Ha 28 anni, è bello e sportivo. Anzi parecchio sportivo, dal momento che si tratta di un giocatore di football americano statunitense che milita nel ruolo di kicker per i Kansas City Chiefs della National Football League. Parliamo insomma di un giovane di grande successo – cosa che indubbiamente Harrison Butker è – ma che però, ecco il punto, non soltanto non fa mistero della sua fede cattolica (cosa già irrituale, visti i tempi), ma che dichiara apertamente pure il suo amore per la Messa solenne Vetus Ordo.
Prova ne sia la recente intervista rilasciata al giornalista di EWTN, Montse Alvarado, nell’ambito della quale ha potuto affermare che la Messa tradizionale gli «ha davvero trasformato la vita, portandolo a comprendere la liturgia che la Chiesa celebra da tanti secoli». «Comprendere tutti i sacramenti tradizionali è stato sorprendente per me», ha spiegato Butker, «ho semplicemente deciso che se davvero credo che Gesù è il numero uno nella mia vita, che la Chiesa è il numero uno nella mia vita, allora devo fare della Messa la priorità della mia vita».
Nel corso dell’intervista, il giocatore di football – che peraltro è anche un orgoglioso pro life – ha dichiarato di intrattenere un ottimo rapporto con la Fraternità San Pietro (FSSP), che «ha potuto assicurare sacerdoti per tutte le trasferte del sabato sera prima delle partite negli hotel per celebrare questa bella liturgia”». Butker, il quale serve regolarmente la Messa, ha anche dichiarato che sarebbe opportuno che ogni fedele ricevesse l’eucaristia sulla lingua e inginocchiato: «Questo è qualcosa che ogni laico può fare durante una messa del Novus Ordo».
Ora, in tempi in cui i cattolici che frequentano la Messa in latino, negli Usa, vengono attenzionati addirittura dall’Fbi, le parole del ventottenne campione di football possono apparire politicamente scorrettissime e bizzarre. In realtà, la capacità attrattiva della Messa solenne Vetus Ordo è qualcosa di noto da decenni e anche alla base di parecchie conversioni. Negli anni di ricerca che mi hanno portato alla stesura del mio volume, Grazie a Dio (Lindau, 2022), l’ho potuto constatare in modo diretto leggendo quanto scriveva Sante de Sanctis, studioso non sospettabile di finalità apologetiche essendo uno dei fondatori padri della psicologia italiana, il quale, in un pregevole testo pubblicato per la prima volta nel 1925, annotava:
«Le cerimonie del culto cattolico tolsero non poche anime a Lutero per renderle al cristianesimo tradizionale. Per esempio: la liturgia cattolica ebbe gran parte nella conversione dell’olandese Pieter van der Meer de Walcheren e in quella di Huysmans. Il mio primo convertito e il terzo subirono anch’essi il fascino estetico-mistico delle navate maestose e solitarie e dei canti liturgici. Ho appreso per comunicazioni orali di persone competenti che in Inghilterra avvengono parecchie conversioni al cattolicesimo a causa della unità nella dottrina e nella condotta morale di coloro che lo professano».
Mi permetto di rinviare chi volesse saperne di più sulla capacità della liturgia di propiziare delle conversioni alla lettura del mio Grazie a Dio, che comprende al riguardo anche parecchi tra dati e statistiche. La citazione del de Sanctis sopra riportata vuol semplicemente evidenziare come, nell’essere rimasto conquistato dalla liturgia tradizionale, il buon Harrison Butker – un vero maschio, bianco etero e cattolico, per dirla con un’altra espressione politicamente scorrettissima che ha ispirato l’ultimo mio libro – , altro non ha fatto, in fondo, che sperimentare un’esperienza toccata a parecchi altri. E sulla quale, forse, chi appoggia con finalità «inclusive» una visione creativa della liturgia, ecco, farebbe meglio a riflettere.
(Fonte foto: Pexels.com – EWTN News, Twitter/X screenshot)
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