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Johann Sebastian Bach, il musicista teologo
NEWS 3 Giugno 2024    di Redazione

Johann Sebastian Bach, il musicista teologo

Per gentile concessione dell’Autore, pubblichiamo un estratto dell’interessante libro dello studioso Andrea di Napoli, Johann Sebastian Bach. Paideia, sentimento del contrario, logica trinitaria (Edizioni del Rosone)

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Mentre ascoltate Bach, vedete germinare Dio. L’opera di Bach è generatrice di divinità […]. Dio deve esistere. Altrimenti, tutta l’opera del Kantor sarebbe un’illusione lacerante. Pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell’esistenza di Dio, dimenticando la sola […]”, sono le parole con cui Emile M. Cioran intende estrinsecare la necessità dell’esistenza di Dio. Difatti, accostandosi alle composizioni del maestro tedesco, chiunque avverte il bisogno e lo slancio di abbandonare il proprio agnosticismo caduco, effimero, finito, causa sui. La trascendenza e l’elemento metafisico sono realtà intrinseche del pensiero bachiano e sostanziano ab intra tutta la stessa produzione del kantor di Lipsia.

Johann Sebastian Bach è stato probabilmente l’unico ad aver saputo rendere accessibile l’intelligibilità di Dio. Nel senso che molte sono le scienze che si sono prodigate perché Dio fosse giustificato ai nostri sensi ed al nostro intelletto; la geometria è una di quelle. […]

Tuttavia, la geometria piana non riesce a dimostrare il mistero della Trinità, giacché nel mondo fenomenico insistano non due, bensì tre dimensioni. […] Pertanto, l’intelletto umano fatica a farsi l’idea di Dio attraverso una scienza “debole” come la geometria, per la quale la terza dimensione (geometria solida) implica che parte del corpo solido sia in luce e parte in ombra. Tale difficoltà cognitivo-percettiva ugualmente si conserverebbe pur immaginando questo corpo solido tutto immerso nella luce, giacché all’occhio di chi lo osservi apparirebbe soltanto una parte di esso, mentre l’altra rimarrebbe perennemente nascosta. La geometria, dunque, non riesce a padroneggiare il mistero trinitario di Dio, il quale necessità di un mezzo gnoseologico più efficace. A questo punto può senza dubbio tornare utile la quarta arte del Quadrivio, la Musica, la quale assai più verosimilmente riesce a tradurre l’inafferrabile grandiosità del dogma trinitari.

Bach rende manifesto il dogma trinitario attraverso la polifonia, attraverso cioè un razionalissimo intreccio delle voci, le cui intersecazioni assai spesso volutamente disegnano una croce, la Croce. La croce è sintesi della natura teandrica di Dio: ovvero, la seconda realtà ipostatica (persona) della Santissima Trinità, conservando la μορφή di Dio, svuota se stesso, assumendo la forma di un uomo, capace di patire e di offrire se stesso. Il musicologo Marco Burini ritiene che Bach sia riuscito a veicolare interi concetti proprio grazie ai suoi rimandi codicistici e rappresentativo-allegorici. Burini, difatti, sostiene che: “Questi messaggi cifrati non sono giochini esoterici. […] È come se Bach entrasse in camera sua e, chiusa la porta, pregasse il Padre che vede nel segreto. La gematria è un po’ il linguaggio privato tra Bach e Dio. […] Bach è il musicista teologo per eccellenza, non nel senso che applica alla musica un’intenzione teologica preconfezionata (come tanti dopo di lui) ma perché nelle sue composizioni risuona l’atto di fede in tutta pienezza, è una summa ineguagliata

Giunti a questo punto, è giusto analizzare alcuni brani bachiani, nei quali è evidente quanto finora descritto. Prima di fare questo, risulta però ugualmente importante mostrare la dicitura che Bach era solito apporre al termine dei propri lavori: Soli Deo Gloria. (Fonte foto: Pexels.com)

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