto dire che lo fanno anche le donne? Qui ovviamente verrebbe invocata la neolingua che pretende di insegnarci a dire “persone che mestruano”, “persone che partoriscono” e “persone che allattano” invece che donne. O ancora l’offesa forse è che la cosmetica è considerata una mera attività frivola e superficiale e non un’industria che vale 427 milioni di dollari nel mondo e che solo nel nostro paese conta 390.000 posti di lavoro? Non è forse questa discriminazione?

E mentre la cerimonia di apertura dei giochi olimpici ha messo in scena uno spettacolo blasfemo di Drag Queen, e mentre nelle competizioni degli uomini si presentano (e vincono) nelle gare femminili, un uomo perde il lavoro per aver osato dire una cosa semplicemente banale. Certo, Chesterton ci aveva avvisato «spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate», anche se non aveva precisato che non si sarebbe potuto più dire che le donne perdono (o meglio investono) ore davanti allo specchio.

Certo, c’è da dire che vista le reazioni isteriche a questo episodio,  il dubbio che il ciclo non sia solo una questione femminile, in effetti viene. Ma sicuramente anche questo – che è l’esatto opposto di uno stereotipo –  sarebbe considerato offensivo.

(Fonte foto: Pexels.com)

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