Sarebbe la terza donna carmelitana e la quinta donna in assoluto a ricevere questo alto riconoscimento: Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce, potrebbe diventare Dottore della Chiesa. Con un’altra Santa, Caterina da Siena, a sua volta nel novero, dal 1999 condivide per volontà di Giovanni Paolo II un altro titolo importante, quello di compatrona d’Europa. Una serie di primati che dovrebbero saziare le ambizioni femministe più audaci. E non è affatto fuori luogo chiamarla in causa in merito alle istanze di vera emancipazione femminile, considerando che il suo contributo a tale processo in termini di riflessione filosofica, teologica e di approccio pratico è tra i più significativi che la storia contemporanea cattolica possa vantare. Il suo carisma più prezioso, e forse più urgente per lo stato di salute del pensiero dei nostri tempi, è la ricerca e il riconoscimento della verità. Ne fu attratta, tormentata e infine solo in Cristo e nella tradizione della Chiesa incessantemente appagata.
Ne ha scritto ieri, tra gli altri, il Catholic World Report dalla Sala stampa romana: «Edith Stein potrebbe essere dichiarata dottore della Chiesa con il titolo di “Doctor veritatis” o “dottore della verità”, a seguito di una petizione dei Carmelitani Scalzi. Papa Francesco ha ricevuto una richiesta ufficiale dal superiore generale dei Carmelitani Scalzi, padre Miguel Márquez Calle, il 18 aprile in un’udienza privata in Vaticano per riconoscere l’eredità teologica della santa che fu martirizzata ad Auschwitz». Essere riconosciuti con questo titolo significa che la persona che lo porta ha dato e continua a dare un contributo di maggiore comprensione della dottrina della fede soprattutto attraverso il suo pensiero, ma anche con la memoria della sua santità di vita e con l’azione che si prolunga nel mistero della comunione dei santi.
«Con la petizione, il Dicastero Vaticano per le Cause dei Santi può iniziare ufficialmente il processo richiesto per concedere a Stein il titolo. I carmelitani hanno lanciato per la prima volta una commissione internazionale per raccogliere la documentazione necessaria richiesta dal Vaticano nel 2022, un anno che ha segnato sia il 100° anniversario del battesimo di Stein che l’80° anniversario del suo martirio.»
LA VITA
Nasce nel 1891 a Breslavia, capitale della Slesia prussiana in una famiglia ebrea di ceppo tedesco; quando muore il padre ha solo due anni. Durante gli studi liceali, nei quali già mostra la sua acuta intelligenza, si allontana dalla fede ebraica diventando agnostica. Da studente di filosofica, prima a Breslavia poi a Gottinga, diventa discepola di Husserl, il fondatore della scuola fenomenologica. Nel 1916 consegue il Dottorato in Filosofia e per due anni sarà assistente di Husserl all’Università di Friburgo. Come per il Santo di Ippona, anche per Edith Stein la scoperta della verità avviene nell’incontro con Cristo attraverso le parole scritte di uno dei suoi testimoni, nel suo caso avverrà leggendo S. Teresa d’Avila, nell’estate del 1921.
In questa tensione drammatica tra l’anima alla ricerca della verità e Dio che infine si mostra, emerge anche la posizione filosofica definitiva della futura Santa Teresa Benedetta della Croce. Lei che conosce le capacità e la mirabile complessità della coscienza dell’uomo, ma ne ha visti e patiti gli insanabili limiti, scopre che ciò che salva (nel senso di sostenere nell’essere e redimere), uomo e universo intero, è un Altro. È Dio così come si è rivelato in Cristo e permane nella chiesa.
«TOLLE LEGE»
Nel suo caso saranno i coniugi Martius, ai quali era stata a fare visita, ad invitarla a prendere un libro da leggere: prende la Vita di Santa Teresa d’Avila. Così avviene la sua conversione alla fede cattolica. In seguito Edith prosegue con gli studi filosofici e intraprende l’insegnamento in un Istituto Magistrale, pubblicando nel frattempo numerosi saggi e tenendo conferenze. Nel 1933, come Einstein, è costretta a lasciare l’università dove era tornata come docente e nello stesso anno entra come religiosa nel Carmelo di Colonia col nome di Suor Teresa Benedetta della Croce.
SCANDALO PER I GIUDEI, STOLTEZZA PER I PAGANI
Subisce dunque la persecuzione nazista, che la raggiunge anche in Olanda dove era stata mandata dai suoi superiori, perché ebrea, ma è consapevole che i cristiani sono ugualmente odiati dalla stessa ideologia. Affronta la deportazione ad Auschwitz e la morte nelle camere a gas secondo la verità paradossale che ha finalmente conosciuto. È il 9 agosto del 1942 quando si compie il suo cammino terreno. Come scrive Francesco Agnoli per Libertà e persona, la vediamo andare incontro alla morte «“per il popolo ebraico”, per la sua “incredulità” e per la sua sofferenza, “per la salvezza della Germania e la pace nel mondo”. Nella sua ottica cattolica il male nazista è occasione di espiazione, e può essere vissuto senza disperazione né odio, alla luce della scientia crucis, dell’insegnamento di Cristo sulla croce». È questa la sapienza per la quale anche Edith Stein ci è maestra e sorella maggiore ed è questo il dottorato più alto che ogni cristiano può raggiungere (Fonte foto: Screenshot TG2000, YouTube).
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