Essere sacerdote «significa ripristinare la centralità di Dio nel mondo, perché un mondo senza Dio è un mondo senza speranza. Il sacerdote rende visibile Dio; il sacerdote è il segno che ci ricorda il primato di Dio in un mondo sempre più frivolo, indifferente e perfino ostile a Gesù Cristo, al suo Vangelo e alla sua Chiesa».
Sono parole pronunciate dal cardinale Robert Sarah, già prefetto al Culto divino, nell’omelia dell’ordinazione sacerdotale di 12 diaconi della diocesi di Obala in Camerun venerdì 5 aprile, così come riportate da Aci Africa. L’omelia offre un ritratto del sacerdozio, qualcosa che spesso viene dimenticato nella sua essenza e che è utile non solo ai chierici, ma anche ai laici per non confondere il sacerdote con la figura di un simpatico animatore.
Essere sacerdote, ha affermato il cardinale di origine guineana, «è un immenso privilegio che ci permette e ci aiuta a continuare l’opera di evangelizzazione iniziata da Gesù». Essere sacerdote «è diventare Gesù Cristo stesso. È prolungare la sua presenza salvifica tra gli uomini. Ciò significa sforzarsi ogni giorno di integrare la sofferenza e la morte di Gesù nella nostra vita e irradiare la sua presenza».
Il cardinale, giunto in Camerun martedì 2 aprile per una visita di una settimana, ha aggiunto: «Il sacerdozio è stato istituito per predicare il Vangelo e ristabilire la comunione tra Dio e l’uomo attraverso il sacrificio eucaristico e la preghiera. Il sacerdozio trova la sua sorgente più profonda nell’amore supremo ed esclusivo di Cristo».
Per questo, ha aggiunto Sarah, la vita sacerdotale «manifesta ed esige un amore molto grande per il Signore e per le anime. Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù».
Rivolgendosi quindi ai 12 candidati ha ricordato loro: «Non avete il diritto di accettare il sacramento dell’ordinazione se non amate esclusivamente Gesù Cristo».
(Foto Imagoeconomica)
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