Cinquantasette giorni possono essere pochi o tanti per vivere, ma cosa diventano per chi sa di dover morire? Il 1992 sarà un anno che Palermo non dimenticherà mai. Il 23 maggio poteva essere un giorno come tanti, ma quando alle 17:58 la macchina di Giovanni Falcone attraversò l’autostrada che dall’aeroporto conduce a Palermo, all’altezza di Capaci qualcosa detonò violentemente, uccidendo e invadendo un gran numero di vite, ma più di tutte quella del suo collega e amico di sempre: Paolo Borsellino.
Maria Gabriella Ricotta racconta il tempo e i fatti tra la strage di Capaci e quella di via D’amelio, e incontra monsignor Ficarotta, che dal 1979 al 1991 fu parroco della chiesa di Santa Luisa di Marillac, parrocchia della famiglia Borsellino, e don Rattoballi che fu particolarmente vicino a Borsellino nei 57 giorni successivi alla strage di Capaci, nella quale egli stesso perse il cugino.
In esclusiva per Il Timone il ritratto del magistrato Paolo Borsellino di Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: Paolo Borsellino è stato l’esempio di un magistrato leale innanzitutto con sé stesso, verso i suoi principi e la sua funzione. «L’Italia non può disperdere il suo insegnamento…»
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