Le accuse sono pesantissime. Si parla di molestie a sfondo sessuali a carico di almeno quattro donne, quattro pazienti del ginecologo più noto del Sant’Anna di Torino. A dare la notizia è il quotidiano torinese La Stampa secondo cui gli esposti, «raccolti in un fascicolo affidato al procuratore aggiunto Cesare Parodi, raccontano di palpeggiamenti, frasi invadenti, sdegnose, mortificanti». Non solo. «Ci sarebbero stati espliciti riferimenti beffardi alla fisicità e alla vita privata delle pazienti. Per tutte, con Silvio Viale, era la prima visita».
Le vittime sarebbero ragazze tra 20 e i 25, assistite dai legali Benedetta Perego e Ilaria Sala, che parlano di sistematicità degli episodi e lasciano intuire che potrebbero arrivare nuove segnalazioni da parte di donne che avrebbero vissuto esperienze analoghe. Anche perché è stata proprio la lettura pubblica di una di queste testimonianze a dare il coraggio a tre delle vittime di farsi avanti e denunciare quello che si presentava come “il ginecologo dalla parte delle donne”.
Silvio Viale infatti non è solo un medico, non è semplicemente un ginecologo, è una delle figure di punta delle battaglie radicali sulla cosiddetta autodeterminazione della donna. Promotore dell’aborto, sostenitore della pillola abortiva Ru486, aveva candidamente ammesso che nella sua lunga carriere aveva effettuato circa diecimila aborti, dichiarazione di qualche anno fa quindi sicuramente una stima che oggi andrebbe rivista al rialzo.
Non pago nel corso di un’intervista, rilasciata alla Zanzara, aveva specificato di non essersi mai pentito, e quando gli venne chiesto conto di una dichiarazione a lui attribuita ossia «i feti noi li frulliamo» ci tenne a specificare che sì, il termine non era dei migliori, «tecnicamente è una aspirazione elettrica», disse cercando di portare acqua al mulino della “più civile” pillola abortiva. Sempre nella medesima intervista, parlando di bambini che sviluppano problematiche già in utero, aveva pensato bene di rimarcare che sono proprio quelle le situazioni in cui è meglio «evitare una partenza sbagliata».
Favorevole alla prostituzione, all’utero in affitto «anche a pagamento», disse, sempre nella medesima intervista, che un «un bambino è una persona quando nasce», che la donna deve decidere del suo corpo e che lui «privilegia la donna nel modo assoluto». Ora spetterà alla giustizia stabilire se questo “privilegiare le donne” sia sconfinato nella molestia sessuale, oppure no.
«Non so nulla, non so cosa dire – ha dichiarato al quotidiano La Stampa -. Mi dispiace, ma davvero non riesco a comprendere. Non so nemmeno il contesto di cui si sta parlando». Eppure lo scorso 25 novembre, alla manifestazione femminista di Non una di meno “contro la violenza di genere”, quelle stesse donne che sono d’accordo con lui sull’aborto, sulla pillola abortiva, sull’utero in affitto, dal palco hanno gridato la violenza subita da una sua paziente, e quelle parole hanno dato coraggio ad altre di denunciare quei palpeggiamenti, quegli apprezzamenti, quel fastidio che – per quanto dovrà ora esser accertato nelle sedi opportune – certo non ci si aspetta di provare dal ginecologo. Meno che meno se si presenta come quello “dalla parte delle donne”.
(Fonte foto: Imagoeconomica)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl