Al Bondi Junction Westfield, un enorme centro commerciale di sei piani nella periferia est di Sidney, sono le 15 e 30 di sabato pomeriggio; tra le numerose persone presenti al suo interno ce n’è una, un uomo di 44 anni, che senza apparente motivo, impugna un lungo coltello e all’improvviso si scaglia contro le vittime della sua furia omicida, scelte in modo casuale. Ne ucciderà sei e ne ferirà altre otto. Numeri che avrebbero potuto essere molto più alti se il coraggio normale di eroi domestici e quotidiani, come possiamo essere tutti, non si fosse sommato: chi ha chiuso le porte del negozio, chi ha impugnato una mazza, chi ha chiamato aiuto. L’uomo, diranno quasi subito le fonti locali, era già noto alle forze dell’ordine e non sembra che dietro questo gesto ci siano ragioni ideologiche. Si tratta di semplice, agghiacciante terrore, non di terrorismo.
Una distinzione importante per la valutazione del fatto e del suo contesto, del tutto ininfluente per chi ha perso la vita e per chi piange i propri cari. In quel momento il mall risulta particolarmente affollato, leggiamo sull’Ansa, «l’aggressore, con addosso una maglietta nera e gialla di una squadra del campionato australiano di rugby e calzoncini sportivi, è uscito dal centro per poi rientrare poco dopo con una grande lama tra le mani, muovendosi con calma glaciale. “Camminava come se stesse mangiando un gelato nel parco”, ha raccontato un testimone a una tv locale. Quindi, all’improvviso, ha iniziato a pugnalare chi gli stava vicino, in modo assolutamente casuale, provocando il panico generale. (…). Alcuni di loro hanno preso degli scatoloni, quelli usati per le merci, per creare barricate in modo da proteggersi. In quei momenti così concitati, come si vede in alcuni video del circuito interno che circolano in rete, alcuni clienti coraggiosi hanno tentato di bloccare l’aggressore. Uno di loro lo ha affrontato con una mazza, mentre l’uomo saliva le scale mobili.»
In questi frangenti nessuno sa con certezza che tipo di reazione e di risorse sarà in grado di giocarsi: dipende dalla propria storia, dalle virtù che si sono consolidate in noi, dalla lucidità di cui riusciamo a disporre e dalla Grazia che ci assiste. Tra le molte persone coinvolte ci sono due donne, in particolare, il cui comportamento è risultato decisivo per salvare altre vite. Quello della poliziotta in servizio nel centro, che ha affrontato e ucciso l’attentatore che l’aveva a sua volta aggredita, e quello della mamma che ha fatto scudo col suo corpo alla figlia di 9 mesi, rimasta gravemente ferita, ma per ora strappata alla morte. «La neonata è stata accoltellata – leggiamo sul Messaggero – e sta ricevendo le cure dei sanitari ma la sua mamma risulta ufficialmente tra le sei vittime della strage che sta sconvolgendo l’Australia (…).
Si chiama Ash Good la 39enne morta a seguito dell’attacco al centro commerciale di Sydney per salvare Harriet, la figlia di nove mesi. Come raccontato da alcuni testimoni, per proteggere la sua bambina la donna l’avrebbe poi affidata a un passante, diventato ora un eroe. L’uomo, visibilmente scosso, ha detto di aver usato i vestiti di un negozio per cercare di fermare l’emorragia del bambino. «La mamma è venuta con la bambina e me la ha lanciata. L’ho semplicemente aiutata tenendo in braccio la bambina e cercando di comprimere le sue ferite», avrebbe detto l’uomo, secondo il Daily Mail.»
Non serve alcuna retorica, la mamma finché può e fino all’ultimo fiato di cui dispone, protegge con tutta sé stessa e con tutto il suo corpo la vita del suo bambino, e lo fa secondo la natura che ha acquisito, se non l’ha soppressa o tradita per altre ragioni, che alla fine non sono altro che il peccato nella sua multiforme varietà. Proteggere, morire al posto del figlio, affidarlo ad altri perché possa vivere: non doveva andare così, certo. Sarebbe stato infinitamente più giusto e naturale che fosse lei, col padre, a continuare a crescere ed educare la figlia, a rimproverarla se necessario, a scontrarsi con lei nello tsunami dell’adolescenza, a proteggerla dai mille altri pericoli meno improvvisi e definitivi che la vita nel suo snodarsi avrebbe presentato loro; eppure quel gesto è la verità dell’amore dei genitori per i propri figli. Fare di tutto perché il figlio possa vivere e, nel dramma della sua libertà, compiersi.
Il Santo Padre, riporta Vatican news, ha assicurato la sua “vicinanza spirituale a tutti coloro che sono stati colpiti da questa insensata tragedia” e rivolge uno speciale pensiero per quanti “stanno piangendo la perdita di una persona cara”. Francesco “offre, inoltre, le sue preghiere per i morti, i feriti e i primi soccorritori” e invoca sulla nazione la benedizione di Dio, perché possa essere “di consolazione e forza”. (Fonte foto:Pexels.com)
Potrebbe interessarti anche