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+ 44% di crimini d’odio anticristiano in Europa, rivela un nuovo report
NEWS 20 Novembre 2023    di Paola Belletti

+ 44% di crimini d’odio anticristiano in Europa, rivela un nuovo report

L’Osservatorio su Intolleranza e Discriminazione dei Cristiani in Europa, OIDAC, ha pubblicato il 16 novembre, Giornata internazionale della Tolleranza, la relazione annuale sul fenomeno delle aggressioni e degli attacchi ai cristiani in 30 paesi del vecchio continente. Non abbastanza vecchio, pare, da vedersi risparmiai atti persecutori e di aperta e crescente ostilità diretti intenzionalmente verso i cristiani e la loro fede, ben 748 casi documentati. Ciò che emerge dal rapporto è una crescita vertiginosa dei crimini d’odio contro i cristiani nel corso dell’ultimo anno, +44 % è quasi il doppio: gli attacchi incendiari dolosi alle chiese sono aumentati anche del 75% tra il 2021 e il 2022. Il rapporto annuale di OIDAC Europe ha anche riscontrato discriminazioni legali nei confronti dei cristiani che esprimevano visioni del mondo tradizionali cristiane.

Due i trend principali rilevati dall’indagine: oltre all’aumento degli incendi dolosi, passati dai 60 del 2021 ai 105 del 2022, il documento mostra anche come «più crimini d’odio fossero perpetrati da membri radicalizzati di gruppi ideologici, politici o religiosi che seguono una narrazione anti-cristiana.» Lo illustra lo stesso direttore dell’Osservatorio, Anja Hoffman, che sottolinea come gli atti di vandalismo in particolare siano sempre più  correlati a estremismo ideologico e anche all’accettazione da parte della società delle chiese come obiettivo degli attacchi.

Una condizione che colloca i cristiani su un drammatico podio, quello della persecuzione religiosa: siamo secondi, superati solo dai fratelli ebrei, secondo l’osservazione di un altro soggetto regionale europeo che monitora il fenomeno, l’OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa): l’inventario dei crimini d’odio anticristiani registrati in 34 paesi europei dall’organizzazione è di ben 792. Di fronte a questa fotografia ahinoi mossa della situazione la professoressa Regina Polak, portavoce OCSE, ha espresso fondata preoccupazione e indicato la direzione da intraprendere per contrastare il fenomeno: «Il crescente numero di crimini d’odio anticristiani in Europa segnalati dall’OIDAC è profondamente preoccupante. È altamente necessario sensibilizzare sia il governo che la società su questo problema e intraprendere misure politiche per affrontarlo e combatterlo con decisione.» 

I modi nei quali l’ostilità e la discriminazione colpiscono i cristiani in Europa riguardano anche e sempre di più l’ambito lavorativo: nell’ultimo anno, riferisce sempre il rapporto OIDAC, molti cristiani hanno perso il lavoro, sono stati sospesi o hanno dovuto affrontare processi penali solo per aver espresso opinioni religiose non violente in pubblico. (…) Tra i casi ci sono i licenziamenti degli insegnanti Ben Dybowski e Joshua Sutcliffe, e il cappellano della scuola Rev. Bernard Randall.

Per un grottesco ma non meno tragico paradosso è proprio in nome della lotta all’odio che gli stessi insegnamenti religiosi vengono classificati come “discorso d’odio” e così viene gravemente minacciata, se non mutilata, la vera libertà di coscienza e la legittimità di avere determinate convinzioni, autorizzando invece la persecuzione contro chi le professa e dovrebbe poterlo fare senza correre rischi. E’ sempre la Hoffmann a sottolinearlo insieme al grave pericolo che questa tendenza comporta per le società occidentali, poiché «mettere a tacere le voci cristiane in pubblico mina la pluralità delle società occidentali democratiche e rende essenzialmente impossibile un discorso libero.» 

Ad essere colpite sono diverse forme di espressione della libertà religiosa, storicamente garantita da tutte le democrazie occidentali. Persino la preghiera silenziosa viene rilevata come violazione. Nel Regno Unito, che sembra tristemente eccellere in queste pratiche e nella ideologia che le sottende, grazie alle leggi sulle cosiddette “zone cuscinetto” che vietano preghiera e manifestazioni religiose nei pressi delle cliniche abortive, sono avvenute violazioni tre le più significative.
«Particolarmente sorprendente è stato l’arresto di Isabel Vaughan-Spruce che è stata interrogata dalla polizia mentre si trovava in silenzio in una delle “zone tampone” e ha chiesto se stava “pregando nella sua mente”.» 

Persino chi ha solo una conoscenza antologica di certa letteratura, come me per esempio, non può che associare questi episodi alla realistica invenzione di George Orwell nel romanzo 1984: pregare nella propria mente potrebbe trovarsi a pieno titolo nel codice  degli psicoreati perseguiti per legge dalla psicopolizia. In questa imperterrita direzione sembrano andare anche gli attacchi a danno della libertà di educazione dei genitori nei confronti dei propri figli e l’inaccettabile divieto all’obiezione di coscienza per medici e operatori sanitari, attraverso l’eliminazione delle clausole di coscienza dalle disposizioni esistenti nelle leggi mediche, che mettono il personale medico che si rifiuta di partecipare a determinate pratiche per motivi di coscienza in posizioni vulnerabili.

In questo panorama non proprio incoraggiante per i cristiani sono le parole di Cristo che ci risparmiano la desolazione e ci consegnano con realismo e speranza alla necessità della testimonianza e alla certezza della persecuzione, entrambe segno distintivo e fonte di consolazione per la nostra vita di credenti: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. (Gv 15, 20) (Fonte foto: OIDAC Europe’s Annual Report 2022/23, p.16)

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