Prendi un colletto e una saldatrice ed ecco Dominic Couturier, 44 anni, cappellano e istruttore di saldatura alla Harmel Academy of Trades a Grand Rapids in Michigan. «Ero un atleta semi-professionista, avevo una ragazza e, quando avevo 33 anni, Dio ha fatto irruzione nella mia vita più pienamente e mi ha detto che mi voleva prete» racconta a National Catholic Register.
Ora parroco di Nostra Signora della Consolazione a Rockford, Michigan, all’inizio lavorava nell’azienda di produzione di metalli architettonici a conduzione famigliare. Dopo la scuola superiore ha conseguito la laurea e si è inserito a pieno titolo nell’azienda di famiglia, prima spazzando i pavimenti e poi diventandone project manager. A 28 anni era già nel consiglio di amministrazione: «Ho imparato a essere disciplinato, ad alzarmi presto, a fare cose che non volevo fare, per la famiglia, per i clienti, per i dipendenti».
«Ho smesso di essere cattolico quando avevo 15 o 16 anni e sono tornato alla fine dei miei 20 anni», ha detto, «ho sempre avuto una bussola morale profonda, ho sempre saputo che c’era un Dio. Ma ero più agnostico dopo l’università. Mi sono trasferito in Colorado dopo l’università per qualche anno e ho lavorato nell’edilizia. Amavo lo sport e lo sci, ma ho scoperto che stavo iniziando a essere assorbito dalla cultura secolarizzata delle grandi città del Colorado». Non ha tardato a notare i primi segni di distacco da Dio, «così sono tornato a casa». Poco dopo ha sperimentato un incontro personale con Dio ma il ritorno alla fede cattolica «ha richiesto qualche anno in più».
«È stato lo scritto di sant’Ignazio di Antiochia sull’Eucaristia a riportarmi seriamente al cattolicesimo», ha condiviso, «ho continuato a sviluppare la mia relazione con Dio, pensando di essere chiamato al matrimonio. Ma a un certo punto, mi sono reso conto che mi stava chiamando al sacerdozio. È una chiamata a combattere la buona battaglia». Ha poi intuito quanto fosse necessario insegnare agli studenti delle scuole superiori la moralità sessuale: «Ho sentito il bisogno di insegnare agli studenti delle scuole superiori ciò che era la sessualità autentica, l’identità umana e la dignità in modo che il mondo secolarizzato non se li divorasse». Avvicinarsi alla teologia del corpo lo ha condotto a un amore più profondo per il Santissimo Sacramento.
È stato così che ha iniziato a fare alcuni pellegrinaggi in Terra Santa e a Roma, e poi ha avuto un sogno molto intenso nel 2012 che oggi descrive così: «Cominciava allora la mia devozione per Giovanni Paolo II. E in questo sogno, io e Giovanni Paolo II eravamo in un ristorante italiano. Il Papa mi dice: “Ho fame”, e io dico: “Anch’io”. Poi lui dice: “Vai a dare da mangiare alla gente”». Padre Couturier lo interpretò come un riferimento all’Eucarestia.
Venduta la casa appena costruita, rotta la relazione con la sua ragazza e lasciati gli impegni nell’azienda di famiglia ha intrapreso il seminario. «Sono andato in seminario e sapevo di non essere uno molto accademico. Pensavo che non avrei mai più giocato a baseball, non avrei mai più giocato a gare di mountain bike o non avrei mai più fatto la saldatura», ma arrivato in seminario si è reso conto che molti altri seminaristi avevano i suoi stessi interessi. Così, parlando con l’allora padre Robert Barron (ora vescovo), poi rettore del Seminario di Mundelein, padre Couturier si sfogò: «Ho rinunciato a tutto per venire qui». E padre Barron, gli rispose: «Perché dovresti rinunciare a tutte queste cose che ti rendono quello che sei? Non devi farlo». Dio gli dimostrò che «tu dai tutto a Dio, lui lo restituisce». In seminario ha fondato una squadra di baseball e insegna agli altri seminaristi saldatura e falegnameria.
In seminario padre Couturier racconta anche di aver riscoperto la Messa in forma tradizionale, «forte, santa e bella»: «Quando ero diacono ho ricevuto il permesso di imparare il Messale del 1962, e imparare quella tradizione è stato importante per me. Queste profonde tradizioni che abbiamo perso nella Chiesa e che ora stanno tornando attraverso giovani sacerdoti come me sono molto maschili, compresa la forma tradizionale della Messa. Forse è per questo che mi piace».
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