A quasi 102 candeline, lo scorso 24 ottobre, com’è noto, si è spenta Wanda Połtawska, la quale formalmente è stata una psichiatra, scrittrice e attivista polacca. Ma queste etichette, pure corrette, troppo poco dicono di una donna leggendaria, che è stata prigioniera nel campo di concentramento di Ravensbrück, divenendo poi medico e madre miracolata da padre Pio. Non solo. La Połtawska fu grande e intima amica di papa Giovanni Paolo II, del quale era a buon diritto considerata quasi una «sorella», e si è anche distinta come un simbolo e una grande testimone pro life.
D’accordo, ma quali sono stati i pensieri che animavano Wanda Połtawska nell’ultimo tratto della sua straordinaria esistenza? Emiliano Fumaneri e Romana Cordova, due collaboratori del Timone, sono stati a casa sua tre mesi prima della sua morte, trascorrendo lei ore preziose, durante le quali l’anziana ma sempre lucidissima Połtawska ha fatto molte esternazioni e valutazioni che, con il senno di poi, vengono quasi ad assumere il valore, se non di un vero e proprio testamento spirituale, certamente del bilancio di una vita straordinaria. Che ha molto da insegnare anche oggi, soprattutto oggi.
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